venerdì 7 maggio 2021
Il 9 maggio 2020 la giovane cooperante fu liberata dopo aver trascorso 18 mesi nelle mani di gruppi islamisti somali. In Italia polemiche per la sua conversione. La Stampa racconta la sua nuova vita
Il ritorno in Italia di Silvia Romano dopo 18 mesi di prigionia

Il ritorno in Italia di Silvia Romano dopo 18 mesi di prigionia - Ansa

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Proprio un anno fa - era l'11 maggio - Silvia Romano ritornò nella sua casa nel quartiere Casoretto a Milano: aveva trascorso un anno e mezzo prigioniera di un gruppo islamista che il 20 novembre 2018 l'aveva rapita nel villaggio di Chakama, in Kenya, dove svolgeva un servizio di volontariato per conto di una ong italiana. Liberata (si vociferò di un riscatto), disse di essersi convertita all'islam durante la prigionia e di aver scelto di conseguenza di indossare la veste tradizionale somalo (jilbab) e di affiancare il nome di Aisha al suo, e per questo fu investita da una ondata di polemiche.

Un anno dopo Silvia Aisha Romano, secondo il racconto fatto oggi da La Stampa, vive fuori Milano: lei e l'intera famiglia hanno lasciato l'abitazione del Casoretto. La giovane si è sposata lo scorso ottobre con un amico d'infanzia, che per lei si sarebbe convertito all'islam, e insegna lingue straniere. Lei ha scelto di "scomparire", ma chi le è vicina - scrive La Stampa - dice che è felice.

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