sabato 23 aprile 2022
Oggi la marcia straordinaria Perugia-Assisi. Il cardinale Czerny: nessuno può restare indifferente dinanzi gli orrori. Al centro della riflessione le parole del Papa
Un momento della Perugia-Assisi dell’ottobre scorso

Un momento della Perugia-Assisi dell’ottobre scorso - .

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In marcia da Perugia ad Assisi per gridare – anche stavolta – che la via delle armi non è affatto l’unica che potrà mettere fine alla guerra di aggressione contro l’Ucraina. Eccolo, il multiforme popolo fatto di associazioni, movimenti, Ong impegnate tutto l’anno per il disarmo, l’accoglienza, i diritti umani. Un fiume di donne e uomini che non si riconosce nell’imperante pensiero bellicista. E si dà appuntamento a Perugia stamattina per questa Marcia della pace e della fraternità straordinaria, guidata dalle parole di Papa Francesco. «Fermatevi! La guerra è una follia». Il Pontefice stamattina all’Angelus invierà un saluto e una benedizione al popolo della Marcia.

Per 25 chilometri, fino ad Assisi, la Marcia dà voce ad un’opinione pubblica probabilmente sottorappresentata dalla grande informazione. La riflessione è cominciata ieri nel pomeriggio, con un incontro ospitato nel Sacro Convento di Assisi. E si è conclusa in serata nella Basilica Inferiore, con la veglia di preghiera sulla Fratelli tutti con il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il servizio dello Sviluppo umano integrale. Flavio Lotti, coordinatore del comitato promotore della Marcia, spiega che «ci incontriamo il giorno prima della marcia perché vogliamo già pensare al giorno dopo la Marcia».

Ad aprire l’incontro non può che essere fra’ Marco Moroni, custode del Sacro convento, che ribadisce tre «punti fermi». Il primo «è la condanna, senza se e senza ma, della brutale aggressione scatenata dal governo russo». Il secondo «è la ferma certezza della sacralità di ogni vita, quella dell’aggredito e quella dell’aggressore, quella dei civili e quella dei militari». Terzo, «tutte le guerre sono fallimenti drammatici della diplomazia e della ragione». Perché «nessuna guerra è una meteora, ha una sua gestazione lunga e ogni parte ha le sue responsabilità, anche se a livelli diversi».

Interviene in collegamento da Bologna il cardinale Matteo Maria Zuppi che constata come «sembra di rivivere quanto accaduto negli anni ’30: quella lezione ci deve aiutare a scegliere con memoria e discernimento». Ricorda come «la guerra del Donbass del 2014 è stato un frammento della guerra mondiale a pezzi denunciata dal Papa». E a chi vuole investimenti nel riarmo, «e già ogni anno si spendono 2 mila miliardi di dollari», Zuppi chiede di «impegnare altrettanto per rafforzare l’Onu e combattere la fame».

Non fa mancare il suo saluto il vescovo di Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino. Monsignor Domenico Sorrentino ricorda la lettera di san Francesco «ai reggitori dei popoli» in cui «si limitava a chiedere una cosa: "Considerate che il giorno della morte si avvicina, vi supplico perciò di non dimenticare il Signore". Se siamo tutti fratelli è perché abbiamo tutti lo stesso Padre». E lancia una provocazione francescana: «Assisi potrebbe ospitare i negoziati».

Il dibattito pubblico avvenuto ieri ad Assisi, con la partecipazione, tra gli altri, di Flavio Lotti (Tavola della pace) e Marco Tarquinio, direttore di 'Avvenire'

Il dibattito pubblico avvenuto ieri ad Assisi, con la partecipazione, tra gli altri, di Flavio Lotti (Tavola della pace) e Marco Tarquinio, direttore di "Avvenire" - .

Il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, è convinto che «il discorso sulla pace in realtà è asfittico» soprattutto tra gli opinion leader «che formattano l’opinione pubblica ripetendo che la guerra è l’unica risposta inesorabile. Ma dopo la II Guerra mondiale, non ce n’è stata una che sia finita dando più giustizia ». E ringrazia il popolo della Marcia «perché chi chiede pace è tutt’altro che arrendevole».

Lo conferma, in collegamento, Cecilia Strada, figlia del fondatore di Emergency, impegnata con ResQ nel soccorso in mare dei migranti. «Chiedono dove sono i pacifisti: lì dove stavano prima, a denunciare il commercio di armamenti, ad assistere i profughi. Io chiedo invece dove era chi oggi teme la minaccia nucleare, mentre i pacifisti si battevano per la messa al bando di tutte le armi atomiche». Si affaccia online anche la scrittrice Dacia Maraini, per ricordare «l’idea di Alberto Moravia che voleva che la società costruisse il tabù della guerra così come, per far nascere la famiglia fondata su valori morali, c’è stato bisogno di creare il tabù dell’incesto»

Poi in serata, alla veglia, il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, cita la parabola del buon samaritano: «Ci narra l’incontro tra la nostra storia ferita e l’amore viscerale e compassionevole di Dio, che si prende cura di noi». E come il buon samaritano, «nessuno di noi può restare indifferente dinanzi agli orrori della guerra». E «il nostro cuore di credenti, mentre eleviamo a Dio la nostra preghiera, deve essere ricolmo di compassione per coloro che sono vittime innocenti dell’odio umano e dell’ubriacatura del potere. E questa compassione attende di diventare segno concreto e visibile. Perché ciascuno di noi, come il buon samaritano, può fare qualcosa».

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