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LA RANA

Gianfranco Ravasi venerdì 25 agosto 2006
La rana volle diventare grossa come il bue. L'inizio dell'operazione fu soddisfacente. Prima di scoppiare, poté illudersi che stava ingrossando secondo il suo programma. Ma un'altra rana volle diventare piccola come una farfalla. Non poté nemmeno cominciare a rimpicciolire. Morale: è più facile diventare più grande, o piuttosto pensare di diventarlo, che farsi più piccolo. È stato un grande poeta (penso al suo Cimitero marino), ma Paul Valéry (1871-1945) ha lasciato anche molti scritti saggistici, tra i quali un libretto sorprendente, intitolato Cattivi pensieri (tradotto quest'anno da Adelphi). Ho preso una di queste schegge spesso aspre: è la ripresa libera di una celebre favola esopiana, con una lezione sempre utile. Riuscire a far soldi nella vita, a raggiungere un buon livello di carriera, a ottenere una certa posizione sociale è, nonostante le apparenze, un'impresa non particolarmente ardua. E di fatti basta vedere spesso chi ci arriva" Valéry, invece, ci ammonisce sulla difficoltà che si sperimenta nella scelta di farsi piccoli, semplici, discreti. Non per nulla Cristo ha proposto il bambino come modello per entrare nel regno di Dio. E farsi umili, coltivare la modestia, evitare l'arroganza, impedire al cuore di diventare freddo e altezzoso richiedono un esercizio simile a quello della rana che vuole rimpicciolirsi: spesso bisogna confessare la sconfitta perché l'orgoglio è sempre in agguato e l'io si leva tronfio e pettoruto a combattere e a prevaricare. Nel Medio Evo si era coniato questo appello ascetico Ama nesciri, «ama essere ignorato». Ma quanto difficile è scegliere la via della discrezione in una società nella quale, se non appari, in pratica non esisti!