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HO FAMIGLIA

Gianfranco Ravasi venerdì 24 marzo 2006
Non bisogna appoggiarsi troppo ai principi perché poi si piegano. La nostra bandiera nazionale dovrebbe recare una grande scritta: «Ho famiglia». Lo scorso anno si è celebrato il centenario della nascita (nel Ravennate) di Leo Longanesi, giornalista, scrittore e disegnatore spesso sarcastico e corrosivo, morto nel 1957 a Milano. Gli articoli commemorativi a lui dedicati hanno attinto a piene mani alla sua capacità di escogitare detti fulminanti. Ne abbiamo citati due anche noi quest'oggi per parlare di un vizio morale prosperante nel nostro Paese (ma non solo da noi). Si tratta dell'arte (si fa per dire) del compromesso con la propria coscienza sulla base di ipotetiche istanze superiori. Di per sé tener conto del conflitto dei valori, che talora possono entrare in contrasto tra loro, è legittimo. Il compromesso diventa pericoloso quando si fa compromissione, ossia cedimento per vantaggio personale, magari ammantato sotto la scusante della necessità. Il compromesso può essere un accordo; la compromissione è, invece, mettere in secondo piano coerenza e moralità e impegolarsi in un territorio paludoso e inquinato, fingendo di tener alta la bandiera dei principi. Alla fine il risultato è, sì, vantaggioso per i propri interessi ma sfavorevole per la coscienza e per il prossimo. Nell'ironico Left Handed Dictionary dell'americano L.L. Levinson sotto la voce «Compromesso» si legge, infatti, questa definizione: «L'arte di tagliare una torta in modo tale che ciascuno creda di aver avuto la fetta più grossa». Furbizia, quindi, rivestita di retorica moralistica, con un benservito alla coerenza e alla vera moralità. In realtà, bisogna vivere come si pensa, altrimenti si finirà per pensare come si è vissuto.