Opinioni

Il messaggio del Papa per la 55ª Giornata. Strumenti per artigiani e architetti di pace

Luigi Renna venerdì 31 dicembre 2021

Caro direttore,

all’appello 'In piedi costruttori di pace', lanciato da don Tonino Bello nel 1989, rispondono oggi 'artigiani', cioè coloro che ogni giorno diffondono una cultura di pace a partire dal loro cuore, e 'architetti', vale a dire uomini e donne delle diverse istituzioni della società, che a livello nazionale e internazionale possono dare forma a una progettualità in cui il nome nuovo della pace si coniughi ancora con quelli dello sviluppo, della solidarietà, della cura dell’ambiente. Artigiani e architetti, uno a fianco all’altro, consapevoli che coloro che coltivano sogni di pace, e che nel dialogo quotidiano la testimoniano, non possono fare a meno di guardare alla politica per organizzare la speranza; né la politica e l’economia possono progettare il futuro senza uno sguardo attento alla complessità del terreno su cui stanno edificando e senza il dialogo con quelle istanze locali nelle quali sono presenti «un forte senso comunitario, una speciale capacità di cura e una creatività più generosa» (Laudato si’, n. 179). Il Messaggio di papa Francesco per la cinquantacinquesima Giornata mondiale della Pace propone ad 'artigiani' e 'architetti' il discernimento su tre strumenti, aprendo a una progettualità lungimirante, di cui si può nutrire l’impegno sociale, economico e politico dei credenti e di tutti gli uomini di buona volontà.

Anzitutto, il dialogo tra le generazioni, tra adulti distratti dal mito di Peter Pan e, forse, non abbastanza consapevoli della ricchezza dei sogni che hanno visto in parte cadere in frantumi (ma i cui 'cocci' sono preziosi), come quelli ricordati dal pontefice nelle pagine della Fratelli tutti, che racchiudono il sogno di un’Europa unita «capace di riconoscere radici comuni e di gioire per la diversità che la abita » (FT, n. 10) o quello di una globalizzazione che non impone un modello unico di sviluppo (cfr. FT, n. 13-14). Dialogo tra le generazioni vuol dire uscire dalla perdita del senso della storia che provoca disgregazione e violenza: ci accorgiamo della sua assenza a ogni rigurgito di antisemitismo e di nazionalismo, a ogni ostacolo a ciò che può accompagnare l’orologio della storia verso la democrazia e lo sviluppo integrale. Alla Settimana Sociale di Taranto abbiamo vissuto l’esperienza del dialogo intergenerazionale, ma non dimentichiamo che la testimonianza dei cattolici in politica e nell’economia ha bisogno di 'architetti' nei partiti, nei movimenti, nelle istituzioni.

Lo strumento dell’educazione registra l’enorme schiera di docenti e personale scolastico e di quanti in vari modi promuovono cultura per diffondere conoscenza e creare dialogo, fornendo antidoti a ogni forma di violenza che si diffonde dove l’abbandono scolastico regna, dove la precarietà di infrastrutture e di progettualità non ripaga il sogno grande e semplice di chi educa. E qui artigiani e architetti di pace sono chiamati a fare un bilancio sui numeri: quanto si investe in armamenti? Quanto nelle progettualità che diseducano alla libertà e alla responsabilità, come dimostra il proliferare dell’azzardo? Quanto supporto si dà alla normale azione didattica per recuperare chi ha smesso di frequentare la scuola o vive una marea di problemi che spinge ad andare appena oltre la scuola dell’obbligo?

Artigiani, ma soprattutto architetti della pace, uomini e donne delle istituzioni, sono sollecitati nel nostro Paese a compiere una riflessione sul lavoro e sulla sua precarietà, sull’inaccettabile numero di morti e di uomini e donne posti improvvisamente in cassa integrazione, sulla persistente disoccupazione soprattutto in alcune Regioni, sulla piaga dei diritti negati e del caporalato. Certo, non sono evidenti conflitti violenti, come in altri momenti storici del nostro Paese, ma non dimentichiamo che la pace non è solo assenza di guerra e neppure equilibrio tra forze avversarie, bensì, come ci ricorda il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, (494) «edificazione di un ordine secondo giustizia e carità».

Vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali, il lavoro, la giustizia e la pace