Opinioni

Una politica che parli di realtà. Ridateci Tribuna politica e un'Europa con l'anima

Mauro Leonardi martedì 21 maggio 2019

Ridateci Tribuna Politica, ridateci Jader Jacobelli, ridateci politici che fanno anche discorsi complicati, ma che cercano di parlare della sostanza delle cose, che in questo caso sarebbe l’orizzonte europeo e non le meschine rivalità di casa nostra affrontate – oltretutto – a colpi di slogan e di gesti a effetto. Un tempo essere credente voleva dire (per tanti, anche se non per tutti) votare un certo partito. Poi, fino a qualche anno fa, era attenersi almeno ad alcuni «valori non negoziabili ». Oggi credo che essere credente significhi coltivare la passione per il cuore della realtà insieme a uno sguardo grande, 'cattolico'. Avevo questi pensieri, nei giorni scorsi, mentre in tv guardavo certi dibattiti e, con una punta di nostalgia, ripensavo a Jacobelli e alla sue Tribune Elettorali. Mi chiedevo anche che cosa fosse ora l’identità cattolica, quella 'cosa' che mi sembrava mancasse per il senso di asfissia che mi stringeva la gola. E invocavo ironicamente l’assenza di Jacobelli perché mi sembrava l’emblema della differenza tra una discussione (anche accesa) e la polemica per la polemica, il litigare che fa vincere chi sa litigare meglio.

La mancanza di respiro arriva quando ci si accorge che in tutto questo parlare, in tutto questo urlare, si elude il cuore della realtà: abbiamo un elefante in mezzo alla stanza e non ne vogliamo parlare. Tra qualche giorno votiamo per le elezioni europee e dovremmo parlare dell’Europa unita, che ne dite? Dovremmo dire che la frase «l’Europa, o sarà cristiana o non sarà» era una delle linee guida del pontificato di Giovanni Paolo II, ma era anche una diagnosi sul perché la Ue di questi nostri anni pare soccombere rispetto a certe violente forze centrifughe che la dilaniano e in ogni caso rischia di smarrire la sua anima e la sua forza propulsiva. Una diagnosi che diceva anche una verità spesso trascurata, forse perché complicata da afferrare. Tale verità è che il cristianesimo è generativo di unità e pertanto i cristiani dovrebbero essere cittadini che preferiscono costruire l’Europa piuttosto che distruggerla, perché preferiscono unire piuttosto che separare. Se il cristianesimo viene vissuto per quello che è, cioè non come un’ideologia da brandire contro altre ideologie, ma come vita storica di Cristo che si fa storia nella storia dell’uomo, si scopre che coniugare cristianesimo morale e cristianesimo sociale porta a costruire un’Europa 'famiglia di famiglie', dove si superano gli egoismi e i rancori nazionali, nel rispetto delle libertà fondamentali e anche delle altre religioni. Per esprimere meglio quello che penso, faccio un richiamo alle purtroppo ormai tradizionali polemiche natalizie attorno al presepe. Ecco un caso in cui una verità identitaria meravigliosa viene usata per dividere anziché per unire.

Se, vogliamo un criterio rispetto alle prossime elezioni, se vogliamo scegliere chi unisce piuttosto di chi divide, ricordiamo il presepe, pietra di paragone che mostra chi lo vive come slogan politico, e invece chi semplicemente se ne nutre come fatto di fede o comunque elemento identitario di una storia bimillenaria. Il presepe è la storia di una Famiglia che insegna l’accoglienza perché non trova alloggio e però accoglie tutti. Il presepe ci dice che l’inclusione è l’unica strada possibile, ma ci dice anche che deve essere un’inclusione pensata, meditata, dal momento che Maria e Giuseppe si sottopongono al censimento, che per i Giudei era una vergogna, perché questa era comunque la legge: ci insegna cioè ad affrontare le difficoltà senza paura, perché si è certi della propria identità. Ci educa a un discernimento politico che è nazionale e internazionale, ma è anche di cuore, etico e morale, dove soccorso, legalità, rispetto, dialogo, identità e interculturalità possano essere coniugate in modo armonico ed efficace... Tutti questi valori sono nel midollo dell’Europa e, quando diciamo di essere cattolici, dobbiamo sapere di dare a questa parola, Europa, lo stesso senso che gli dava Giovanni Paolo II, convinto com’era che Europa e cristianesimo fossero l’una la spiegazione dell’altro. Che De Gasperi, Schuman e Adenauer ci aiutino intercedendo per noi dal Cielo.