Opinioni

Il Rapporto-proposta del progetto culturale Cei. Quattro mosse per affrontare le insidie del declino demografico

Gian Carlo Blangiardo mercoledì 5 ottobre 2011
Duecento pagine di dati e riflessioni per creare una «consapevolezza capace di indurre l’azione». È lo spirito che anima il Rapporto-proposta sul Cambiamento demografico, curato dal Comitato del Progetto Culturale della Cei e che viene presentato oggi a Roma. Un contributo per favorire un nuovo clima culturale per legittimare interventi che valgano, da un lato, a eliminare (o anche solo ad attenuare) gli effetti negativi delle tendenze in atto; dall’altro, a dare supporto tanto alle libere scelte e ai comportamenti individuali utili a garantire la tenuta degli equilibri sociali del Paese, quanto a quelle istituzioni, come la famiglia, che si prodigano da sempre per mantenere in vita la trasmissione di risorse – materiali, relazionali e valoriali – tra le generazioni. Il rapporto documenta come dietro alle "novità" dell’oggi e alle prospettive del domani siano identificabili importanti cambiamenti negli eventi che determinano il ciclo di vita individuale e familiare. Sia direttamente, attraverso i meccanismi del movimento naturale (natalità e mortalità) e della mobilità territoriale (immigrazioni ed emigrazioni), sia indirettamente, mediante l’azione di fenomeni intermedi quali i nuovi modelli di formazione e dissoluzione familiare, la diffusione delle convivenze extramatrimoniali, le novità in tema di comportamenti contraccettivi e di abortività, l’affermazione di importanti iniziative sul piano degli stili di vita e dell’educazione sanitaria in chiave preventiva. Accanto alla diagnosi sulle modalità e la problematicità con cui si manifesta il cambiamento demografico, vengono offerte indicazioni di carattere operativo per governare le trasformazioni in atto. E questo avviene sia attraverso le analisi del sistema economico e delle relazioni che legano i comportamenti demografici alle variabili che influiscono sui bisogni e sulle risorse per soddisfarli, sia affrontando il tema delle politiche sociali, con un approccio che riconosce la centralità della famiglia e il suo ruolo strategico. Dato lo stretto intreccio fra vincoli economici e libertà di scelta delle famiglie, che in Italia colpisce in particolare le coppie giovani con figli e con un reddito medio, e tenuto conto che l’immigrazione non è che una soluzione temporanea alle carenze sul fronte delle nascite (oggi) e del potenziale produttivo (domani), diventa essenziale l’identificazione delle vie con cui evitare il rischio di un modello di sviluppo non più sostenibile. In proposito, va preso immediatamente e pienamente atto che, almeno in Italia, la chiave di volta dei processi demografici sta tuttora largamente nella famiglia ed è nella famiglia che (piaccia o meno) si decide il futuro demografico del Paese. Diventa pertanto urgente fare in modo che il problema demografico non venga ridotto a una mera questione di risorse economiche, di scelte efficienti sotto certi vincoli, e così via, ma sia impostato sulla riconsiderazione del ruolo della famiglia quale mediatore fondamentale di decisioni individuali che incidono sul bene di tutta la comunità. Per questo occorre dare forza a un Piano Nazionale per la famiglia, che abbia un carattere non dirigistico, ma sussidiario. Per questo, l’iniziativa di cui il Rapporto-proposta si fa promotore è l’adozione di un family mainstreaming che consiste in una strategia di sostegno alla famiglia in quanto tale, basata su quattro pilastri fondamentali: si va dall’equità nell’imposizione tributaria e nelle politiche tariffarie, alla conciliazione famiglia-lavoro, ai contratti relazionali sino alle politiche abitative a misura di famiglia. La speranza insita nel Rapporto-proposta è di poter contribuire a diffondere una nuova mentalità che renda più generativa ed equa la società italiana. Una società che alla legittima preoccupazione per l’ecologia centrata sul rispetto dell’ambiente naturale associ anche una doverosa attenzione all’ecologia umana. Rispettando quelle forme sociali di vita che rendono dignitosa la nascita dei figli e la possibilità di allevarli e educarli entro un contesto che, come l’esperienza ci insegna, non ha altri validi sostituti o equivalenti funzionali: la famiglia, per l’appunto.