Opinioni

Ripetuti furti nel Trevigiano. Non si rubano i fiori, men che mai al cimitero

Ferdinando Camon domenica 28 febbraio 2021

Ci sono alcuni, pochi ma recidivi, trevigiani, che rubano fiori nei cimiteri. I trevigiani sono una gente gloriosa, fra le migliori del mondo. Sono fiero di essere veneto come loro. In questa settimana i furti nei cimiteri son successi più volte, su più tombe. Tanto che chi ha in custodia i cimiteri ha aumentato la vigilanza installando anche delle foto-trappole. Come si fa nei boschi, per fotografare gli animali che passano sempre per lo stesso sentiero, e senza accorgersene mettono il piede sul pulsante della telecamera, così nei cimiteri, sulle tombe dove i furti son più frequenti, vengono posizionate delle micro-telecamere, mime-tizzate, che riprendono chi s’avvicina e strappa i fiori, per portarli qualche tomba più in là. I giornali di qui dicono che non si tratta di una scortesia, si tratta di un reato, punito dalla legge, e severamente.

A me, veneto, è una cosa che pare incredibile. Perché anche noi abbiamo il culto dei morti, e l’idea di rubare ai morti degli altri per fare un piacere ai nostri morti ci pare (come in effetti è) blasfema. Rispettare i morti, prendersi cura di loro significa continuare a parlare con loro. Noi a fare domande, e loro a dare risposte. Se rubiamo a una tomba vicina, per porre i fiori sulla tomba del nostro congiunto, il dialogo col parente diventa questo: 'Hai visto che bei fiori ti ho portato? Sono rossi pallidi. Preferivi quelli azzurrini? Domani li rubo alla tomba vicina e li porto sulla tua, abbi pazienza'. Quando morì mio padre, contadino (ecco il movente di questo articolo, la forza che mi spinge a scriverlo), lasciò per tutti noi una lettera scritta, in cui raccomandava: «Comportatevi in modo che io nel mondo di là non mi debba vergognare di voi».

È una frase ingenua, puerile, una frasebambina, dà l’idea dei due mondi, il di-qua e l’al-di-là, come due stanze separate da una porta di vetro, io sto in una stanza e i miei morti stanno nell’altra, qualunque cosa io faccia loro la vedono, e se è una cosa vergognosa loro si vergognano, non fra anni o nel dopo-vita, ma immediatamente. Io delinquo e sento che loro mi rimproverano. Se rubo alla tomba del vicino e porto i fiori sulla tomba del mio parente, il mio parente si nasconde la faccia fra le mani per la vergogna. Non gli do orgoglio. Gli do disperazione. Gli do l’idea che 'la sua stirpe' è fallita, è diventata malavitosa. Purtroppo succede che tu porti dei fiori belli, cioè costosi, li compri davanti al cimitero, c’è sempre una bancarella di vasi e piantine lì, li pianti sulla tomba del tuo parente e dopo due giorni o tre non ci sono più.

C’è un servizio aggiuntivo, di vigilanza sulle tombe, del quale non sai niente, ma faresti bene a informarti, perché il vigilante non solo ti pianta i fiori, ma passa ogni tanto a controllare che ci siano ancora. Fa da deterrente. E in effetti, se ti paghi un vigilante, i tuoi fiori ci sono ancora dopo una settimana e due. Se vuoi bene ai tuoi famigliari li devi proteggere. Fino a quando? Sempre, fin che ci sei. La loro morte non mette fine al tuo dovere. Una fine, semmai, ce la metterà la tua morte, quando toccherà a qualcun altro pensare a te. La vita è una catena. Da come i tuoi successori curano la tua tomba capisci quanto bene ti vogliono. Puoi essere orgoglioso di quel bene. I morti parlano, devi ascoltarli. Sanno tutto, vedono tutto. Se lasci sulla tomba dei bei fiori, per i quali hai speso qualche soldino, senti che dicono: 'Grazie'. Ma se li hai rubati, le parole che senti sono: 'Ripòrtali indietro'. Se non senti queste parole, o tu sei sordo o i tuoi parenti sono muti.