Opinioni

«Io seguo la Chiesa»/9. Noi e il creato: sfruttamento o custodia?

Stefania Falasca domenica 24 settembre 2023

Con la serie «Io seguo la Chiesa», che si conclude oggi, Avvenire ha proposto ogni domenica dal 30 luglio un viaggio attraverso il magistero di papa Francesco e la sua missione. Le analisi della vaticanista Stefania Falasca si sono concentrate sulle linee maestre del Concilio Vaticano II, seguite e portate avanti dal Papa nel solco della Tradizione. QUI tutte le puntate

A impegnare il Papa in trincea per disinnescare la follia bellica non c’è solo una guerra. Ce n’è anche un’altra, «mondiale terribile», che si sta combattendo sul fronte planetario e per la quale un Papa di nome Francesco ha chiesto e continua a chiedere con urgenza, insistenza e realismo che sia messa al bando, è «l’insensata guerra alla nostra Casa comune». Una guerra letale al creato sui cui effetti aveva fatto aprire gli occhi con lungimiranza otto anni fa con l’enciclica Laudato si’, sulla cura della Casa comune, pubblicata il 24 maggio 2015, nel giorno di Pentecoste. E oggi, considerato quanto successo in questi anni per l’effetto accelerato della morsa della crisi climatica, ambientale, sociale, sanitaria, bellica, per il prossimo 4 ottobre, in apertura del Sinodo, sotto l’egida di san Francesco d’Assisi, il Papa ha annunciato un necessario aggiornamento della sua Laudato si’, proprio nell’anniversario degli ottocento anni del «Cantico delle creature» di san Francesco, da cui prende nome. Il 30 agosto, nel corso dell’udienza generale, ha così affermato annunciandone l’uscita: « In quella data ho intenzione di pubblicare un’esortazione, una seconda Laudato si’. Uniamoci ai nostri fratelli e sorelle cristiani nell’impegno di custodire il Creato come dono sacro del Creatore. È necessario schierarsi al fianco delle vittime delle ingiustizie ambientali e climatiche, sforzandoci di porre fine all’insensata guerra alla nostra Casa comune, che è una guerra mondiale terribile».

Si tratterà quindi di un’esortazione apostolica «non grande come la Laudato si’» – come ha spiegato nella conferenza stampa di ritorno dal viaggio apostolico in Mongolia – ma d’importanza capitale affinché il suo contenuto venga portato avanti mettendo a fuoco l’attuale «analisi della situazione» e, attraverso ciò che è successo dalla Cop 21 (la Convenzione sui cambiamenti climatici tenutasi a Parigi nel dicembre 2015), perorare l’urgenza di affrontare e risolvere quanto ancora non è stato fatto. E, come la Laudato si’, non potrà certamente che avere un timbro ecumenico. E, come la Laudato si’, certamente la visione dei problemi si radicherà nella considerazione che «tutto è interconnesso»: gli esseri umani, la vita comunitaria e sociale, la natura e ciò che di male si fa alla terra finisce col fare male agli esseri umani e viceversa. Pertanto questione sociale e questione ambientale sono due aspetti di un’unica urgenza: contrastare il dominio, la volontà di potenza, far regnare la giustizia, la pace. Come affermava ancora Benedetto XVI già nella Giornata per la pace il 1° gennaio 2007, «l’esperienza dimostra che ogni atteggiamento irrispettoso verso l’ambiente reca danni alla convivenza umana, e viceversa. Sempre più chiaramente emerge un nesso inscindibile tra la pace con il creato e la pace tra gli uomini. L’una e l’altra presuppongono la pace con Dio. La poesia-preghiera di san Francesco, nota anche come Cantico di Frate Sole, costituisce un mirabile esempio sempre attuale». E, infine, come per la Laudato si’, «l’ecologia integrale» resterà il caposaldo del suo aggiornamento, tornando a parlare della necessità di «non considerare più il creato come oggetto da sfruttare, ma realtà da custodire come dono sacro del Creatore» e al tempo stesso di «trasformare le politiche pubbliche che governano le nostre società e modellano la vita dei giovani di oggi e di domani».

Del resto già Benedetto XVI il 26 agosto 2009 aveva ribadito che «la protezione dell’ambiente, la tutela delle risorse e del clima richiedono che i responsabili internazionali agiscano congiuntamente nel rispetto della legge e della solidarietà, soprattutto nei confronti delle regioni più deboli della terra». E che dunque «è indispensabile convertire l’attuale modello di sviluppo globale verso una più grande e condivisa assunzione di responsabilità nei confronti del creato: lo richiedono non solo le emergenze ambientali, ma anche lo scandalo della miseria e della fame». E chiedeva ancora papa Ratzinger riguardo a quelle regioni del pianeta in cui lo sviluppo è bloccato a motivo del rialzo dell’energia: «Che ne sarà di quelle popolazioni? Quale genere di sviluppo o di non sviluppo sarà loro imposto dalla scarsità di rifornimenti energetici? Quali ingiustizie e antagonismi provocherà la corsa alle fonti di energia?». E ancora: «Come rimanere indifferenti di fronte alle problematiche del degrado ambientale, dell’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere? Come trascurare il crescente fenomeno dei cosiddetti profughi ambientali? Come non reagire di fronte ai conflitti già in atto e a quelli potenziali legati all’accesso alle risorse naturali?». Da qui la prima enciclica ecologica- sociale Laudato si’ di un papa di nome Francesco.

Il primo dei meriti di questo testo papale che parte dai fondamenti del rapporto tra la creatura e il Creatore è l’aver mostrato ai cattolici che la cura per l’ambiente è una dimensione della fede, è istanza di fede biblica. Al centro della Laudato si’ troviamo infatti il Vangelo della creazione e il primo paragrafo è «la luce che il Vangelo ci offre», non è un’azione aggiuntiva alla vita ecclesiale, ma una sua manifestazione sostanziale. Dunque per rispettare e curare la nostra Casa comune, come credenti, è importante comprendere che l’emergenza ecologica è parte della missione di liberazione integrale a cui è chiamata la Chiesa che vuole essere fedele al Vangelo. È necessario capire che è una questione di fedeltà al Creatore, Dio che ha creato il mondo per tutti. Guardare questa realtà ci offre la possibilità di riscoprire il dono della difesa della vita, affinché non sia soggiogata al lucro e al guadagno.

Il secondo merito è l’averci fatto comprendere che tutto è interconnesso. Non esiste una questione ambientale separata da quella sociale: i cambiamenti climatici, le migrazioni, le guerre, la povertà e il sottosviluppo sono manifestazioni di un’unica crisi che prima ancora che essere ecologica è alla sua radice una crisi etica, culturale e spirituale. La Laudato si’ non nasce da nostalgie per riportarci a forme di vita impraticabili, come quelle pre-industriali, ma individua e descrive i processi di un’auto-distruzione innescati dalla ricerca del profitto immediato e del mercato divinizzato. Un’analisi diretta che mette in luce la radice del problema ecologico: il modo di comprendere la vita e l’azione umana deviato, che contraddice la realtà fino al punto di distruggerla. E mostra con lucidità che la causa profonda della crisi è strettamente collegata al modello dominante di sviluppo adottato, quello che nell’enciclica viene indicato come «globalizzazione del paradigma tecnocratico ». Un modello che induce a considerare la terra alla stregua di una merce e uno sviluppo ossessionato dagli idoli del denaro e del potere, idoli che impongono « nuovi feroci colonialismi ideologici mascherati dal mito del progresso » , che distruggono l’ambiente, le identità culturali proprie dei popoli, la loro convivenza e conducono all’autodistruzione.

Il terzo merito è l’averci mostrato l’importanza della responsabilità ecumenica. Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, pioniere nel far comprendere che la cura del creato è un’istanza di fede biblica, citato all’inizio della Laudato si’, afferma che si tratta di un servizio liturgico. Per cui tutte le iniziative della Chiesa in questo senso sono ecclesiologia applicata. Se la Laudato si’ ha risvegliato la consapevolezza della Chiesa per la cura della casa comune, per la salvaguardia di tutta la creazione a partire dalla fede, e se ha il dovere di occuparsi dell’ambiente, «come una madre il suo bambino», la Chiesa è dunque chiamata a unirsi in questa responsabilità ancora più con tutti i cristiani. «Come cristiani vogliamo offrire il nostro contributo al superamento della crisi ecologica che l’umanità sta vivendo », scriveva Francesco istituendo la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato nel 2015. Un paragrafo del testo, con un contenuto analogo, era stato incluso nella Dichiarazione comune di papa Francesco e del patriarca Bartolomeo firmata a Gerusalemme nel maggio 2014. Dopo la Laudato si’, in un’enciclica per la prima volta ecumenica, la comune fraterna responsabilità si ribadisce ancora di più oggi, perché tutti i cristiani imparino che essere servitori di Dio significa anche «vegliare con saggezza sulla creazione», abbiano la coscienza che il modo con cui trattiamo la terra si riflette nel modo in cui preghiamo Dio creatore. E comprendano finalmente che camminare su questo pianeta e inginocchiarsi in chiesa sono la stessa cosa.

9-Fine