Opinioni

Uno strumento di indagine e stimolo. Leggere meglio realtà mutanti

Vittorio Pelligra venerdì 16 settembre 2022

Il Rapporto sul Benvivere delle province e dei comuni italiani rappresenta, per sua stessa natura, un work in progress, un "non-finito", uno strumento in continua evoluzione. Questo, innanzitutto, perché si propone di essere uno strumento avanzato di ricognizione ma anche di stimolo e di supporto all’innovazione e quindi ha necessità di evolvere assieme alla frontiera della ricerca, ma anche, in secondo luogo, perché in questi quattro anni, la materia stessa del Rapporto, la realtà sociale, economica, ambientale, geopolitica, che si vuole descrivere, è cambiata ad una velocità inimmaginabile.

La pandemia, la crisi climatica e una tragica guerra nel cuore dell’Europa sono solo gli estremi più rilevanti di una materia sociale in velocissima evoluzione. Ponendosi non solo come strumento di rilevazione ma anche come occasione di riflessione collettiva e di proposta operativa la natura di work in progress, è quindi quella che meglio si attaglia al Rapporto. Ci sono, però, in questa fluidità metodologica, alcuni punti fermi, alcune categorie concettuali che non mutano e che hanno definito la cifra di questo lavoro sin dal suo esordio, ma ancor prima, fin dalla sua germinale ideazione. Sono i concetti chiave dell’Economia civile, quello della "generatività", quello della "ricerca di senso" e quella della "felicità pubblica". Questa impostazione originale si riverbera anche sulle implicazioni di policy che dal Rapporto si possono trarre e che non hanno a che fare solo con politiche volte a disegnare differenti mix più o meno interventisti di coesistenza tra Stato e Mercato, ma che considerano altri pilastri della realtà sociale come le imprese socialmente responsabili e la cittadinanza attiva e organizzata. Lo vediamo in maniera chiarissima oggi, di fronte ad una crisi energetica che ci interpella tutti e che non può essere affrontata né solamente dall’altro con il "command and control" dello Stato, né solo con gli strumenti del mercato, ma necessità di scelte imprenditoriali innovative e di cambiamenti comportamentali diffusi da parte di tutta la cittadinanza. Si tratta, cioè, di attivare risorse di cooperazione e civismo che concorrono alla produzione volontaria di beni pubblici. Questa via rappresenta, inoltre, una strada privilegiata nel processo di generazione di senso, che trova nella consapevolezza di poter esercitare un impatto significativo sul benessere di chi ci sta accanto, una delle sue determinanti principali.

Ciò premesso, la novità che il Rapporto cerca di portare riguarda la misurazione quantitativa di simili aspetti. Se da una parte, infatti, la ricerca e gli addetti ai lavori sono concordi nell’assegnare a queste dimensioni una crescente attenzione, dall’altra, mancano ancora adeguati strumenti empirici di quantificazione. In questo senso, l’edizione 2022 del Rapporto si arricchisce di una sezione nella quale vengono elaborati sia a livello regionale che provinciale due nuovi indicatori relativi alla capacità dei territori di generare ricchezza in relazione alla dissipazione delle risorse ambientali. Il primo indicatore mette in relazione i chilogrammi di emissioni climalteranti per euro di Pil prodotto mentre il secondo riporta il reddito provinciale creato per ogni microgrammo per metro cubo di polveri sottili (PM1O). I risultati di queste misurazioni (l’anticipazione è stata pubblicata su Avvenire mercoledì 14, ndr) gettano luce su una realtà piuttosto interessante. Per quanto riguarda il primo indicatore, per esempio (chilogrammi di emissioni climalteranti per euro di PIL) scopriamo che la Sardegna risulta essere la regione ecologicamente meno efficiente di ben quattro volte rispetto alla provincia di Bolzano che, invece, è il territorio più efficiente. Quanto "ambiente" stiamo sacrificando alla produzione di ricchezza?

Con riferimento al secondo indicatore – rapporto tra Pil e polveri sottili – la situazione cambia drasticamente. La provincia Sud Sardegna, in questo caso, risulta la più performante in Italia, riuscendo a creare quattro volte il valore economico per ogni microgrammo per metro cubo di polveri sottili, della provincia meno efficiente che è quella di Caserta. Questo secondo indicatore, naturalmente, risente in maniera determinante dalla "fortuna geografica" che caratterizza i diversi territori. Queste considerazioni, se utilizzate correttamente, possono informare politiche di replicabilità, di investimento mirato, di formazione e di innovazione volte ad allineare verso l’alto le diverse realtà provinciali e regionali e facilitare quella transizione ecologica di cui abbiamo così disperato bisogno all’insegna però di criteri irrinunciabili di giustizia climatica.