Opinioni

Progredire nell'essenziale. La consapevolezza ecumenica

Stefania Falasca giovedì 21 giugno 2018

La scelta mirata del Papa di recarsi oggi a Ginevra, centro pulsante della governance globale e della diplomazia multilaterale del mondo, senza mettere piede in alcuna delle agenzie internazionali che lì hanno sede e scegliere invece la sola sede di un organismo che riunisce più di trecento Chiese cristiane di oltre 110 Paesi, il World Council of Churches, impone certamente una riflessione sulla singolare rilevanza di questo che è a tutti gli effetti un pellegrinaggio ecumenico.

«La visita di papa Francesco giunge in un momento in cui forze molto potenti cercano di dividere e polarizzare la famiglia umana», ha affermato alla vigilia di questa visita il pastore luterano Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese. Alcune di queste forze provocatrici hanno alla base conflitti di interessi, altre vengono persino alimentate dalla pretesa di una giustificazione religiosa. Perciò è tanto più importante, come ha ancora evidenziato Tveit, «porre segni di speranza che riconoscano in ogni essere umano l’immagine di Dio, e offrire a tutti la certezza di essere coinvolti nei processi che promuovono la giustizia e la pace. La visita di papa Francesco mostra quanto i cristiani abbiano in comune e quanto possano ancora fare insieme al fine dell’unità, lavorando per la dignità umana, per un mondo migliore».

Un’affermazione che trova consonanza con quanto espresso dal Papa qualche giorno fa in un’omelia a Santa Marta nella quale parlando del nostro vivere in «un mondo di schiavi» osservava che non «sono solo i cristiani a essere perseguitati ma tutti gli uomini e le donne tramite le colonizzazioni culturali, le guerre, la fame, che distruggono fisicamente e nella dignità». Perseguitati perché si è «immagine di Dio, perché il padre di ogni persecuzione non tollera che siamo immagine e somiglianza di Dio. E divide, attacca gli uomini per distrugge quell’immagine». Francesco riconosceva poi che «non è facile da capire questo», e che «ci vuole tanta preghiera per capirlo».

Un viaggio al cuore dell’ecumene non può avvenire a prescindere da questa profonda consapevolezza. Così come essere coscienti che in un mondo talmente lacerato, dove l’immagine di Dio in ogni uomo è dileggiata, dilaniata, fa ancora più male lo scandalo della divisione dei cristiani, che ferisce il corpo di Cristo e che anche di fronte al mondo non possiamo permetterci. L’evento di oggi fa comprendere che testimoniare insieme l’amore di Dio per tutti gli uomini, perché il mondo creda, è la sola strada che riconduce a Cristo, ed è la strada dell’unità.

Qui si coglie anche il perché di quello che in questi anni è diventato il leitmotiv inscritto nel servizio petrino del Vescovo di Roma, e che è stato scelto anche quale motto comune di questa visita del Papa: «Camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme». «Lo scandalo va superato facendo le cose insieme con gesti di unità e di fratellanza – ribadì papa Francesco nell’intervista ad Avvenire dopo il viaggio ecumenico a Lund, in Svezia –. In questo momento storico l’unità si fa su tre strade: camminare insieme con le opere di carità, pregare insieme, e poi riconoscere la confessione comune così come si esprime nel comune martirio ricevuto nel nome di Cristo, nell’ecumenismo del sangue. E queste sono tutte espressioni di unità visibile. Pregare insieme è visibile. Compiere opere di carità insieme è visibile. Il martirio condiviso nel nome di Cristo è visibile».

Il cammino ecumenico è un cammino di conversione di ciascuna Chiesa, per le singole Chiese verso l’essenziale della fede, un cammino di purificazione dalle proprie incrostazioni, di approfondimento e quindi di risalita alle sorgenti, al Vangelo. E se per il Papa, seguendo l’Unitatis redintegratio, l’ecumenismo è un «processo spirituale, che si realizza nell’obbedienza fedele al Padre, nel compimento della volontà di Cristo e sotto la guida dello Spirito», come ha più volte affermato, le differenze che finora rimangono non possono costituire ostacolo al comune servizio agli uomini e al mondo. Progredire in questo essenziale è l’insegnamento del Papa, ed è la salvezza non solo della Chiesa cattolica e di tutte le Chiese cristiane ma per l’uomo e la donna in quanto tali.