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Università. Laboratori a Bari modello California

Andrea Piccaluga mercoledì 16 giugno 2021

Non è solo in California che ricercatori universitari e industriali continuano a parlare insieme anche in spiaggia, alla fine di una giornata di lavoro. Questo può succedere anche in Italia, per esempio a Bari, dove la collaborazione tra università e imprese è intensa e avviene attraverso strumenti e canali diversi. Uno di questi è quello dei laboratori congiunti pubblico-privato, iniziative nelle quali viene concordato un programma di ricerca pluriennale, individuato un budget e – soprattutto – dove ricercatori universitari e industriali si ritrovano a lavorare sotto uno stesso tetto, in laboratori localizzati dentro l’università, in azienda oppure in territorio neutrale.

Tipicamente, in questi progetti si devono superare difficoltà legate a possibili diversità di obiettivi dei ricercatori (pubblicazioni scientifiche nel caso di quelli accademici, innovazioni industriali per quelli industriali), e indubbiamente possono anche verificarsi incomprensioni dovute a culture e prassi diverse, ma lavorare fisicamente insieme su temi di comune interesse porta indubbi vantaggi, sia per l’università che per le imprese. In questo modo vengono infatti valorizzate esperienze scientifiche e industriali pregresse, sovente consolidate negli anni, e ottenute sinergie negli investimenti in attrezzature e risorse umane. È quanto accade quotidianamente nei tredici laboratori congiunti attivi presso il Politecnico di Bari, localizzati in un’area adiacente al campus principale, dove sono stati ristrutturati alcuni capannoni che in precedenza versavano in stato di abbandono. Il primo laboratorio congiunto, quello che ha aperto la strada, è stato costituito con Avio Aero nel 2010. L’azienda aveva bisogno di spazi e iniziare a parlarne con il Politecnico di Bari ha portato alla costituzione di un vero e proprio laboratorio congiunto che oggi coinvolge oltre 40 unità di personale, tra ricercatori di GE Avio e del Politecnico di Bari.

Altri laboratori sono stati costituiti con aziende locali, grandi gruppi stranieri e startup - coinvolgendo anche università straniere – su temi come la sensoristica ottica, il trasporto elettrico, i cyber physical systems, il trasporto veloce, la transizione energetica, i processi di business e la riparazione di aerei. Il Politecnico di Bari aveva deciso di vendere l’area con i capannoni poco prima del 2010, ma la crisi finanziaria di quegli anni rendeva di fatto impossibile la cessione dei terreni. La collaborazione con Avio Aero e la costituzione di altri dodici laboratori congiunti hanno portato non solo occupazione qualificata e benefici reciproci nel campo della ricerca e dell’innovazione, ma anche alla riqualificazione di terreni e capannoni abbandonati, che ora non sono più un peso ma bensì un asset dell’Ateneo. Solo nel periodo 2014-2019, infatti, i laboratori pubblico-privato hanno consentito l’acquisizione di oltre 6 milioni di Euro di finanziamenti, più di 80 nuove posizioni a tempo indeterminato presso le aziende, 10 posizioni di ricercatore RTDA e numerosi assegni e borse di dottorato presso il Politecnico. A ulteriore conferma del successo di questa iniziativa, tutti i laboratori congiunti sono ancora operativi e l’attivazione di altri tre è in fase di finalizzazione. In realtà, il caso del Politecnico di Bari non è unico; sono infatti numerose le università italiane che hanno laboratori congiunti con le imprese e sono molti i prodotti e i servizi già sul mercato che sono frutto di tali iniziative. Si tratta di una modalità per collaborare e per generare impatto sul territorio che spesso i non addetti ai lavori conoscono poco, ma che può risultare interessante, soprattutto per il suo naturale orientamento verso obiettivi di lungo termine su temi di frontiera. Anche a Bari, non solo in California.

andrea.piccaluga@santannapisa.it