Chiesa

«Non lamentarsi». «Io, autore del cartello affisso dal Papa»

Stefania Careddu giovedì 20 luglio 2017

In alcuni uffici istituzionali o delle forze dell’ordine, in luoghi di formazione e di gestione, tra le mura domestiche. Fino ad arrivare a Casa Santa Marta. Ne ha fatta di strada il cartello “Vietato lamentarsi” ideato dallo psicologo e psicoterapeuta Salvo Noè che lo ha donato anche a papa Francesco lo scorso 14 giugno, durante un’udienza generale. «L’ha letto ed è rimasto colpito», racconta Noè che non immaginava certo che Bergoglio lo avrebbe addirittura appeso sulla porta della sua stanza. L’originale “divieto” è stato inventato dallo psicoterapeuta anni fa per spronare «le persone a cambiare la propria visione di vita» e ora il Papa, che nel 2013 aveva denunciato la tentazione dei cristiani a trasformarsi nei “signori lamentela”, lo ha, per così dire, sdoganato.

«C’è un’attitudine a lamentarsi senza motivo e questo non aiuta – osserva Noè –: se ci si focalizza sugli aspetti negativi infatti si entra in una cappa vittimistica, in un tunnel negativo, mentre invece bisogna cercare soluzioni per cambiare quella situazione o migliorarla». La scritta «è forte», ma l’obiettivo è quello di «far capire che insieme possiamo fare molto per stare bene». «Se – assicura l’esperto – si punta su valori condivisi, sull’ascolto, sulla comunicazione positiva fatta di rispetto, si diventa produttivi». Facendo del bene a se stessi e agli altri. Non è un caso che il cartello vieti, ad esempio, di lagnarsi in presenza dei bambini. «Chi lo fa, insegna a farlo ai più piccoli che a loro volta, per processo imitativo, lo faranno e così i genitori avranno da lamentarsi perché i figli si lamentano», spiega lo psicologo. Questo non significa, precisa, che «non ci possano essere momenti di difficoltà» o che non ci siano coloro che «si lamentano perché soffrono davvero e stanno male, che devono essere accolti e aiutati». È innegabile anche che nel contesto attuale ci siano «tanti motivi per lamentarsi ». «L’aumento delle fobie, dei disturbi di ansia e delle dipendenze, soprattutto tra i ragazzi, sono – rileva Noè – un segnale del fatto che stiamo spostando l’attenzione dalla possibilità di vivere bene a quella di distruggerci».


Ecco perché è necessario «mandare messaggi positivi, dire che si può essere felici, evitando comportamenti distruttivi e mettendo in atto meccanismi virtuosi». Non è semplice e «c’è molto da fare», ammette Noè che invita tuttavia «a non arrendersi: in questo papa Francesco è straordinario e anche io, nel mio lavoro, cerco di divulgare tali messaggi». «Sono un fautore dell’entusiasmo, che è l’esatto contrario del lamento», dice lo psicoterapeuta evidenziando che «chi è entusiasta ha Dio dentro, è motivato e cerca soluzioni». «Ogni giorno la vita ci offre una lezione e davanti a un ostacolo dobbiamo avere la capacità di capire quella lezione», sottolinea Noè. «A volte – conclude l’esperto – qualcuno replica dicendomi che l’entusiasmo non dà da mangiare, ma io rispondo che aiuta a trovare da mangiare». E a non perdere la speranza. Concetto che vale sia in ambito psicologico sia in chiave cristiana.