Chiesa

Il sacramento. Confessione, ecco cosa non fare

Riccardo Maccioni mercoledì 11 gennaio 2017

Il Papa si confessa

Non passa giorno senza che il Papa, giustamente, richiami l’infinita misericordia di Dio. L’Anno Santo appena concluso in particolare è stata occasione per ribadire una volta di più che non c’è peccato che non possa essere perdonato dal Padre. Di qui l’invito a riscoprire la Confessione, il sacramento della Riconciliazione, o Penitenza, dove abbiamo la certezza dell’incontro con il Signore. Tuttavia ci sono dei gesti che devono preparare il sacramento. Il catechismo, come ogni buon parroco, spiega che è opportuno un diligente esame di coscienza, il pentimento e l’accusa dei propri peccati davanti a un sacerdote. Tante volte infatti, rischiamo di arrivare alla Confessione impreparati o con un atteggiamento sbagliato. Monsignor Mario Delpini, vescovo ausiliare di Milano e segretario della Conferenza episcopale lombarda, ha riassunto in dieci punti cosa non si deve fare, o meglio le «regole» da seguire per avere la certezza che la Confessione non serva niente. Il breve testo è stato pubblicato domenica scorsa su Milano Sette, inserto domenicale di Avvenire.

Cosa rende la Confessione inutile

Per essere sicuri che la confessione non serva a niente si devono applicare le seguenti regole (anche non tutte, ne bastano alcune):
1. Confessare i peccati degli altri invece che i propri (e confidare al confessore tutte le malefatte della nuora, dell’inquilino del piano di sopra e i difetti insopportabili del parroco, dopo aver accertato che il confessore non sia il parroco).
2. Esporre un elenco analitico e circostanziato dei propri peccati, con la preoccupazione di dire tutto e tirare un sospiro di sollievo quando l’elenco è finito: ci sono di quelli che salutano considerando tutto finito. L’assoluzione è ricevuta come una specie di saluto e di augurio.
3. Confessarsi per giustificarsi: in fondo non ho fatto niente di male. Il pentimento è un sentimento dimenticato.

4. Confessare tutto, eccetto i peccati più gravi («perché se no non mi assolve»).
5. Presentarsi al confessore con la dichiarazione: «Io non ho niente da confessare».
6. Confessarsi perché «me l’ha detto la mamma (o il papà o la moglie o la zia…)».
7. Parlare con il confessore per mezz’ora del più e del meno e concludere: «La ringrazio che mi ha ascoltato! Le auguro buona Pasqua, a Lei e alla Sua mamma».
8. Approfittare per confessarsi della presenza di un confessore («Non avevo neanche in mente di confessarmi, ma ho visto che era libero…»).
9. Confessarsi perché è giusto confessarsi ogni tanto.
10. Confessarsi per evitare che il confessore sia venuto per niente.