Attualità

Il caso. Tutte le domande sullo scherzo telefonico alla premier Meloni

Marco Iasevoli mercoledì 1 novembre 2023

La premier Giorgia Meloni

Il caso è destinato ad avere conseguenze interne e internazionali. La diplomazia di Palazzo Chigi è stata raggirata da due comici russi che sono riusciti a parlare telefonicamente con la premier Giorgia Meloni in persona, ricavando dal colloquio esternazioni anche sull'Ucraina. I fatti, informa Palazzo Chigi, risalgono al 18 settembre. L'audio integrale della conversazione è stato pubblicato sulla piattaforma canadese Rumble ed è stata ripresa dall'agenzia russa Ria Novosti.

La telefonata

A confermare quanto accaduto è Palazzo Chigi quando ormai l'audio ha iniziato la sua corsa virale. «L'Ufficio del Consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio dei Ministri si rammarica per essere stato tratto in inganno da un impostore che si è spacciato per il presidente della Commissione dell'Unione Africana e che è stato messo in contatto telefonico con il presidente Meloni. L'episodio è avvenuto il giorno 18 settembre nel contesto dell'intenso impegno sviluppato in quelle ore dal Presidente Meloni per rafforzare i rapporti con i leader africani con i quali ha avuto importanti incontri a margine dell'Assemblea Generale dell'Onu tra il 19 e il 21 settembre».​

A "bucare" il sistema diplomatico italiano sono stati due comici russi, Vovan (Vladimir Kuznetsov) e Lexus (Alexey Stolyarov). A sentire l'audio, si comprende che la premier non ha sentito odore di truffa. Al punto che sull'Ucraina Meloni ha ammesso: ​«C'è molta stanchezza da tutte le parti» e «si avvicina il momento in cui tutti capiranno che abbiamo bisogno di una via d'uscita». «Il problema - afferma l'interlocutrice che viene presentata dai due comici come Giorgia Meloni - è trovare una via d'uscita accettabile per entrambe le parti senza distruggere la legge internazionale. Ho alcune idee su come gestire questa situazione, ma aspetto il momento giusto per metterle sul tavolo. La controffensiva dell'Ucraina non sta andando come ci si aspettava e non ha cambiato il destino del conflitto, tutti capiscono che potrebbe durare molti anni se non cerchiamo di trovare una soluzione». In ogni caso, aggiunge la premier raggirata, gli ucraini «stanno facendo quello che devono fare, quello che è giusto fare, e noi cerchiamo di aiutarli».

Meno rilevante dal punto di vista internazionale, ma comunque gravida di contenuti che si presteranno a polemiche politiche, è anche la parte di conversazione inerente i migranti. «L'Europa - afferma l'interlocutrice - ha pensato per un sacco di tempo che poteva risolvere il problema limitandolo all'Italia. Quello che non capiscono è che è impossibile. La dimensione di questo fenomeno è tale che coinvolge non solo la Ue, ma a mio parere anche l'Onu. Il problema è che gli altri non se ne curano e tutti concordano che l'Italia deve risolvere questo problema da sola». «La situazione è molto difficile per noi - continua chi parla con i due comici russi pensando di interloquire con un'autorità africana -, dall'inizio dell'anno abbiamo avuto circa 120mila arrivi, per la maggior parte dalla Tunisia. Quello che non capiscono in Europa è che non è possibile che il problema sia risolto solo dall'Italia. Riguarda l'Unione europea ma anche le Nazioni Unite. Il problema è che agli altri non interessa, non rispondono al telefono». «Il problema è che per noi è impossibile integrare questi migranti. L'Ue lo comprende nelle conclusioni del Consiglio Europeo e nelle parole di Ursula von der Leyen ma poi quando chiedi loro di stanziare i soldi per investire in questi Paesi tutto diventa più difficile, per dire la verità. Questo vale anche per quanto riguarda il memorandum firmato con la Tunisia a luglio, il presidente Saied non ha ancora vista un euro».

C'è anche un momento in cui Meloni pone una domanda all'interlocutore: «Posso chiederle una cosa che rimanga tra noi, pensa che quello che sta succedendo in Niger sia contro la Francia? Io vedo che la Francia sta premendo per una sorta di intervento. Io sto cercando di capire come possiamo sostenere uno sforzo diplomatico». C'è poi un breve cenno alla Libia. «Potremmo discutere per ore - afferma la voce attribuita a Meloni - cosa è successo in Libia. Forse oggi qualcuno capisce che la situazione del dopo non è stata così buona, non è stata migliore».

Le questioni aperte

Ci sono almeno quattro questioni che si aprono con l'audio preso con l'inganno a Giorgia Meloni:

- il primo livello, la facilità con cui è stato superato un filtro diplomatico che dovrebbe essere rigorosissimo prima che un interlocutore possa accedere direttamente alla presidente del Consiglio italiano;

- come secondo livello di riflessione, c'è da chiedersi se le parole sull'Ucraina metteranno in difficoltà la premier sul piano internazionale. Il concetto della "stanchezza" è stato già espresso altre volte anche pubblicamente dalla premier, e in sostanza Meloni resta ferma sul sostegno a Kiev, tuttavia è chiaro che dalle parole della premier filtrano preoccupazioni (anche comprensibili e nell'aria da mesi) che fanno il gioco della propaganda russa;

- il terzo livello riguarda i migranti, e l'ammissione di non trovare in Europa persone che “rispondono” alle chiamate da Roma, eccetto qualche riconoscimento formale nei documenti;

- il quarto livello riguarda la capacità di infiltrazione russa nelle opinioni pubbliche nazionali, in particolare in quella italiana, alla vigilia di una decisiva scadenza elettorale, come le Europee del 2024.

L'Ufficio diplomatico che potrebbe pagare l'errore

L’Ufficio del Consigliere Diplomatico assiste il presidente del Consiglio nelle relazioni internazionali. L'ufficio bucato dai due comici russi è retto dal consigliere diplomatico, l'ambasciatore Francesco Maria Talò. Il consigliere diplomatico aggiunto è il ministro plenipotenziario Alessandro Cattaneo. I consiglieri dell'ufficio sono Lorenzo Ortona, Andrea Arnaldo, Lucia Pasqualini, Luca Laudiero, Raffaella Di Carlo e Stefano la Tella. Per il G7 e il G20 il responsabile è l'ambasciatore Luca Ferrari con l'ausilio di Fausto Panebianco.


La difesa del governo: c'è Mosca dietro, ma Meloni ha tenuto la linea

Dopo aver ammesso l'incidente, fonti di governo hanno provato a mettere una pezza: nonostante il tentativo di farle dire frasi "scomode", si spiega, Meloni ha invece ribadito nella sostanza le posizioni assunte dal governo, pur nei toni consueti di estrema cortesia formale che si tengono in interlocuzioni con rappresentanti istituzionali stranieri, si spiega. Il presidente del Consiglio, nonostante le "provocazioni", continuano fonti vicine alla presidenza del Consiglio, ha confermato il pieno sostegno all'Ucraina e le politiche italiane di contrasto all'immigrazione illegale, concludono le medesime fonti. A seguire ha preso la parola il sottosegretario a Palazzo Chigi che coordina anche la comunicazione del governo, Giovanbattista Fazzolari: «La propaganda russa è disperata per il catastrofico andamento della loro cosiddetta 'operazione speciale' che si è tramutata in una continua sconfitta dell'esercito russo in terra Ucraina», osserva Fazzolari. Che poi sottolinea: «Giorgia Meloni non cade nella trappola dei propagandisti russi e conferma la linea italiana di sostegno all Ucraina e di rispetto del diritto internazionale». Anche il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera Tommaso Foti difende Meloni: «Il Presidente Meloni non è caduto nella trappola di un impostore russo che ha finto di essere un leader africano per ottenere dichiarazioni che possano creare al governo imbarazzo. Pur tratta in inganno, infatti, il presidente del Consiglio ha ribadito con coerenza e trasparenza la linea dell'esecutivo e del Paese in merito all'aggressione russa all'Ucraina e alla collocazione dell'Italia, dalla parte dell'Occidente, di Kiev e del pieno rispetto del diritto internazionale. Chi voleva creare un caso diplomatico e incrinare il blocco di forze alleate a Kiev ha sbagliato bersaglio: Giorgia Meloni si conferma, ancora una volta, un vero leader capace che, con linearità, saggezza e serietà, sta portando avanti una politica estera come da troppi anni non si vedeva in Italia». Di «superficialità» nella gestione della chiamata ha parlato invece il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, pur ribadendo che in buona sostanza la premier «ha confermato la linea» a tenuta finora.

Le opposizioni tra scherno e avvertimenti

La notizia è troppo golosa per le opposizioni, che partono all'attacco nonostante il giorno festivo. Per il verde Angelo Bonelli «Meloni trasforma il governo in una barzelletta». E il dem Enzo Amendola si aggancia al treno virale delle ultime ore, rilanciando uno stralcio del film "Tototruffa" in cui Totò si finge ambasciatore del Catonga. Matteo Renzi, per Italia Viva, ci va giù con durezza: «Che figuraccia per l'Italia e per Giorgia Meloni. Avendo lavorato qualche anno a Chigi mi chiedo come sia possibile raggiungere un livello di superficialità così devastante che fa fare una figuraccia non solo alla Meloni ma alla Repubblica Italiana. Due considerazioni - continua Renzi - Nel metodo. 1. Meloni deve farsi aiutare. Se questo è il livello della sua squadra, proprio non ci siamo. E basta di dar sempre la colpa a qualcun altro. È in gioco la credibilità del Paese, possiamo smetterla con queste planetarie figure barbine? 2. Nel merito. Giorgia Meloni dice che nessuno ascolta le sue proposte e che altri leader neanche le rispondono. Se è vero, è segno di debolezza. Se non è vero, peggio mi sento. La Premier deve finirla con questo vittimismo cosmico per cui lei è sempre oggetto di cattiverie e complotti. Porti le sue idee e smetta di dire che tutti ce l'hanno con lei. Se gli altri non le rispondono, faccia uno sforzo di serietà. Qui è in gioco la credibilità dell'Italia, basta coi dilettanti», conclude il leader di Iv.

Attacca anche Giuseppe Conte, leader di M5s: «Nella telefonata col fantomatico leader africano - spiega l'ex premier in un video - Meloni ha svelato verità che non ha mai raccontato agli italiani. Continua a mandare armi a oltranza in Ucraina e a inseguire questa escalation militare ma si mostra lei stessa consapevole che occorre trovare una via d'uscita negoziale che tuteli gli interessi di entrambe le parti. Ma soprattutto ammette di non avere ancora trovato il coraggio di portare ai tavoli che contano una posizione diversa dell'Italia, che offra finalmente una soluzione negoziata. Questa codardìa la pagano però gli italiani, gli europei, ma soprattutto le vittime di questa guerra, che purtroppo continuano a crescere. Fallisce sull'Ucraina, fallisce sul tema migranti e gli altri leader nemmeno le rispondono al telefono. Un grave danno per l'Italia, un enorme inganno agli italiani».
Andrea Orlando del Pd, a proposito delle spiegazioni del governo, parla di «pezza peggiore del buco». Il radicale Magi chiede a Meloni di «riferire in Aula per la grave falla nella sicurezza». Invita invece a «non strumentalizzare» il leader di Azione Carlo Calenda.