Attualità

Nel Trapanese. Brucia il ghetto di Campobello, muore un giovane del Senegal

Antonio Maria Mira giovedì 30 settembre 2021

Un fermo immagine tratto da un video dei carabinieri di Castelvetrano

Un'altra morte annunciata, un altra morte di malaccoglienza e sfruttamento. È un giovane bracciante del Senegal, probabilmente di nome Omar, morto nell'incendio che ha distrutto nella notte il ghetto dell'ex "Calcestruzzi Selinunte", in contrada Bresciana Soprana nel territorio tra Castelvetrano e Campobello di Mazara, in provincia di Trapani. È stato trovato completamente carbonizzato dai Vigili del Fuoco intervenuti con quattro squadre ma che non sono riusciti a evitare la completa distruzione dell'insediamento. L'incendio sembra sia partito da un fornellino a benzina che stava usando proprio il giovane morto.

L'ex Calcestruzzi è abbandonata dal 2010 e ogni anno viene occupata da centinaia di immigrati che raggiungono Campobello di Mazara per la raccolta delle olive con tende e baracche di cartone, plastica, legno e perfino eternit. L'unico luogo dove trovano un tetto. Ed è dunque davvero un miracolo che gran parte di loro siano riusciti a mettersi in salvo, uscendo in tempo prima che le fiamme avvolgessero l'intero campo e si sono riversati nelle strade. Si tratta di più di 350 persone che ora hanno perso tutto, dagli effetti personali agli importantissimi documenti.

Come in tutti i ghetti dei braccianti immigrati, anche questo ogni anno diventava una sorta di villaggio autogestito dagli stessi migranti con bazar, spacci, bar e la zona dove col fuoco veniva riscaldata l’acqua che serviva per le docce. Comunque sempre baracche. Quest'anno si era parlato della possibile realizzazione di due tendopoli, comunque insediamenti precari mentre i lavoratori immigrati chiedono da anni una vera soluzione degna. Invano. E ogni anno tornano nel ghetto per la raccolta delle famose olive di quella terra. Olive ora insanguinate. Ma non è la prima volta. Nel 2013, sempre in un incendio, in un altro ghetto sorto davanti a un oleificio confiscato alla mafia, morì Ousmane Diallo, un giovane di origini senegalesi da cui presero il nome alcune iniziative solidali.