Il figlio che fa da papà rende grande Giffoni

Colpisce al festival del cinema per ragazzi il film “Per te” sulla vera storia di Mattia Piccoli che ha curato suo padre Paolo colpito da Alzheimer
July 18, 2025
Non c’è forse platea migliore di quella del Giffoni Film Festival alla quale presentare in anteprima il nuovo film interpretato e co-prodotto dall’attore Edoardo Leo che, ospite della manifestazione cinematografica per ragazzi, giunta alla 55ª edizione e in programma fino al 27 luglio, ha parlato di Per te, scritto e diretto da Alessandro Aronadio, nelle nostre sale in autunno con PiperFim, che lo ha prodotto insieme a Lungta Film e Alea Film, in collaborazione con Netflix.
«Abbiamo pensato questo film proprio per un pubblico come questo – dice l’attore, che interpreta il film accanto a Teresa Saponangelo, Javier Francesco Leoni, Giorgio Montanini, Eleonora Giovanardi, Guia Jelo, Daniele Parisi – per raccontare la storia di un ragazzo normalissimo, come voi, che però fa la cosa più difficile del mondo: prendersi cura di suo padre».
Il film si ispira infatti alla storia vera di Mattia Piccoli, nominato nel 2021, a soli 11 anni, Alfiere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella «per l’amore e la cura con cui segue quotidianamente la malattia del padre e lo aiuta a contrastarla». E la malattia che ha colpito Paolo, il padre di Mattia, è l’Alzheimer presenile. Un tema difficile da affrontare al cinema e che nel film, tratto dal libro Un tempo piccolo di Serenella Antoniazzi, viene trattato senza dimenticare il sorriso, l’umorismo, la leggerezza e le piccole gioie della quotidianità. Perché si può continuare a essere una famiglia anche quando la malattia varca prepotentemente la soglia di casa travolgendo la vita di adulti e bambini.
All’ultima edizione di Ciné, le giornate di Cinema di Riccione, Leo aveva infatti raccontato l’iter produttivo del film, dalla prima scintilla fino alla realizzazione, sintetizzato in un dialogo che si è spesso ripetuto man mano che nel progetto venivano coinvolti lo sceneggiatore e regista, gli attori, i produttori. Per l’attore tutto è cominciato così, con una proposta: «Edo, abbiamo un’idea fortissima per una commedia». «E chi l’ha scritta?». «No, veramente è ancora da scrivere, ma è tratta da un libro bellissimo». «Interessante, e quanto ha venduto?». «Praticamente niente…». «Ah bene, e di che parla?». «Dell’Alzheimer precoce». «E voi volete fare una commedia sull’Alzheimer precoce?». «Si, è tratta da una storia vera, leggi il libro e poi ne parliamo». Un libro dove i coniugi Piccoli hanno deciso di raccontare la propria storia, unica e universale al tempo stesso, per aiutare famiglie come la loro che vivono in uno stato di ingiusto isolamento, frutto di pregiudizio, impotenza e incapacità.
«Sono rari i film che ti insegnano qualcosa – aggiunge Leo a Giffoni - e questo è uno di quelli che mi ha fatto tanto pensare quanto il nostro tempo, che ci sembra infinito, in realtà non lo sia affatto e dobbiamo cercare quindi di usarlo al meglio. Noi raccontiamo il momento in cui una famiglia si confronta con un problema, in cui si cominciano a invertire i ruoli, in cui il figlio fa da padre a suo padre. Ci sono volute centinaia di ore di ricerca per interpretare questo film. L’obiettivo era arrivare a tutti, ma la cosa fondamentale era farlo con rispetto per chi vive quotidianamente questo dolore». Il progetto è diventato per Leo una grande opportunità di crescita sia professionale che umana: «La mia generazione è diventata adulta con l’idea che un genitore non debba mostrare la propria fragilità. La verità invece è che un genitore non perde la propria autorevolezza se riesce a dire ai figli che a volte non sta bene, che ha paura. Questo film mi ha spronato ancora di più come padre a non mostrarmi invincibile, ma umano, a non nascondere le mie paure, che poi sono quelle di tutti». Continua l’attore: «Sapevamo che il film non avrebbe potuto avere solo la leggerezza della commedia, ma anche l’emozione della grande storia, perché questo ragazzino, poi premiato dal Presidente Mattarella, ha fatto qualcosa di eroico nell’intimità della sua famiglia, ha ribaltato i ruoli e ha fatto da padre a suo padre, si è preso cura di lui facendo quello che tutti noi attori, registi e sceneggiatori tentiamo di fare, prenderci cura delle persone raccontando loro delle storie. Storie vere, oppure inventate di sana pianta, ingigantite, “liberamente tratte da”, “ispirate a”. Tentiamo di far viaggiare il pubblico con la fantasia, illudendolo di aver viaggiato davvero. Non so quanto l’illusione possa allungare la vita di quest’uomo, ma allargarla sicuramente sì. Ci siamo veramente riempiti il cuore con questo film che non parla di malattia, né di dimenticanza, ma di ricordi da mantenere vivi, di amore, quello di una donna che tenta di far durare il più possibile la grande storia della sua vita, e quello di un figlio verso un padre che lentamente, ma inesorabilmente diventerà bambino. Ciò che Mattia sta ancora facendo è una delle dediche più emozionanti che mi sia mai capitato di incontrare da quando faccio questo mestiere. Ed è per questo che abbiamo scelto di chiamare il film Per te, perché è dedicato a questo ragazzino, a questa famiglia, a tutti quelli che hanno qualcuno da proteggere. E a voi».
Per incontrare i ragazzi sono arrivati a Giffoni anche Mattia Piccoli, il vero protagonista di questa vicenda, e l’attore che lo interpreta sullo schermo, Javier Leoni. Se quest’ultimo dice: «Per te è il mio primo vero grande film. Ci ho messo tutto l’impegno della mia vita», Mattia, emozionatissimo dopo aver visto insieme ai giovani giurati in sala le prime immagini del film, ammette: «Queste scene sono un colpo al cuore per me. È un po’ come se vedessi i miei ricordi scorrermi davanti agli occhi. Quando mio padre mi ha detto di essere malato, come si è visto in una scena, avevo già capito qualcosa. Lui ha cercato di spiegarmi cosa significasse avere l’Alzheimer e, nonostante questa diagnosi fosse stata una conferma, ho subito cercato di capire in che modo avrei potuto aiutarlo». E aggiunge: «Non ho mai pensato che sarebbe potuto succedere una cosa così bella come un film sulla mia vita. Sono contento che la mia storia possa raccontare ai miei coetanei cosa ho provato io, cosa c’è dietro la mia famiglia e dietro di me».

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