Clementino: «Il mio risveglio fra rap e spiritualità»
Esce "Grande Anima", il nuovo album dell'artista che svela il suo lato più intimo: «Racconto la mia storia, dalle difficoltà e le dipendenze a una nuova luce che si apre all’universo»

Un album maturo, profondo, personale. Con Grande Anima, in uscita il 25 luglio per Epic/Sony Music, Clementino svela il suo lato più intimo e cantautorale. Un viaggio in quindici tracce che raccontano le esperienze della vita: le ferite, le guarigioni, l’amore, la spiritualità, la lettura, la musica, le radici. Il rapper cresciuto fra Cimitile e Nola, tra i volti più amati della tv grazie a The Voice Senior e Kids, si racconta senza filtri. E si mette davvero a nudo. Dal Risveglio spirituale che apre il disco, passando per la lotta alle dipendenze, gli omaggi a Totò e a Jules Verne, fino al desiderio di tornare a Sanremo e recitare da protagonista in un film. Il tutto declinato con una varietà musicale che unisce il rap classico ai ritmi mediterranei, il funk alle neapolitan ballad per finire con la hit Guardando la luna, colonna sonora del terzo scudetto del Napoli. Due le date live, il 20 novembre al Fabrique di Milano e il 28 dicembre al Palapartenope di Napoli. Mentre a settembre Clementino prenderà parte a Jukebox - La notte delle hit, due serate evento dedicate alla musica dagli anni ’70 ai 2000, in onda in prima serata su Rai1.
Clementino, da cosa nasce questo “Risveglio”?
«Mi piaceva proprio l’idea di iniziare il disco con un risveglio. Un risveglio dell’anima, del corpo e della mente, per dire: ok, adesso sono sveglio, capiamo chi siamo, dove andiamo. Negli ultimi anni ho scoperto la meditazione e mi ha aiutato tantissimo. Ho viaggiato tanto, ho letto molti libri, ho fatto meditazione in Costa Rica, in India, in Giappone. Il disco racconta un percorso: prima il risveglio, poi la mia storia – con le difficoltà, le dipendenze – e infine l’amore, per la mia fidanzata, per la mia città, per la mia famiglia. È un cerchio che parte da Napoli, gira il mondo, e ritorna a Napoli».
Che ruolo ha oggi la spiritualità nella sua vita?
«Mia madre va tutti i giorni in chiesa. Io qualche volta, ma credo in una forza più grande, che chiamo “universo”. Per me è Dio, è Gesù, è Buddha. Rispetto tutte le religioni. In Costa Rica ho vissuto una cerimonia sciamanica cristiana: lì ho scritto Risveglio. Durante la meditazione entri in trance, ti fermi, respiri, e vedi i tuoi problemi da un altro punto di vista. Non è che spariscono, ma li affronti in modo diverso. Ed è lì che ho capito di dovermi fermare e ripartire».
Ha sempre avuto un legame forte con la sua terra, anche nel sociale.
«Assolutamente. Ho fatto beneficenza ai bambini in Etiopia al seguito dei missionari, ho suonato per Papa Francesco, ho partecipato con la Nazionale Cantanti. Sono molto sensibile su certi temi, come la salute dei bambini, la Terra dei fuochi e il rispetto per gli animali. Tutto questo lo devo a mia mamma. È lei che mi ha insegnato a dare una mano agli altri. Fa teatro coi bambini in chiesa. È da lei che ho preso».
Com’è stato l’incontro con Papa Francesco?
«Emozionante! Gli regalai il mio album Miracolo, senza rendermi conto del titolo. Lui rise. Quando gli dissi “Santità, io sono Clementino”, lui rispose: “So chi sei.” Gli avevano fatto ascoltare alcune mie canzoni. Vengo da un paese molto cattolico, Cimitile, dove ci sono le basiliche paleocristiane. Lì ho frequentato l’Azione Cattolica, ho respirato fin da piccolo un senso di spiritualità molto forte».
Ha parlato anche delle dipendenze, citate in “Sorridi e vuoi fumare”. E di come se ne esce.
«Si esce solo se lo scegli tu. Nessuno può costringerti. Io l’ho scelto, ho deciso di entrare in comunità. Ho riscoperto la bellezza della vita vera. Non voglio fare il santo, ma posso raccontare la mia esperienza. E dire ai ragazzi: non serve fare il criminale per avere un futuro. Se vuoi, puoi diventare anche un cantante».
Nel disco lei affronta anche tutto questo in modo più cantautorale.
«Sono diventato un “cantautorap”. A 43 anni non posso essere quello di 20 anni fa. Ho scoperto di avere anche una penna da cantautore. Per questo ho cercato featuring non scontati, da Settembre ai Negrita a Gigi D’Alessio. Ho cercato suoni nuovi, testi che raccontano davvero chi sono oggi».
Nel brano “Il codice dell’anima” appare la voce di Totò. Lei che è anche attore, si rivede in lui?
«Quando ho ascoltato il suo monologo del clown, ho pensato: “sta parlando di me.” Tutti si aspettano che io faccia ridere, ma nessuno sa davvero cosa ho dentro. Totò diceva: “Signore, manda qualcuno che faccia ridere me come io faccio ridere gli altri.” Anche a me Dio o chi per lui ha mandato qualcosa: la meditazione, i libri, il tempo per respirare. E con questo ho ricominciato a sorridere».
Leggere l’ha cambiata? Chi sono i suoi autori preferiti?
«Jules Verne, su tutti. Mi ritrovo nel suo modo di raccontare le cose importanti con leggerezza. Ho comprato e letto tutti i suoi libri. Poi James Hillman, il suo Codice dell’anima ha ispirato il disco. Ora sto leggendo La forza del carattere. E Joe Dispenza, il suo Tu sei il placebo è un libro che tutti i ragazzi dovrebbero leggere».
Ha fatto tv, musica, teatro. Cosa le manca?
«Un film da protagonista. Un film comico, ma con un fondo di verità, alla Benigni. Magari con la regia di Gennaro Nunziante. Mi piacerebbe molto».
Sanremo? Tornerebbe in gara?
«Sì, mi piacerebbe moltissimo. Ho scritto 120 canzoni negli ultimi due anni. Qualcosa tireremo fuori».
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