martedì 5 dicembre 2023
Il veterano tra i direttori d'orchestra del Festival, con 30 direzioni dal podio in carriera, fa il punto sul prossimo Sanremo 2024, con un appello ai Jalisse: "Basta lamentarsi per le esclusioni"
Il maestro Vince Tempera, una trentina di edizioni del Festival di Sanremo lo hanno visto alla direzione d'orchestra

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«Dj Amadeus deve ringraziare “San Fiorello” se è ancora direttore artistico: ogni mattina alle 7 da Viva Rai2! tira la volata al Festival del 2024, per poi essere ripagato dall’amico “Ama” che lo chiamerà per la solita apparizione a Sanremo. E i pubblicitari pagano e i giornalisti mangiano!», dice con timbro ironico alla Totò, un veterano dell’Ariston: il maestro Vince Tempera che alla direzione d’orchestra di Festival ne ha collezionati una trentina.

Che Festival sarà quello annunciato domenica da Amadeus dall’altro “supertraino” sanremese del Tg1?

Un altro classico prodotto ad uso e consumo della televisione. Le canzoni non servono più a niente... Tre mesi e sono già più vecchie e dimenticate di quelle dei tempi di Claudio Villa, il quale, per capire come i tempi sono cambiati, a 40 anni era fuori dai giochi, per limiti anagrafici.

Tra i tanti artisti che lei ha diretto sul palco sanremese figurano anche i Negramaro: la band salentina è tra i 27 big ai quali si aggiungeranno i 3 giovani che usciranno dalle finali. E siamo a 30, ma con lode o no?

Ma quale lode, ma cos’è sta grande ammucchiata? Troppi 30 big, poi con quei tempi assurdi delle dirette di Rai1 che bisogna fare l’alba per sapere i risultati della gara. I Negramaro nel 2005 con Mentre tutto scorre vennero buttati subito fuori dal Festival, ma poi il loro disco ha venduto 2 milioni di copie (perché 18 anni fa si vendevano ancora i dischi). Una bella rivincita, anche se la rivincita vera se la prende chi a Sanremo non va più e però sbanca sui mercati internazionali. Vedi Laura Pausini o Eros Ramazzotti, le loro canzoni le comprano e le cantano in tutte le case dei Paesi latinoamericani.

Ma anche vecchie glorie, ripescate da Amadeus, i Ricchi e Poveri e Loredana Bertè, con le loro hit storiche lanciate a Sanremo poi hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo.

Vero, ma ora arrivano al Festival senza un vero contratto discografico e anche questo la dice lunga su come le cose siano cambiate e in peggio. Se i Ricchi e Poveri mi chiamassero li dirigerei volentieri... Comunque per simpatia io tifo la Bertè, anche perché vado fiero di aver prodotto una delle sue canzoni iconiche, Sei bellissima.

Ma questa 74ª edizione sanremese la potremmo intitolare “sei bruttissima”?

No dai. In fondo ci sta: Amadeus ha fatto la solita buona infornata per firmare un altro Sanremo che deve accontentare tutti. Il direttore artistico guarda allo share e per non perdere lo zoccolo dei giovani telespettatori mette dentro i rapper, stando ben attento che non siano troppo cattivi, perché dopo le retatemilanesi anche Ghali è uno che va usato leggendo prima le avvertenze del brano. Poi scientemente ha inserito tutti i protagonisti dei tormentoni estivi, da Annalisa ai The Kolors. E quelli che il grande pubblico non sa chi siano, state certi che è gente che arriva al Festival portando in dote milioni di followers e altre stregonerie da maghi della Rete.

In gara anche Nek, il quale dopo la stagione bis del programma di Rai2 , Dalla strada al palco c’è chi lo vedrebbe bene anche come conduttore di Sanremo.

Nek sul fronte televisivo non mi dispiace, ma deve fare ancora un altro po’ di gavetta prima di arrivare a condurre il Festival. Intanto aiuta Renga che negli ultimi anni non ha scritto più una canzone che si ricordi e insieme fanno questo tour infinito dove almeno loro non hanno la presunzione di dire che le date sono soldout…. Che questa dei soldout sbandierati è un’altra “truffa”, e parte da lì, da quei promoter che fanno i marionettisti anche dietro le quinte dell’Ariston. E chi vuole capire mi ha capito…

I poveri Jalisse invece sono trent’anni che non capiscono perché la loro canzone viene puntualmente respinta dalla commissione di Sanremo.

Io non capisco invece come facciano i Jalisse a lamentarsi puntualmente tutti gli anni con le stesse argomentazioni? Ma non si sono stancati? Io sì. Anche perché come loro ci sono molti artisti, anche più autorevoli, che nel tempo hanno subito una serie di “no”, spesso anche ingiusti. Eppure la delusione se la tengono per sé e non fanno sempre sta piangina stagionale.

A scatola chiusa, senza ancora aver ascoltato le canzoni, chi sono già i vincitori potenziali?

Il Volo, a prescindere dalla canzone, loro ormai sono un’azienda musicale al servizio della tv. Appena salgono sul palco dell’Ariston, in automatico scatta il disco di platino, il tour dorato mondiale e annesso programma televisivo con docufilm americano… Allontanano qualche giovane telespettatore, ma alla fine quando c’è Il Volo di scena il bilancio è più che positivo. E poi Mahmood, il quale è un po’ il “Balotelli” della musica italiana: un oriundo egiziano di talento, che ce l’ha fatta, e la cui storia personale non lascia mai indifferente il pubblico, soprattutto quello sanremese che l’ha premiato già due volte. Magari Mahmood conferma ancora la regola: non c’è due senza tre.

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