lunedì 27 marzo 2023
Il progetto è del dicastero vaticano per la Comunicazione con Asi, Cnr e Politecnico di Torino. Il lancio del Cubesat di 30 cm, che trasmetterà il testo via radio è previsto il 10 giugno in California
Un'immagine della Statio Orbis, il 27 marzo del 2020

Un'immagine della Statio Orbis, il 27 marzo del 2020 - Dicastero vaticano per la Comunicazione

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Andranno presto nello spazio le parole della Statio Orbis, il messaggio di speranza lanciato il 27 marzo del 2020, in piena pandemia, da papa Francesco. Il satellite, “Spei satelles”, un CubeSat costruito dal Politecnico di Torino ed operato dall’Agenzia spaziale italiana, sarà messo in orbita il 10 giugno da un razzo dalla base di Vandenberg in California, ed entrà in orbita per trasmettere a Terra via radio stralci del testo. A partire da quel 27 marzo sono nate - per iniziativa del dicastero per la Comunicazione, guidato dal prefetto Paolo Ruffini e dal segretario, monsignor Lucio Adrian Ruiz - diverse iniziative affinché questo evento non venisse dimenticato. Nel 2021 la pubblicazione del libro Perché avete paura? non avete ancora fede ha racchiuso le parole e le immagini più importanti di quell’evento. Nel 2022 una edizione “mini” del libro (10 x 8 cm) è stata depositata allo Svalbard Seed Volt nell’isola norvegese di Spitsbergen, inscritto come “seme di speranza”. Questo evento ha, a sua volta, segnato l’inizio di un progetto più grande, portato avanti con l’Instituto para el Diálogo Global y la Cultura del Encuentro (Idgce), che ha come obiettivo istituire il 27 di marzo come Giornata mondiale della Speranza. Nel terzo anniversario della Statio Orbis e nel decimo anniversario del Pontificato, il dicastero per la Comunicazione, ha lavorato con soggetti tra loro molto diversi per lanciare un rinnovato segno di speranza. È nato così il progetto della missione spaziale “Spei satelles”, presentato proprio ieri a Roma nel giorno dell’anniversario. Coordinato da monsignor Ruiz, il progetto ha coinvolto il Cnr, l’Asi, il Politecnico di Torino, l’Idgce, l’Istituto universitario salesiano di Venezia Iusve e l’Apostolato digitale dell’arcidiocesi di Torino. Il libro sulla Statio Orbis ora è stato trasformato dai ricercatori dell’istituto di Fotonica e nanotecnologie del Cnr in un nanolibro, un chip che raccoglie tutte le informazioni trascritte in bit. Questo sarà messo a bordo del un satellite di 30 centimetri da un gruppo di 25 ragazze e ragazzi coordinati da Sabrina Corpino, direttrice del laboratorio di Sistemi e tecnologie per la ricerca aerospaziale del Politecnico di Torino. «Per noi che lavoriamo nello spazio - ha detto il presidente dell’Asi, Giorgio Saccoccia - questo progetto ha un significato profondo ed è stato naturale dare un contributo perché per noi lo spazio ha sempre avuto un significato di pace». La sera del 27 marzo 2020 «in quella drammatica situazione della pandemia, in cui eravamo impauriti da eventi incomprensibili, papa Francesco è salito da solo per pregare per l'umanità. In quell'occasione - ha detto monsignor Ruiz - il mondo intero si è fermato, non c’erano differenze tra credenti e non». Il piccolo satellite resterà in orbita attorno alla Terra per almeno 6 mesi e trasmetterà in onde radio stralci del testo che potranno essere ascoltati anche da semplici impianti amatoriali. Presto sarà anche possibile registrarsi online per poter “salire a bordo” del satellite, registrando il proprio nome, «ma solo offrendo l’impegno morale di fare una qualche opera di misericordia sulle Terra», ha detto don Luca Peyron, direttore del Servizio per l’apostolato digitale dell’arcidiocesi di Torino.
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