mercoledì 23 marzo 2022
La preziosa raccolta dell’antica città carovaniera aveva rischiato la distruzione dopo l’occupazione jihadista, ma è stata salvata dal coraggio di bibliotecari e cittadini
L'antica università di Timbuctù

L'antica università di Timbuctù - archivio

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Decine di migliaia di antichi manoscritti conservati a Timbuctù, città nel nord del Ma-li, sono finalmente disponibili in forma digitale. Una galleria virtuale è stata lanciata su internet con l’obiettivo di conservare il patrimonio storico e culturale di una regione nota per essere stata uno dei più importanti crocevia del continente africano. Il progetto chiamato 'Mali magic' ha coinvolto ricercatori, interpreti, bibliotecari e informatici maliani e stranieri. Diverse organizzazioni locali e internazionali hanno inoltre dato il loro contributo in accordo con Google. «Questi manoscritti sono essenziali per speigare l’eredità del Mali - ha commentato Abdel Kader Haidara, uno dei bibliotecari che ha collaborato a tale progetto -. Rappresentano la vasta risorsa della conoscenza scritta e l’eccellenza accademica dell’Africa». I documenti più antichi risalgono all’undicesimo secolo e sono stati scritti in arabo medievale ma a volte i caratteri arabi esprimevano anche altre lingue della regione come quella delle popolazioni peul, tuareg e songhai. Ora sarà possibile leggere gli scritti anche in inglese, francese, spagnolo e a- rabo moderno. «Creare una registrazione digitale e copiare i manoscritti è stato molto importante», ha spiegato Chance Coughenour, capo progetto e archeologo digitale presso Google. Per secoli la città di Timbuctù è stata un centro culturale e di apprendimento dell’islam, oltre a un punto di incontro per i commerci tra l’Africa occidentale il Nordafrica. Tra gli intellettuali del tempo più conosciuti all’inizio del ’600 c’era Ahmad Baba al-Timbukti, noto per aver scritto almeno 40 libri. Il suo lavoro affrontava principalmente il ruolo dell’islam, della schiavitù e di altre religioni all’interno della società. L’unica biblioteca pubblica a Timbuctù, l’Istituto Ahmed Baba (Abi), è stata costruita in suo onore nel 1973 con fondi principalmente erogati dal Kuwait. I funzionari dell’Abi hanno raccolto oltre 30mila manoscritti che sono riusciti a sopravvivere a conflitti armati e intemperie. I manoscritti rivelavano non solo testi sulla religione, ma anche scienza, astrologia, filosofia, arte, medicina, sessualità oppure pubblicazioni sui comportamenti della vita quotidiana come lavarsi i denti o una lista di ricette culinarie, mentre altri scritti propongono delle semplici lettere di comuni cittadini dell’epoca. Tra il 1997 e il 2007 c’è stato un primo tentativo di raggruppare gran parte dei documenti un’unica biblioteca digitale grazie al contributo di università e Paesi donatori come la Norvegia e il Lussemburgo con l’assistenza dell’Unesco. Nel 2003 si è aggiunto il Sudafrica con l’impegno di alcuni professori dell’università di Città del Capo che hanno vissuto a Timbuctù per fornire le loro capacità all’Abi. Tali progetti erano riusciti a raccogliere circa 700mila manoscritti da 60 biblioteche private. Ma con il colpo di Stato in Mali nel 2012 e l’occupazione jihadista nel Nord del territorio, numerosi documenti sono stati bruciati o confiscati. In quel periodo vari bibliotecari hanno avuto il coraggio di salvare migliaia di manoscritti nascondendoli nelle loro case o sotterrandoli alla periferia di Timbuctù, e in seguito facendoli arrivare discretamente nella capitale Bamako. Con l’offensiva dell’esercito maliano e francese appoggiati dall’intervento dei caschi blu all’inizio del 2013, Timbuctù è stata liberata e il processo di raccolta e conservazione dei manoscritti ha continuato con una certa urgenza. Per questo nel 2014 Haidara ha contattato Google per capire se era possibile velocizzare la digitalizzazione del patrimonio culturale della città. «Arrivati a Timbuctù abbiamo trovato antiche pubblicazioni del Corano e testi legati soprattutto a matematica, geografia e astronomia ha affermato il team di Google incaricato del progetto -. Ora sono disponibili online 40mila pagine che trattano argomenti dalla biologia alla musica». Da sette anni leader tradizionali, storici e archeologi digitali maliani si sono occupati di digitalizzare il materiale non solo appartenente ai manoscritti ma anche alla cultura maliana in generale. Nel 2016, la Corte penale internazionale all’Aia ha invece processato il primo caso di distruzione culturale: Ahmad Al Faqi Al Mahdi, membro di un gruppo jihadista, è stato condannato a nove anni di carcere per aver ordinato attacchi a edifici religiosi e storici di Timbuctù. Di circa un milione di manoscritti probabilmente esistenti, una parte minore rimane comunque ancora nascosta nelle case di cittadini privati che non hanno fiducia nelle autorità e preferiscono rimanerne i soli proprietari.

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