martedì 6 maggio 2025
L’ammissione del tiro con l’arco compound ai Giochi di Los Angeles 2028 alimenta il sogno dell’atleta trentina, campionessa europea nell’individuale: «Devo tutto a mia nonna: lei mi ha fatto provare»
L’azzurra Elisa Roner, 23 anni, campionessa europea individuale nel tiro con l’arco compound

L’azzurra Elisa Roner, 23 anni, campionessa europea individuale nel tiro con l’arco compound - World Archery.

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«È un fatto che devo ancora elaborare, perché io, come nessuno dei miei compagni ci aveva mai pensato perché ci avevano detto che per noi sarebbe stato impossibile andare alle Olimpiadi». Elisa Roner, classe 2001, trentina, commenta così l’ammissione della sua disciplina, l’arco compound nel programma olimpico, a partire dai Giochi di Los Angeles 2028. « È stato un processo un po’ particolare - spiega l’atleta del Gruppo Sportivo Fiamme Gialle- per un periodo sembrava che saremmo stati ammessi, poi si diceva di no e poi questa decisione che ha messo fine a una differenza con poco senso. Io sinceramente mi ero messa il cuore in pace». A sognare le Olimpiadi Elisa ci è arrivata, grazie a una passione familiare. « Ho cominciato a tirare- ricorda l’oro ai Giochi Europei di Cracovia del 2023, cresciuta nel Kappa Kosmos Rovereto - perché mia nonna tirava. Andavo al campo insieme a lei e a sette anni mi ha chiesto se volessi provare. E poi non ho più messo». Uno sport in crescita, capace di regalare all’Italia alle Olimpiadi nove medaglie, tra cui due ori, quello individuale di Marco Galliazzo nel 2004 e quello maschile a squadre nel 2012 a Londra, che ha catturato l’attenzione prima della bambina e poi della ragazza per varie ragioni. «Mi piacciono tante cose del tiro - spiega - ma quello che mi ha fatto innamorare è che sia uno sport individuale. Fin da piccola, quando andavo a scuola, non mi piacevano le discipline di squadra come il calcio o la pallavolo, in cui bisognava collaborare. Nel tiro con l’arco è tutto su di te, sei con l’arco, le frecce e il bersaglio». L’amore per l’arco compound è nato invece con il tempo e sempre grazie a sua nonna. « Ho fatto per sei anni di arco olimpico - racconta Elisa - poi un giorno mia nonna mi ha chiesto se volessi provare l’arco compound. A me attirava il fatto di avere uno sgancio meccanico e un mirino che ingrandisce tutto. Poi sono arrivati i primi risultati, la convocazione in Nazionale». Un tipo di arco quello compound, il primo a essere introdotto nel programma olimpico dal 1972, anno della comparsa di questo sport ai Giochi di Monaco di Baviera, che ha caratteristiche particolari. «Per farmi capire dico sempre che il nostro è l’arco di Rambo- spiega ridendo l’azzurra - Dal punto di vista della struttura ha quattro flettenti al posto di due e ha una ruota in mezzo, chiama camme e che permette di scaricare tutta la durezza della freccia. In altre parole noi non abbiamo tutto quel peso che si ha con l’arco olimpico». «Dal punto di vista pratico - aggiunge - l’arco compound è molto più preciso. Noi tiriamo a un bersaglio che sta a 50 metri e che è più piccolo. Un’altra differenza, per quanto riguarda le competizioni, è la modalità di gara. Noi non abbiamo i set come nell’ “olimpico” ma le competizioni si svolgono con la semplice somma di punti». Uno sport, il tiro con l’arco, in cui servono tante qualità diverse e molto lavoro, sostenuto oltre che dal suo gruppo sportivo, dalla Fitarco. «Sono convinto che la cosa più importante - racconta l’arcierasia la pazienza e poi la capacità di ripetere un gesto, ma non in maniera meccanica. Bisogna stare con la testa su ogni freccia e su ogni tiro, perché è lì che nascono spesso gli errori». Per allenare queste qualità sono necessarie tempo e dedizione. «Il tiro con l’arco è il mio lavorodice la finanziera- ed entrare nel Gruppo Sportivo Fiamme Gialle mi ha cambiato la vita. Mi alleno tutti i giorni, al mattino visto che normalmente non c’è vento, lavoro sulla tecnica, sul punteggio, mentre nel pomeriggio dove qui sale il vento che viene dal lago di Garda posso esercitarmi in condizioni di difficoltà. In più c’è la parte di preparazione in palestra». Un’attenzione a ogni dettaglio che Elisa metteva anche prima dell’arruolamento nella Guardia di Finanza. «Facevo la pizzaiola - ricorda - mi allenavo o alle 6 del mattino, nel pomeriggio nella pausa tra i due turni o la notte, al coperto e la proprietaria della pizzeria dove lavoravo mi ha consentito di partecipare a tutte le gare in cui mi convocavano. Avevo meno tempo, ma ero fresca e sveglia, mentalmente stavo benissimo. È stato un periodo che ha avuto il suo lato positivo e che mi ha aiutato nella mia crescita». Uno sport, il tiro con l’arco in cui la differenza sta nei dettagli e dove l’errore è una componente sempre presente e a volte decisiva. «Che rapporto ho con l’errore? - dice Elena, campionessa europea individuale nel 2024 battendo in finale l’altra azzurra Andrea Nicole Moccia - La sua valutazione dipende da tanti fattori, dalla competizione, dal momento della gara. Ad esempio settimana scorsa ho gareggiato e dal punto di vista del risultato non è andata benissimo però in questo momento sto facendo un lavoro tecnico che non avevo mai fatto prima e penso che non sia stata una gara buttata via». Oltre agli avversari e all’errore uno dei “nemici” di Elena e degli arcieri, compound e non, è il meteo. «Gareggiare con la pioggia non è piacevole - racconta la trentina - quando è forte ti comincia a scivolare tutto, anche se il vento è molto peggio, soprattutto se è laterale. In quelle condizioni tirare una freccia rischia di diventare un terno secco al lotto». Per Elisa si profila una lunga stagione. « Abbiamo un calendario fittissimo – spiega la 24enne, in partenza per la seconda tappa di Coppa del Mondo in programma a Shanghai – ogni mese una gara di Coppa, alla fine dell’anno i Mondiali in Corea del Sud, in estate i World Games in Cina e poi c’è la stagione indoor». Il tutto sempre guardando in direzione dei Giochi di Los Angeles. «Sono sincera – conclude Elisa che con la squadra femminile è arrivata seconda in Florida nel primo appuntamento stagionale di Coppa del Mondo – penso gara per gara, competizione per competizione, a mio avviso sarebbe un errore fare altrimenti. Ammetto che l’impresa più difficile sarà qualificarsi, perché i posti per la gara a squadre mista (l’unica per il compound nel programma olimpico) sono molto pochi. Bisogna tirare fuori le unghie e cercare di fare più gare possibili ». Per provare a scrivere un’altra pagina di storia dell’arco azzurro.

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