sabato 5 dicembre 2020
In concorso alla decima edizione di “Matera Sport Film Festival” il documentario diretto da Michele Di Gioia dedicato a uno degli ultimi grandi personaggi della boxe italiana
Giovanni Parisi (1967-2009)

Giovanni Parisi (1967-2009)

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Un film per raccontare i tormenti di un uomo, la passione di un campione. Flash era il nome di battaglia di Giovanni Parisi, ultimo grande personaggio del pugilato italiano. Ora è il titolo di un documentario in concorso alla 10ª edizione di “Matera Sport Film Festival”, che ha Michele Di Gioia alla direzione artistica. Per vocazione ribelle, Giovanni amava sentirsi alla guida del movimento. Ha guadagnato come pochi nella storia della nostra boxe. I pugili prendono pugni, non si può salire sul ring per due soldi. Lo sport è sempre stato nei suoi pensieri. La vita, dentro e fuori dal ring, l’ha dedicata a mamma Carmela. Al ricordo delle lotte che quella donna faceva per garantire un futuro ai figli. Era difficile conoscere Parisi nel profondo dell’anima, pochi ci sono riusciti. Era facile capire cosa fosse la sua boxe. Aveva il pugno del ko, merce rara dalle nostre parti. Aveva vinto un’Olimpiade, quella di Seul ’88, mettendo giù quasi tutti i rivali. Doveva però scendere tra i pesi piuma. Impresa impossibile, pensavano gli altri. Vinco l’oro, pensava lui. Una dieta pazzesca, una serie di match entusiasmanti ed era arrivato dove voleva. Aveva pugno Giovanni, ma aveva anche un carattere difficile.

Sembrava semplice entrare nel suo mondo, era invece quasi impossibile. Diffidente per natura, non si lasciava mai andare del tutto. Portava nel cuore la sofferenza, convinto che fosse un peccato da scontare. Il dolore segnato dall’abbandono del padre e dalla malattia della mamma era un peso che si caricava ogni mattina sulle spalle. È stato il campione della gente, dall’oro olimpico all’ultima sfida contro Frederic Klose nel 2006. Una brutta serata chiusa da una struggente lettera scritta al figlio? Era un picchiatore che affascinava le folle. É stato l’ultimo eroe di una boxe che fatica a trovarne altri. Quell’impatto frontale sulla tangenziale di Voghera ha chiuso la storia di un atleta che all’Italia non ha regalato solo un oro olimpico e due mondiali professionisti. Le ha anche dato dignità, quella che lui invocava per chiunque salisse su un ring. Uno schianto terribile ha segnato la fine di un uomo che in alcuni momenti della vita ha smesso di lottare. Ma sul ring ha sempre trovato forza, determinazione.

Nel documentario ci sono le testimonianze di Livio Lucarno, storico maestro. Alessandro Duran e Giacobbe Fragomeni, amici e campioni del mondo. Salvatore Cherchi, manager dei trionfi. E c’è Giulia, la sorella, che tratteggia con amore il ritratto di Giovanni. Dalla rabbia accumulata nel trasferimento dalla Calabria a Voghera, all’isolamento che si era imposto. Parla con affetto di quel ragazzino introverso, che nella boxe cercava un successo da offrire alla persona più importante della sua vita. Quando mancava poco al trionfo olimpico, mamma Carmela se ne andava via per sempre. Giovanni esultava e piangeva su quell’oro appena vinto. La vita a volta sa essere davvero crudele.

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