venerdì 27 febbraio 2015
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Lo chiamano “l’altro teatro”, come se fosse di “serie B”. È quello in cui gli attori sono fatti di legno, metallo e pezza, figure (e oggetti) che vengono animati dall’alto con fili e stecche oppure da sotto, con una mano infilata dentro. Burattini, marionette e pupi sono i mezzi per rappresentare, in piccoli spazi spesso all’aperto, favole, storie comiche o tragiche destinate soprattutto ai bambini. Un’arte antica ma in agonia – si dice – uccisa dai cartoons e dalla televisione. Ma è davvero così? A giudicare dal diffondersi in Italia (come in Francia e Germania) di rassegne, eventi, musei, iniziative di ricerca, e dalla positiva risposta del pubblico, il “teatro di animazione”, soprattutto quello dei burattini, mostra invece una grande vitalità. A Milano, nel Garden/Foyer del Teatro dell’Arte, alla Triennale, il ciclo di spettacoli Burattini a merenda attira ogni giorno scuole e famiglie: fiabe, racconti moderni, i classici della commedia dell’arte si alterneranno sul mini-palco fino al 29 marzo. A Roma, il Teatro San Carlino, uno “Stabile” nel cuore di Villa Borghese fondato da Michele e Caterina Vitiello, presenta anche quest’anno un ricco cartellone che culmina con Il Piccolo Principe (fino a domani) e Il mago di Oz (il 28 e 29 marzo). A Napoli Pulcinella imperversa soprattutto al Teatro delle Guarattelle di corso Vittorio Emanuele con Bruno Leone e Irene Vecchia e al teatrino di Perzechella, nel ventre antico della città. E poi, per le strade del centro storico, si può assistere a E mazzate e Puricinella, raccontato da O’ Pazzariello. Persino le commedie di Eduardo trovano, nel “suo” Teatro San Ferdinando, volti, cuore e forma narrativa con i burattini. «Sì, perché queste figure di legno hanno un’anima – commenta l’attore e burattinaio veneziano Gigio Brunello – e sono in grado di esprimere un “teatro alto”... altro che folclore!».È la passione a muovere i burattinai, gente dalle mille risorse, artisti “totali”, nello stesso tempo attori, registi, sceneggiatori, macchinisti, scenografi, pittori, costumisti, artigiani che intagliano il legno per ricavarne i fantocci da mettere in scena, che dipingono quinte e fondali. Come nel caso di Patrizio Dall’Argine che vive a Parma, una delle capitali italiane dei burattini (nel monastero di San Paolo c’è il Museo Giordano Ferrari, con centro studi della materia). «La nostra è una forma d’arte tutt’altro che sorpassata, al contrario si distingue per la sua contemporaneità, perché si basa sulla fisicità: le marionette – spiega l’artista – sono statue che prendono vita come dei simulacri (non a caso la loro origine, che risale all’Antica Grecia, è religiosa) e si mettono in rapporto con il tempo e con le persone». Dall’Argine porta in Italia e all’estero le sue creazioni: il pupazzo che raffigura Fabrizio De Andrè e quelli, originalissimi, di Modigliani, Utrillo e Soutine, protagonisti di un’opera (da lui scritta) sui pittori della scuola di Parigi. «Io faccio un teatro per tutti, agile e povero, che si adatta anche alla luce di un parco o di uno spazio aperto, mi piace un teatro che favorisca la socialità». A Bologna, patria di Balanzone e Sganarello (è sotto gli Asinelli che Moliére avrebbe “rubato” la maschera per il suo Medico per forza...) operano Romano Danielli (cultore del dialetto emiliano) al Teatro Garisenda e un nugolo di giovani compagnie itineranti. A Bergamo i burattini hanno un solido punto di riferimento nel Teatro Caverna. L’altra culla della commedia dell’arte, Venezia, non ha invece un luogo fisso dove ospitare i burattini: «Ho presentato all’università Ca’ Foscari il mio Lumi dall’alto, la storia di un immigrato albanese, e agli studenti si sono commossi», racconta Brunello che martedì sarà a Cattolica per rappresentare, coi suoi pupazzi, Storie operaie. Non solo fiabe e storielle per bambini, dunque, ma teatro puro. Perché, come sostiene Dall’Argine «non è vero che il pubblico delle marionette sia passivo o reattivo solo emotivamente: quello abitudinario, composto da molti adulti, è critico: confronta, valuta, applaude a ragion veduta».E le marionette? Perduta (almeno in forma stabile), la tradizione dei Podrecca a Cividale del Friuli rimane attiva e con respiro internazionale quella dei Colla & Figli a Milano: la compagnia ha un atelier in via Neera nel quale propone produzioni ispirate al teatro classico e moderno: l’ultimo lavoro, La bella addormentata nel bosco (fino all’8 marzo), con marionette e costumi raffinatissimi sarà ospite a maggio del Festival di Charleston, negli Usa. E al sud? C’è l’opera dei pupi in Sicilia, dove la famiglia Cuticchio, a Palermo, cerca di mantenere viva una tradizione teatrale che risale al ’700. Ma questa è un’altra storia.
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