mercoledì 30 marzo 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
L’altra strada per recuperare tempo e pubblico perduto e riportare la musica, in questo caso il jazz, nelle case degli italiani? È la strada, molto “nostra”, dell’alto artigianato nella forma moderna della piccola impresa autogestita: con in più il corollario, inedito, di far interagire altre arti con la musica stessa. Questa strada oggi la indica bene Valentina Gramazio, cantante e autrice nonché socia del pianista Giovanni Mazzarino per l’etichetta indipendente Jazzy Records: per la quale ella stessa è protagonista del delizioso Cd in quintetto Per inciso, nove brani che rimandano alle radici del grande jazz vocale e vengono proposti assieme a incisioni dell’artista Paola Maestroni, le quali accompagnano la musica del disco nel libretto e, sotto forma di mostra, anche nei live. L’esito issa il brano che dà il titolo all’album sino a metà della classifica dei pezzi indie trasmessi in radio, e iniziare a girare l’Italia (in attesa di un tour tradizionale) con eventi musicali legati proprio a mostre delle acqueforti della Maestroni. Faccenda, questa, avvenuta già a Crema o Piacenza, e in questi giorni di scena a Milano. Ma Valentina Gramazio del resto è di professione anche una pubblicitaria… Signora Gramazio, a suo avviso ci sono colpe interne al mondo della musica, per il crollo delle vendite? «Nel caso del jazz, il jazz è comunicazione di una visione musicale, e non chiusura per pochi intimi: invece da tempo è vissuto così, solo per puristi. Temo sia un’estremizzazione del free jazz, che era legato a un contesto sociopolitico e non ribellione senza regole fine a se stessa: ciò però ha reso la melodia, per troppi, persino inaccettabile; e ha fatto ripiegare su se stesso il jazz facendo dimenticare decenni decisivi, dai Quaranta ai Sessanta, che poi sono quelli delle “songs” che più portano il jazz al pubblico, e su cui il mio lavoro di composizione si è concentrato. Venendo ovviamente bollato dai jazzisti come non-jazz, tanto quanto è stato rifiutato dal mondo del pop cui in qualche modo si avvicina: e però, lavorandoci oltre le barriere, anche le radio e la gente stanno mostrando interesse per una comunicazione musicale come questa». Che difficoltà comporta fare musica lontana dagli steccati di genere? «Occorrono investimenti importanti e impegno forte nel sapersi sostenere da soli. Hai come armi solo la passione e la pazienza, e l’ostacolo maggiore è la difficoltà di trovare una distribuzione su tutto il territorio che non abbia costi spropositati. Bisogna costruire un progetto e lavorarlo, insomma: io sono aiutata dalla mia “altra” professione, però in fondo per ogni musicista dovrebbe essere sempre questo il percorso. Fare arte come in bottega, e adagio adagio farla uscire da lì per porgerla al grande pubblico». Ma la pubblicitaria Gramazio che mezzi usa, per il suo disco e in generale nella sua etichetta? «Servono un buon ufficio stampa che sposi il progetto e non lo promuova per mero mestiere; serve imparare a usare i social network; serve provare a organizzare eventi che non siano solo concerti e neppure normali rassegne, ma vadano oltre. Dunque comprendano seminari, masterclass, incontri, conferenze sulla storia della musica: e non solo i live dei singoli progetti. Non ci si rivolge a un ipotetico “mercato”, ma alle persone: e queste vanno conquistate con cose da dire, nonché ampliando le loro basi perché possano capire le varie proposte che possono incontrare». Di qui dunque anche l’abbinamento con l’arte figurativa, presente sin nel libretto del disco? «Esatto. Nei concerti “normali” le acqueforti sono proiettate ed esposte in gigantografia nelle sale, dove è possibile però si lega alla serata di musica una loro vera mostra di quindici giorni. Si passa così al concetto di evento culturale, che è di più di quello del concerto in sé e mira a un pubblico ben preciso, in parte già preparato a certe proposte. Ma aprendosi di più, come dicevo prima, un interesse forte lo si ottiene anche da chi sembra lontano». Andrea Pedrinelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Valentina Gramazio, cantante e autrice nonché produttrice indipendente: «Per conquistare il grande pubblico bisogna rivolgersi non a un ipotetico mercato, ma alle persone, trasformando ad esempio i concerti in veri eventi culturali abbinati anche a mostre tematiche» Valentina Gramazio
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: