mercoledì 30 marzo 2022
La figlia di Alcide De Gasperi è scomparsa questa notte all'età di 99 anni; venerdì i funerali. Testimone del secolo e biografa paterna, è stata per anni una delle firme più amate di Avvenire
Maria Romana De Gasperi, figlia di Alcide, scomparsa oggi a 99 anni

Maria Romana De Gasperi, figlia di Alcide, scomparsa oggi a 99 anni - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Ripeteva spesso di aver avuto la fortuna di vivere la sua giovinezza «davanti ad un uomo onesto» che con il suo esempio le aveva insegnato «il coraggio di tenere fede alle proprie idee», quantunque «causa di sofferenza e di solitudine». Quell’uomo era suo padre: Alcide De Gasperi. E, anche se questa notte lei è mancata (i funerali si terranno venerdì 1° aprile, alle ore 11 nella chiesa di Santa Chiara, in piazza dei Giuochi Delfici a Roma), continuerà a parlarci di lui nella dimensione pubblica e privata, di Europa, di politica come missione. Sì, Maria Romana, spentasi a Roma a 99 anni, dopo una vita costellata di consolazioni (riconoscimenti e premi alla sua persona, non a un cognome), ma pure segnata da dolori atroci (come la morte di due figli Giorgio e Maurizio), continuerà a farlo attraverso i suoi scritti. Libri nati, attingendo a un ricco materiale documentario, come pure ai suoi ricordi, per far capire che lo statista «intelligente ed umile» che con le sorelle Lucia, Paola e Cecilia chiamava papà, era «un europeo venuto dal futuro».

Nata a Trento il 19 marzo 1923, primogenita di Alcide e di Francesca Romani, a quattro anni comincia a soffrire per l’assenza del padre, arrestato nel ’27 con il pretesto di espatrio clandestino e finito in prigione. Trascorre infanzia e adolescenza nella sobrietà, con il padre spiato dai fascisti anche dopo l’uscita da Regina Coeli alla fine del ’28, cui seguì l’assunzione presso la Biblioteca vaticana nell’aprile del ’29: vi sarebbe rimasto quasi quindici anni, al “catalogo stampati”, dove ogni mattina analizzava gli avvenimenti nel mondo, integrando il modesto stipendio, da pomeriggio a sera, in casa, con traduzioni e articoli.

Ma restiamo con Maria Romana che dopo il ginnasio e il liceo presso le Suore Francesi di Nevers a Roma, nel ’45 si laurea in lettere alla Sapienza. Nel frattempo la collaborazione con il padre – già iniziata dall’occupazione della capitale aiutandolo a mantenere i contatti con gli ambienti antifascisti – s’intensifica. E, all’indomani della Liberazione, con De Gasperi presidente del Consiglio dei ministri, è lei ad assisterlo come segretaria privata senza stipendio in un salotto davanti al suo ufficio al Viminale, dove si trovava allora la Presidenza del Consiglio.

QUI LA RUBRICA CHE TENEVA

Ma non sta solo a quella scrivania, dalla quale osserva l’andirivieni di personaggi come Saragat o Nenni o anonimi questuanti. Segue il padre anche in viaggi memorabili. A Parigi, nel ’46, alla Conferenza di Pace, dove De Gasperi rappresenta l’Italia sconfitta: ricorderà con noi Maria Romana: «Io c’ero, ricordo il silenzio assordante dopo il suo intervento, imputato responsabile di una guerra voluta dal fascismo che in realtà aveva combattuto. Solo dalla delegazione americana gli tesero la mano».

Poi negli Usa nel ’47: il viaggio grazie al quale il Belpaese ottenne aiuti per la rinascita. I cinegiornali dell’epoca mostrano Maria Romana a Washington vicino al padre a colloquio con i giornalisti e fotografi. Ci raccontò: «Gli chiedevano di tutto. Volevano conoscere, i suoi gusti, le sue idee. Ed è lì che definisce anche la sua idea di democrazia come rifiuto di ogni sensazionalismo o dei giochi di astuzie, ma come fatto di rigore, di concretezza . Quel soggiorno fu un’avventura. C’era una differenza enorme con il nostro Paese, la gente che usciva, le merci esposte nei grandi magazzini, il modo di vestire. Al di là di questi dettagli ho cercato di stargli vicina negli incontri che si seguivano uno dopo l’altro. I grandi discorsi se li faceva da solo o con i collaboratori e li pronunciava in inglese visto che era poliglotta, per altri interventi minori, magari nei ricevimenti gli mettevo in tasca dei biglietti con le cose da dire, i nomi delle persone da salutare»: così in un’altra intervista raccolta nel 2014 in margine ad un incontro a Bergamo dove ricordò i legami fra De Gasperi e il futuro Giovanni XXIII. Per Maria Romana quel ’47 sarebbe stato anche l’anno del suo matrimonio con Piero Catti, costruttore edile, ex partigiano e mancato sessant’anni dopo.

Abbastanza noti i ricordi degli ultimi anni accanto al padre (spesso al centro delle rubriche tenute ininterrottamente su "Avvenire" dal 1998 fino a poche settimane fa) dalla vittoria della Dc alle elezioni del 48 sino all’avvio del processo di integrazione europeo che le permise di avvicinare insieme al padre gli altri artefici dell’Europa, a cominciare da Adenauer nella capitale pochi mesi prima della morte di De Gasperi avvenuta il 19 agosto 1954. Da questa data pare già presente in nuce la sua vocazione. Eccola pronta a lavorare per far conoscere vita, opere e ideali, successivamente anche attraverso una fondazione a lui intitolata. «Proprio in quell’agosto 1954 in montagna, per la prima volta aprimmo delle scatole dove c’erano lettere e fotografie da anni tenute in soffitta. Capii che nulla doveva andare perso. Mi resi conto che dovevo scrivere tutto quello che mi ricordavo di lui», così in un’altra intervista.

Da rimarcare poi che questi suoi approfondimenti via via hanno reso lei stessa paladina di valori ed ideali volti a promuovere una cultura di unità fra i popoli e il rispetto dei diritti. Irrobustendo la sua personalità e consentendole di dare fondamento alle sue fatiche editoriali (dalla biografia mondadoriana De Gasperi uomo solo del ’64 alle varie edizioni degli scritti ed epistolari per Morcelliana, San Paolo, Marietti, ecc., sino alla prefazione al diario edito dal Mulino nel 2018).

Non è tutto: dovremmo ricordare il suo impegno come crocerossina volontaria negli ospedali della capitale dagli anni ’80 al 2004. E come dimenticare la sua presenza ultratrentennale sul nostro giornale? C’è però un’ultima cosa da aggiungere. Qualcosa che sognava per suo padre invitando a scoprirne l’autentica vena spirituale. Spiegava davanti ad un caffè, prima della pandemia, quando con Ilario Bertoletti andammo a casa sua a prendere le pagine inedite poi raccolte sotto il titolo La vita di Gesù narrata alla figlia Romana: «La fede per lui era importante. Devoto alla Chiesa senza essere clericale, senza confondere le sue convinzioni con il governo. Ma senza la fede non sarebbe stato il politico che è stato. Ed era attaccatissimo alla Bibbia in tempi in cui non la si leggeva». Non a caso don Franco Costa, subito dopo la morte dello statista, avvertiva che per scriverne la vita bisognava studiarne la spiritualità. Una spiritualità scandagliata nel processo di beatificazione, fermo da tempo, del quale Maria Romana ha sempre auspicato con discrezione una ripresa, sentendosi più fiduciosa dopo un incontro – ormai più di cinque anni fa – con papa Francesco.

------

Questa sera alle 23.10, Tv2000 trasmette il documentario ‘Mio padre, Alcide De Gasperi’ di Monica Mondo, in memoria di Maria Romana De Gasperi. La figlia dello statista disegna in un’intervista esclusiva a Tv2000, un ritratto privatissimo del padre, eppure di grande attualità, attraverso documenti, lettere, aneddoti mai rivelati, e immagini private inedite.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: