venerdì 23 giugno 2023
Il regista era tra gli artisti questa mattina in Cappella Sistina: «Francesco muove dal principio che l'arte apra all'invisibile. E questo mi interessa moltissimo»
Il regista Marco Bellocchio

Il regista Marco Bellocchio - Ansa

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Dialogo e bellezza oltre ogni divisione, per il bene dell’uomo. È quanto più ha colpito Marco Bellocchio dopo l’incontro con papa Francesco questa mattina nella Cappella Sistina insieme a oltre duecento artisti da tutto il mondo. «Francesco muove dal principio per cui l’arte è più che un linguaggio, è un percorso che superando la razionalità, la logica, il visibile permette di penetrare l’invisibile. È qualcosa che ha che a che fare con la fede, certo, ma è un principio che io condivido. Lo diceva anche mio fratello Pier Giorgio nei “Diari del Novecento”. I grandi artisti più dei teologi sono stati portatori di fede: eravamo nella Cappella Sistina, un luogo di immagini immortali. L’arte produce quel tipo di commozione, quel tipo di coinvolgimento che il papa ha paragonato al sogno. Ed è qualcosa che a me interessa moltissimo. E sicuramente è un veicolo per andare oltre il visibile. E quindi tanto più potente quanto più è bello».

Il papa si è soffermato sulla capacità di offrire “nuove versioni del mondo”: «D’altronde – dice Bellocchio ad Avvenire - sia nel passato remoto e ancor più nel Novecento l’arte ha sempre avuto la forza di trasformare. Penso ad esempio Picasso che in Guernica reinventa il massacro come capolavoro».

Ma è soprattutto sulla capacità di unificare che si sofferma il regista: «Mi pare che questo papa badi molto a non distinguere. Si è rivolto agli artisti saltando le divisioni, senza nessun pregiudizio tra chi crede rispetto a chi non crede. Non è un papa delle conversioni. In questo senso è un papa che crede nella tolleranza, nella coesistenza di popoli. In un tempo precatastrofico come questo, c’è una sproporzione tra pericolo e gli sforzi messi in campo. In questo senso il papa crede profondamente che ci debba essere un dialogo non esclusivo e in modo che tutti insieme la gente di buona volontà possa unirsi per trovare la soluzione».

Ed è su questo che si costruisce un campo di azione comune: «Francesco, come ci ha ricordato in chiusura, ha in animo i più poveri, i miliardi di persone affamate. La carità, la misericordia, l’amore sono concetti su cui si può trovare unità di intenti, per arrivare il più lontano possibile. In questo senso Francesco lancia nel mondo il Vangelo, l’amore, l’esperienza di Cristo e ribadisce la possibile potenza di conversione all’amore dell’arte nella sua bellezza».

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