martedì 20 febbraio 2024
Dopo 18 anni i partenopei vincono la Coppa Italia contro ogni pronostico. Un’impresa che ripaga delle amarezze calcistiche, una favola come la storia di Mabor sopravvissuto alla guerra del Sud Sudan
Tifosi in festa per il ritorno della Gevi Napoli con la Coppa Italia di basket

Tifosi in festa per il ritorno della Gevi Napoli con la Coppa Italia di basket - Ansa

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«San Gennaro ha fatto il miracolo », così è stata subito celebrata l’impresa della Gevi Napoli che ha conquistato la Coppa Italia di basket 2024. Un successo davvero sorprendente, non solo perché i partenopei sono stati capaci di battere in finale la corazzata Milano. Ma anche perché le favorite alla vigilia erano ben altre. E invece come già accaduto altre volte in questa manifestazione le grandi steccano: eliminata addirittura ai quarti anche l’altra big italiana d’Eurolega, la Virtus Bologna. Parliamo della squadra che con Milano si divide ormai da quattro anni anche Scudetto e supercoppa italiana. Un duopolio che fa storcere il naso per la sproporzione della potenza economica che hanno rispetto alle altre contendenti in Serie A. Eppure in Coppa Italia questo divario non si vede, a conferma di una formula (a eliminazione diretta) vincente (anche negli ascolti visti gli ottimi risultati della diretta Tv in chiaro su Nove e DMax) e spettacolare che non a caso piace anche gli americani: l’ispirazione per la nuova Nba Cup pare sia arrivata proprio dalla nostra Final Eight. E dunque dopo Brescia nel 2023, quest’anno la rivelazione è stata Napoli. Parlare però di “miracolo” nello sport è sempre ardito. Si rischia di non rendere il giusto tributo a una società tornata in Serie A nel 2021 che è riuscita ad allestire un organico di tutto rispetto con 4 milioni di budget (contro i 35 per dire di Milano).

Dopo 18 anni Napoli torna ad alzare la Coppa Italia, la terza della sua storia se consideriamo oltre al 2006 anche la vittoria della Partenope nel 1968 nella primissima edizione del trofeo. Altri tempi. Come purtroppo spesso accade al Sud le società sportive specie nella pallacanestro fanno presto a cadere dall’altare alla polvere, conoscendo l’onta di fallimenti e retrocessioni dolorose. Merito allora del presidente Federico Grassi aver riportato il basket che conta sotto il Vesuvio. Per un progetto che fa sognare visto che la proprietà è già all’opera per un nuovo palazzetto dello sport più capiente del PalaBarbuto e una grande sponsorizzazione. Una piazza ambiziosa supportata anche a Torino nella final Eight di Coppa Italia da un pubblico numeroso e sempre caldo. Per una città che vive di pallone e che dopo lo scudetto sta tribolando per una stagione molto deludente, quest’anno ci pensa la palla a spicchi a ridare orgoglio ed entusiasmo.

Non per niente l’eroe del quintetto bianco azzurro è stato ribattezzato “Diego Armando” Pullen, lui che di nome fa Jacob e non viene dall’Argentina ma dagli Stati Uniti. E a conferma di quanto il basket sia la nuova febbre in città, c’è anche chi (il giornale online Il Napolista) chiede a De Laurentiis di dare la panchina degli azzurri del calcio al ct della Nazionale Pozzecco, per ridare la carica a un ambiente afflitto come non mai. «Abbiamo fatto qualcosa che la città di Napoli ricorderà per sempre» le parole del coach croato Milicic, a cui fanno eco quelle del miglior giocatore della finale il polacco Sokolowski: «Siamo contenti di aver fatto felice il popolo napoletano». Ma il successo ha il volto raggiante anche del 22enne Andrea Mabor Dut Biar uscito vivo dall’inferno della guerra del Sud Sudan: «Non sapevo neppure più cosa potevo sognare per il mio futuro, come fa ogni bambino, perché la mia unica preoccupazione la sera era pregare che ogni componente della mia famiglia fosse tornato nel proprio letto». Il basket gli ha salvato la vita. Una favola nella favola di Napoli che trionfa sotto canestro.

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