giovedì 29 luglio 2021
Il cappellano del team azzurro scrive al canottiere, chiamato a prendere il posto di Bruno Rosetti, appena risultato positivo al Covid, a poche ore dalla finale olimpica…
Marco Di Costanzo

Marco Di Costanzo - Reuters

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Giochi olimpici di Tokyo. Chiediamo a don Gionatan De Marco a chi vorrebbe scrivere oggi la sua lettera.​Oggi ho deciso di scrivere a Marco Di Costanzo, canottiere, chiamato a prendere il posto di Bruno Rosetti, appena risultato positivo al Covid, a poche ore dalla finale olimpica …​Cosa vuoi scrivergli?

“Carissimo Marco,
penso che tu stia ancora pensando a quella telefonata nella notte che ti svegliava per darti la comunicazione che saresti stato tu a prendere il posto di Bruno Rosetti, appena risultato positivo al Covid, a poche ore da quella finale olimpica. E ti sei trovato da un momento all’altro, all’interno di un sogno che non sembrava destinato a te, ma che – come per tanti – nel cuore della notte ti ha raggiunto e coinvolto per un’impresa a cui non ti eri preparato, eppure ti sei ritrovato di fronte come scommessa da cogliere, con la promessa di non doverlo fare da solo.


Notizia bellissima! È quella che, senza di te, la vittoria non sarebbe arrivata! Certo, qualcuno di potrebbe dire: ‘Non te la sei guadagnata quella finale’. Sicuramente… ma ti sei guadagnato la vittoria! Sembra quasi rileggere nella tua avventura di Tokyo quella pagina del Vangelo dove si racconta del padrone della vigna che chiama gli operai in ore diverse, alla prima, alla terza, alla nona e all’undicesima… e a fine giornata ricompensa tutti gli operai con lo stesso denaro. Si sollevò una protesta di coloro che pretendevano di più perché avevano lavorato più tempo! E, invece, no! Tutti vengono retribuiti allo stesso modo! È ciò che è successo a te, chiamato all’ultima ora a metterti a remare e a essere premiato con la medaglia! E non è, la tua, una medaglia a metà! Perché premia la tua prontezza nella risposta, la tua concentrazione a entrare in un ritmo remato a cui non eri allenato, la tua forza che si è unita a quella dei tuoi compagni perché sentivi tutto il peso della responsabilità a non dover sperperare ciò che gli altri avevano guadagnato con fatica!


Notizia bellissima! È quella che esiste davvero il momento in cui è l’ala di riserva che permette di prendere il volo! È ciò che è successo a Matteo Castaldo, Matteo Lodo e Giuseppe Vicino! E per loro sei stato tu quell’ala di riserva che ha permesso loro di spingere in acqua la canoa, a non far sentire l’assenza della sincronizzazione con Bruno, a far salire ancora una volta sul podio il nostro Paese. Sii felice, Marco, per essere stato ala di riserva! E non si tratta di quella riserva che siede dimenticata sul punto di partenza, ma si tratta di quella riserva determinante quando forza e coraggio, entusiasmo e determinazione calano o vanno in rosso! Sii felice, Marco, perché hai dato volto a tutte quelle ali di riserva disseminate nel mondo di cui dovremmo accorgercene e chieder loro di abbracciarci per poter finalmente iniziare a volare insieme! E saremo tutti a mille per aver dato il massimo! E, soprattutto, per aver dato il meglio!”.


direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la pastorale del tempo libero, turismo e sport
Cappellano della squadra italiana


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