venerdì 22 gennaio 2021
Nel 1941 nel lager della città tedesca i prigionieri pur in condizioni disumane trovarono la forza di mettere in piedi una sorta di campionato calcistico
L’ultima partita  di calcio della “Lega di Terezin”, il torneo interno nell’omonimo campo di concentramento, ideato dall’ebreo Fred Hirsch,

L’ultima partita di calcio della “Lega di Terezin”, il torneo interno nell’omonimo campo di concentramento, ideato dall’ebreo Fred Hirsch,

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Nel 1896 la bandiera giallonera dell’Impero austro ungarico con la sua imponente aquila bicefala sventolava nell’allora capitale del Regno della Boemia, ovvero Praga, attuale capitale della Repubblica Ceca. Nella città imperiale vi era una numerosa comunità ebrea di lingua tedesca che aveva costituito dei circoli sportivi. In quell’anno animati dalla passione per il gioco del calcio da poco arrivato in città e che aveva visto la vittoria del Kickers Praganel primo campionato di calcio ufficiale sulle altre squadre della capitale (Atletic, Slavia e Sparta), alcuni esponenti della comunità ebraica fondarono il DFC Praga che significava “Deutscher Fussbal Club”; i colori sociali utilizzati furono il bianco e l’azzurro. Nei suoi primi anni di attività il sodalizio calcistico praghese partecipò al neo costituito campionato tedesco di calcio (1902-1903) e arrivò a giocarsi la finale ad Altona contro il Vfb Lipsia perdendo per 7-2. Il Dfc fu una delle prime squadre composte da membri di comunità ebraiche: vi erano anche l’Hakoah Vienna campione d’Austria nel 1924-25 con in rosa l’ungherese, i futuro mister Bela Guttman, e vi erano anche il Maccabi Sarajevo, il Maccabi Brno e altre per la maggior parte nei territori dell’ex Impero austro ungarico (discioltosi nel 1918). Quando negli anni ’30 del secolo scorso la Germania nazionalsocialista arrivò all’annessione della Boemia e dei Sudeti e cominciò a discriminare le inermi comunità ebraiche, anche le squadre che sino allora rappresentavano le stesse comunità, sparirono.

Nella città di Terezìn, in tedesco Theresienstadt, gli occupanti costruirono un campo di concentramento all’interno di una fortezza. Qui nel 1941 in condizioni disumane, tra privazioni di ogni genere, i prigionieri trovarono la forza di mettere in piedi una sorta di campionato, la Lega di Terezìn. Molti di loro erano calciatori. Nel febbraio del 2017 è uscito il libro in lingua tedesca curato da Stefan Zwicker e scritto da František Steiner (1925-2013) dal titolo Fussball Untern Gelben Stern, Die Liga in Ghetto Theresienstadt (“Calcio sotto la stella gialla, la lega nel ghetto di Theresienstadt”). Il testo racconta dettagliatamente com’era la vita di sofferenza nel campo e come Alfred “Fred Hirsch”, un ebreo tedesco arrivato nel 1941, che prima di essere deportato era fu dirigente nella società ginnica di Dresda Maccabi Hatzair. Hirsch, ebbe l’idea di organizzare una vera e propria lega calcistica nel campo di lavoro. Le squadre erano composte da persone che svolgevano diverse mansioni per far funzionare la città dei reclusi, come giardinieri, meccanici, macellai e elettricisti.

Le partite si giocavano in sette contro sette e duravano 35 minuti: il terreno di gioco era una grande cortile all’interno del campo dove dalle finestre dei caseggiati con mattoni a vista i prigionieri guardavano i calciatori che si sfidavano regalando un attimo di svago prima di tornare alla dura realtà. Il primo campionato fu vinto dalla squadra del “reparto cura per bambini”. Nel 1943 vinse il torneo la squadra dei “macellai” in cui spiccava il nome di Pavel Mahrer ex nazionale e stella dell’Hakoah All Stars negli Stati Uniti. L’ultima partita fu giocata il 1 settembre del 1944 tra le squadre dello Sparta e degli assistenti per l’infanzia davanti a 3.600 spettatori. Fu girato anche un film di propaganda dai nazisti per far credere che le condizioni di vita nel campo fossero ottimali. Poche settimane dopo da quell’ultima partita molti di quei giocatori che avevano vissuto e donato un attimo di serenità furono deportati ad Auschwitz, dove anche Alfred Hirsch, la mente del campionato, l’uomo che dava speranza ai detenuti, trovò la morte, come gran parte dei dannati di Theresienstadt.

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