giovedì 14 dicembre 2023
"La Stella di Greccio", scritto e diretto da Arnaldo Casali, racconta la notte di Natale del 1223, quando Francesco volle celebrare la Messa solenne in una grotta, con mangiatoia, bue e asinello
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Se in Piazza San Pietro, in questi giorni, bambini e adulti possono godere lo spettacolo dei cento presepi, bisogna ringraziare Francesco d’Assisi, che 800 anni fa “mise in scena” la nascita di Gesù, con fedeltà e immaginazione creativa. È uno dei più celebri episodi della vita del santo, la nascita del Presepio a Greccio, eppure fino ad oggi non è era stata mai raccontata sul grande schermo, se non con qualche fugace e poco filologica apparizione. Colma l’omissione La Stella di Greccio, film scritto e diretto da Arnaldo Casali e interpretato da frate Alessandro Brustenghi, che racconta la notte di Natale del 1223, quando Francesco volle celebrare la messa solenne in una grotta, con una mangiatoia collocata di fronte all’altare, tra un bue e un asinello, e gli eventi che ne hanno preceduto la preparazione. Quella celebrazione, come la traversata del Lago di Piediluco e un pranzo nell’eremo in cui il santo dà prova di essere davvero un “giullare di Dio”, costituiscono «l’apice della sua ‘carriera’ di giullare», come ha spiegato Casali durante la presentazione del film.

La Stella di Greccio si fa ispirare dall’intuizione di Francesco: raccontare due temi e due momenti solenni dello spirito cristiano, l’Incarnazione del Figlio di Dio e l’Eucarestia, con una rispettosa leggerezza che niente togliesse alla profondità della verità rivelata e col garbo cortese dell’umorismo di chi sa di affacciarsi su un mistero più grande di noi. Tanto più immenso dell’umana comprensione che solo un sorriso stupito, come quello di un bambino, può abbracciarlo. Il presepe di Francesco ha avuto un così enorme successo che non c’è casa dove manchi, nel mondo. Il film di Casali è piaciuto molto ad una sala piena di giovani studenti delle scuole medie, durante la proiezione a Terni, città natale del regista umbro. A riprova che ancora oggi, 800 anni dopo, la lezione del Presepe, come l’ha ben imparata il regista, attento studioso del santo e del suo tempo, funziona: giovani ragazzi adolescenti incantati dalla magia di una storia antica e sempre nuova.

Senza accorgersi, forse, che stavano imparando una difficile lezione di alta teologia: Dio che diventa uomo. Non è il Vangelo, allora che è noioso e incomprensibile, a qualsiasi età. Bisogna trovare il linguaggio adatto per comunicarlo all’uomo di ogni tempo. Il “giullare di Dio” non è affatto lontano da certo “umorismo” evangelico. Il bel libro di Klaus Berger, Un cammello per la cruna di un ago,lo spiega con chiarezza. Gesù afferma cose terribili e serissime usando un linguaggio che, quanto meno, fa rimanere a bocca aperta il lettore, come succede ai bambini davanti ad una meraviglia. C’è gente, nei Vangeli, che filtra moscerini e tenta di far passare cammelli per la cruna dell’ago. Ci fu un frate, a Greccio, che secoli fa si mise in testa di far rinascere Gesù Bambino. E nel 2023, c’è un’affiatata compagnia di attori appassionati che aggiunge l’arte del cinema ad una sceneggiatura che fu perfetta fin da subito. Di un giullare che era anche un geniale regista, senza saperlo. Il 17 Dicembre la proiezione a Greccio, dove tutto è cominciato.

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