sabato 7 novembre 2020
Da arbitro a vicepresidente del club umbro, primo in classifica in serie C: «Ora comprendo il peso dell’errore arbitrale. Con la società aiutiamo 190 famiglie povere e i bambini autistici»
Paolo Tagliavento, ex arbitro internazionale, 221 gare dirette in Serie A, fino al 2018

Paolo Tagliavento, ex arbitro internazionale, 221 gare dirette in Serie A, fino al 2018

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Questa intervista era programmata almeno un decennio fa, ma all’epoca il signor Paolo Tagliavento era l’arbitro della sezione di Terni, e quindi, da regolamento Aia non autorizzato a rilasciare interviste. Oggi invece, smessa la giacca – un tempo solo nera – del direttore di gara (con 221 gare di Serie A arbitrate in carriera) parla da “Libero Liberati” – mitico stadio cittadino intitolato al centauro iridato – e lo fa da vicepresidente della Ternana del patron «illuminato», Stefano Bandecchi. Il suo infatti, è l’unico club a fregiarsi nella ragione sociale del nome di un ateneo, peraltro di proprietà di “famiglia”: l’Università telematica Niccolò Cusano di Roma. «Uno spettacolo l’Unicusano, un complesso di 56mila metri quadri e un Campus nel Kent – a un’ora da Londra – con nove ettari di parco», informa Paolo Tagliavento che, tre anni fa, per li miti di età (allora 45enne) ha riposto il fischietto e i cartellini in una scatola, e spinto dall’«entusiasmo contagioso, dalla passione e dalla grande umanità del presidente Bandecchi» ha accettato questa nuova avventura da dirigente della sua squadra del cuore. «La prima partita della Ternana al Liberati l’ho vista a 4 anni e fino a 18 ho fatto tutte le trasferte con mio padre». Dalla Ternana della storica promozione in A (1971-’72) di Corrado Viciani, maestro all’olandese del gioco è bello quando è “corto”, a quella d’assalto di mister Cristiano Lucarelli, passa esattamente mezzo secolo. Tra discese ardite e risalite, le “Fere” rossoverdi sono tornate a fare fuoco e fiamme, e mai come quest’anno puntano decise alla promozione. Ternana capolista e imbattuta dopo otto partite (5 vittorie e tre pareggi) della serie C girone C. Squadra ottimamente diretta, a bordo campo dall’ex bomber “rosso” che rinunciò al miliardo del Toro pur di restare al Livorno, e fuori dall’ex “uomo nero” con la Ternana nel cuore, Paolo Tagliavento.
A proposito, quando arbitrava che ricordo ha del Cristiano Lucarelli calciatore?
L’ho arbitrato diverse volte ma non ho episodi particolari da raccontare. Di sicuro da calciatore non era così collaborativo come invece lo è adesso da tecnico – sorride – . Questa Ternana grazie a Cristiano, oltre al bel gioco che gli ha dato, è cresciuta molto sul piano della mentalità vincente... che è poi la sua, la stessa che metteva in campo da autentico trascinatore.
Una squadra generosa in campo dunque, a immagine e somiglianza del suo mister, attenta e attivissima anche nel sociale, come chiede il vostro «sensibilissimo Presidente».
Durante il primo lockdown dopo gli allenamenti tutti i giocatori, ma anche lo staff tecnico e noi dirigenti, andavamo casa per casa a consegnare i pacchi alimentari alle famiglie ternane in difficoltà. Adesso che l’emergenza Covid continua, la nostra associazione “Terni col cuore” dona buoni spesa e assistenza a 190 nuclei familiari. Il presidente Bandecchi sta finanziando il reparto di pediatria dell’ospedale di Terni con l’acquisto di nuovi macchinari e da poco è partito il progetto “Oltre il blu”: sostegno sanitario a 13 famiglie con bambini autistici in età 0-5 anni.
Un club solidale, che sta stregando la città, ma i vostri tifosi caldissimi, purtroppo come tutti gli altri, sono costretti a disertare lo stadio.
Terni è una città spaesata, prima la crisi economica, poi il Covid... Il calcio qui ha sempre rappresentato un deterrente alle tante problematiche sociali che spesso ricadono soprattutto sui più giovani. La frustrazione di non poter entrare allo stadio è tanta. Con un avvio di stagione così, almeno 7-8mila spettatori al Liberati li avremmo avuti. Per fortuna sta accadendo un mezzo miracolo: per la prima volta nella storia della serie C offriamo le dirette tv in chiaro delle nostre partite. Non è come assistere dal vivo, ma la qualità delle immagini in Hd – su Cusano Italia Tv, canale 264 del digitale terrestre online – rende più sopportabile un sabato senza stadio come questo, in cui tanti tifosi saranno con noi, a Castellammare di Stabia, per la gara contro la Cavese.
Che differenza c’è tra dirigere una gara e una società?
Prima, da arbitro contava esclusivamente la prestazione individuale, adesso invece tutto dipende dal risultato in campo della squadra. Oggi mi sento al centro di un progetto sportivo che coinvolge 27 giocatori e un intero organigramma in cui settimanalmente si condividono oneri e onori. Con l’esperienza di questi ultimi tre anni, se tornassi ad arbitrare il mio atteggiamento in campo sarebbe diametralmente diverso rispetto al passato, a cominciare proprio dall’approccio alla partita.
Il Var in C non è contemplato, ma lei è favorevole alla tecnologia in campo?
Assolutamente sì. Durante la fase di sperimentazione ero il più scettico fra i miei colleghi, poi mi sono bastati i primi 45’ di Inter-Fiorentina per capire cosa mi ero perso in tutti quegli anni... Se ne avessi beneficiato prima, sono certo che il Var mi avrebbe evitato i cinque peggiori errori della mia carriera: tipo il gol annullato a Muntari, palla dentro e non fuori di Buffon in Milan-Juventus (2012) e la rete in fuorigioco di Matip, non rilevato, nello “spareggio” Champions (2013) Schalke04-Basilea 2-0...
Immaginiamo che ovunque vada sono episodi che i tifosi ancora gli rinfacciano.
Ogni arbitro che ha diretto ad alti livelli si porta dietro l’etichetta della svista d’autore che ha commesso in carriera... Oggi comprendo meglio la reazione dei calciatori quando protestano per l’errore arbitrale, mentre non capisco perché nel 2020 non si dia la possibilità agli arbitri di poter discutere e giustificare il loro operato a fine gara. Sarebbe utile, quanto meno ad abbassare i toni e a non creare “mostri”. In Germania è da anni che il direttore di gara al triplice fischio finale va in conferenza stampa e risponde direttamente della sua prestazione. In Italia questo non è ancora successo, ma solo perché a molti fa comodo strumentalizzare l’errore, in modo da aizzare la piazza e alimentare la polemica.
Qualche polemica però, anche contro ex colleghi, l’ha scatenata anche lei, tipo la passata stagione contro il Bari dei De Laurentiis quando avete perso ai playoff.
Vero, ma ho agito da dirigente, perché solo in quel momento mi è stato chiaro come sia difficile per una società accettare l’errore arbitrale che non pregiudica solamente una partita, ma un’intera stagione. Faccio salva ovviamente la buona fede dell’arbitro e con cognizione di causa dico che sicuramente era dispiaciuto quanto noi.
Deformazione professionale la porterà comunque ad osservare se in campo ci sono arbitri che possono diventare i Tagliavento di domani...
In questa categoria, la C, ci arrivai grazie a Maurizio Mattei, storico arbitro di Macerata, che tra centinaia di arbitri dilettanti capì che da quel prodotto grezzo che ero sarei potuto diventare una gemma di Serie A. Le cose non sono cambiate, questo di C è un torneo “imbuto”: tra i 70-80 direttori di gara solo 4-5 verranno scelti e travasati tra i professionisti. Per gli altri, purtroppo vige la stessa selezione naturale che tocca ai calciatori.
C’è un rossoverde nella rosa di Cristiano Lucarelli che potrebbe arrivare al grande calcio?
Abbiamo diversi giovani che con noi stanno costruendo il futuro, però chi ci sta stupendo è Ivan Kontek, 23enne difensore centrale croato che il mister e il nostro direttore sportivo, Luca Leone, sono andati a scovare nella serie A slovena. Ne sentirete parlare di Kontek...
Lo ha detto con piglio molto tecnico, ma lei si allena mai con la squadra e fischia ancora qualche rigore in partitella?
All’inizio qualche volta l’ho fatto, anche per incontrare i giocatori e mettere a disposizione le mie conoscenze di arbitro e spiegargli le nuove norme del regolamento. Poi quando il nuovo ruolo di vicepresidente mi ha assorbito totalmente non sono più sceso in campo e la parte regolamentare ormai la cura il nostro staff tecnico. Abbiamo stabilito un “codice etico” ferreo: massimo rispetto per l’arbitro e per gli avversari, altrimenti scattano multe salate... che comunque vanno sempre a finanziare quei progetti solidali che servono a far star meglio chi non ha avuto il privilegio come noi di poter vivere di calcio.

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