sabato 21 febbraio 2015
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Un'attualissima raccolta di scritti sulla «conoscenza reciproca» fra cristianesimo e islam del gesuita Giovanni Fausti, missionario ucciso per la fede dal regime comunista «È la carità l'unico vero segno che distingue i discepoli di Cristo» A sottolineare la cifra di questo volume scritto da padre Giovanni Fausti, gesuita martire in Albania, è il sottotitolo: "Riflessioni di un testimone". Che traccia un netto spartiacque tra le diatribe politiche e il valore di un'esistenza spesa per quella congiunzione "e" che nel titolo unisce islam a cristianesimo, che denota una volontà indomita di dialogo. Fino a dare la vita per questa missione. Edita da Ancora insieme alla rivista "La Civiltà Cattolica", viene riproposta in edizione anastatica la raccolta degli articoli firmati dal 1931 al '35 sulla rivista dei gesuiti da Fausti, arrestato alla fine del '45 dal regime comunista con l'accusa di essere una spia del Vaticano e fucilato a Scutari il 4 marzo 1946. Aveva 47 anni; dal '29 al '32 era stato docente di filosofia presso il Pontificio Seminario di Scutari, di cui diventerà in seguito rettore. Nel 2002 a Scutari ha preso il via il processo diocesano di canonizzazione per lui e altri 39 martiri. Alcuni pezzi furono commissionati a padre Giovanni (non uno studioso, ma un missionario sul campo) da Pio XI, convinto che fosse necessario studiarne lingua e religione, usanze e pensiero. Pur senza «ignorare gli aspetti meno favorevoli dell'Islam», l'autore invita caldamente a una conoscenza reciproca che possa polverizzare «le prevenzioni», sostenuta dal «Vangelo dialogante», radicato nella fede e nella cultura locale. Perché, ieri come oggi, con parole di un'attualità disarmante, certe definizioni dei rapporti fra le due religioni suonano decisamente stonate: «Tolleranza in fondo in fondo non è una bella parola: essa vuol dire che si vive e si lascia vivere, ma ognuno per sé, ciascuno nella propria cerchia, ognuno camminando per la propria via. Unità di spirito vuol dire amore fraterno, aiuto reciproco, tendenza a una comunanza di pensieri e intimità di sentimenti, sacrificio di se stessi per il bene dei propri fratelli». E ancora: «Non si domandano rinunce di principi o di cautele a tutelare integro il patrimonio della fede. Solo si domanda carità, carità cristiana, l'unico vero segno che distingue i discepoli di Cristo. Abbiamo detto che l'ora dell'abbraccio fraterno forse non è molto lontana». Oltre all'approccio storico-critico, conferisce freschezza e contemporaneità al testo la scelta di un linguaggio lontano «dalla polemica difensiva o offensiva, che aveva caratterizzato in passato molta letteratura cristiana su questo argomento», per giocare invece «sul terreno del confronto e della valorizzazione dei punti in comune tra le due religioni. Tutto questo naturalmente a partire da una prospettiva cristiana fermamente presupposta, ma che tentava di uscire dal proprio hortus conclusus per cercare di comprendere una religione per secoli considerata la principale nemica», osserva nel saggio introduttivo padre Giovanni Sale, scrittore di La Civiltà Cattolica. In Albania, unico Paese europeo a maggioranza musulmana (il primo del vecchio continente a essere visitato da papa Francesco lo scorso 21 settembre), padre Fausti emerge dunque quale «precursore del dialogo islamo-cristiano» sancito dal Concilio, evidenzia nella prefazione padre Antonio Spadaro. I pezzi da lui firmati oltre ottant'anni fa rappresentano «un capitale di sapienza che può aiutarci a vivere meglio il momento presente con tutte le sue tensioni e le sue sfide». Altro che scontro di civiltà, altro che strumentalizzazione delle religioni per fomentare i conflitti: musulmani e cristiani sono «figli dello stesso Padre». Giovanni Fausti Islam e cristianesimo Riflessioni di un testimone Ancora-La Civiltà Cattolica Pagine 176. Euro 14,00
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