sabato 15 luglio 2023
Lo storico pilone della nazionale racconta la sua Academy, dove sono di casa anche i ragazzi disabili E dice la sua sulla nuova generazione di azzurri
Martin Leandro Castrogiovanni in mezzo ai bambini della sua Academy

Martin Leandro Castrogiovanni in mezzo ai bambini della sua Academy

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Dici Academy e pensi a quella di Valentino Rossi e i suoi campioni eredi del 46 di Tavullia, quella di “Castro” forse è meno famosa, però è più grossa, ha tanto cuore, è aperta a tutti, fa rima con inclusione e da quasi un decennio forma uomini e campioni. Pochi forse sul campo, tanti senz’altro nella vita. È questa l’idea del monumentale (1,88m x 117kg) Martin Leandro Castrogiovanni, leone di mille battaglie e mischie con 119 presenze in nazionale di rugby e successi nei club più famosi del mondo come Leicester, Tolone, Racing 92 Parigi e perché no, Calvisano, laddove nacque davvero tutto quando tornò in Italia appena ventenne nel 2001. È nato a Paranà in Argentina nel 1981, padre originario di Enna, ha il sangue latino e la forza di un gigante, capace di unire e annullare le diversità fisiche e mentali.
Martin, quanti ragazzi ha visto passarsi l’ovale nella Castro Rugby Academy?
Accogliamo 200 ragazzi dai 6 ai 17 anni ogni settimana, queste settimane sono 270, se faccio un rapido calcolo nei primi 8 anni penso che siano venuti dai 4 ai 5mila ragazzi. Tanti davvero. Attenzione, non solo rugby in senso stretto, i nostri allenamenti integrano lo sviluppo di capacità tecniche e mentali, puntiamo alla consapevolezza del sé e del proprio corpo attraverso tecniche di mindfulness e di controllo del respiro, promuoviamo lo sviluppo dell’intelligenza emotiva affinché i nostri giovani atleti sappiano gestire e trasformare le proprie emozioni in campo e fuori.
In cosa differenziano i ragazzi di oggi rispetto alla sua generazione?
Non vedo grandi differenze, i ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati, hanno bisogno di aiuto e sicurezze, dobbiamo tendergli la mano. Un bambino se lo segui bene capisce che ce la può fare anche da solo a raggiungere tanti risultati, hanno bisogno di essere spinti, supportati. In una settimana da noi fanno dieci allenamenti, due al giorno, tantissimo, non sono certo abituati. Eppure ce la fanno, trovano energie inaspettate. È la forza del gruppo, lo stimolo, si divertono in tutto ciò che fanno.
Se dico Mixed Ability e week end dell’1 e 2 luglio, cosa le viene in mente?
Due giornate stupende che hanno abbracciato la diversità umana, offrendo opportunità concrete a giocatori di ogni abilità, si lavora insieme per rafforzare se stessi. Il Mixed Ability propone un approccio innovativo alla rimozione di barriere e ostacoli, al “Torneo Piancavallo 2023” che è stato patrocinato anche dalla FIR ci sono state 4 squadre, Padova, Chivasso, Brescia, Alessandria, per un totale di circa 150 partecipanti tra atleti e facilitatori. Parliamo di inclusione vera, di un movimento in forte crescita, di ragazzi con disabilità mentali che fanno passi da gigante. Ad esempio i ragazzi autistici hanno paura del contatto fisico e di cadere a terra. Si allenano per questo, magari quattro, cinque mesi solo per imparare a cadere a terra senza paura e ci riescono.
Poi tutti al Terzo Tempo?
Certo. Ma non è solo bere e mangiare in compagnia, con questi ragazzi speciali eravamo tutti uguali, tutti a parlare con tutti, senza differenziazione alcuna. Nessuna emarginazione di nessun tipo che porta sempre grande sofferenza interiore. Siamo stati tutti insieme, tutti uguali, il Terzo Tempo è un fondamentale momento di crescita. Per tutti noi.
E poi Rugby Wheelchair, il rugby in carrozzina…
È la magia dell’Academy. Atleti veri, formidabili, che però sono semplicemente su una carrozzina, sono stati con noi nella settimana dedicata dal 2 al 8 luglio. I nostri bambini e ragazzi insieme ai ragazzi che giocano su sedia a rotelle, apre la mente, annulla le differenze.
È sempre in contatto con la campionessa Bebe Vio?
Siamo grandi amici, è di grande ispirazione per tutto quello che faccio. È lei che ha dato davvero il via a tutta questa bellezza dello sport per tutti. È un modello di vita.
Rugby, ma anche tanta televisione, dove la vedremo ancora?
Sono stato confermato ancora per Tu Si Que Vales, è una trasmissione vera e si vede, si percepisce dalla spontaneità dei partecipanti. E unisce. Perché raggruppa le famiglie il sabato sera: bambini, genitori e nonni, tutti insieme a vedere questo spettacolo.
A settembre c’è la Coppa del Mondo di rugby, l’Italia riuscirà a qualificarsi per i quarti di finale?
Ho fatto tre mondiali ed è sempre stata durissima per noi. Sarà così anche quest’anno avendo nel girone sia gli All Blacks che la Francia che gioca il mondiale in casa. Ma la verità sugli azzurri non è per questo mondiale…
Cosa intende?
Che questo gruppo di ragazzi è giovane e sta facendo davvero bene, da sempre vedo poco il risultato ma cerco di leggere cosa c’è dietro. Questo mondiale sarà il primo per tantissimi giocatori, farà parte del percorso di crescita di ognuno, l’esperienza, l’emozione, le sensazioni, tutto servirà per crescere. La verità sarà per la Rugby World Cup 2027. Vedo un grande gruppo, son certo di non sbagliarmi. Certo la partita persa nel 6 Nazioni con il Galles è stata un errore, una vittoria mancata, peccato, ci voleva quel successo, rafforzava il crederci davvero.
In quale pilone degli azzurri di oggi si rivede?
Ogni giocatore è diverso, non devono cercare di assomigliarmi. Sono tutti forti, Ferrari, Fischetti, Ceccarelli, Riccioni, giocano in grandi squadre tra le più forti d’Europa, hanno grande confidenza con l’altissimo livello. Ma guardiamo anche alla mischia e ai piloni dell’under 20, sono fortissimi. C’è una generazione di “avanti” di primo livello, forse qualcosa insomma abbiamo seminato noi vecchi…
Il nuovo ct Quesada è argentino, cosa ne pensa?
Gonzalo è un grande amico, ci conosciamo da tantissimi anni. È un grande allenatore, e un grande uomo. È l’uomo giusto per questa nuova Italia, perfetto per questo momento storico. Ha sangue latino, saprà unire il gruppo.
Se pensa all’Academy tra qualche anno…cosa sogna?
Come fosse un villaggio olimpico sempre aperto e per tutti. Con tanti sport, rugby, basket, volley e tanto altro. Per ogni disciplina sia i normodati che i diversamente abili, sedie a rotelle o qualsiasi disabilità fisica o mentale. Un grande centro inclusivo, con tutti a contatto con tutti indistintamente. Lo sport ha da sempre la forza di abbattere le barriere.

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