giovedì 3 novembre 2016
Figlia d’arte di Beppe e nipote di Franco, è il bomber dell’Inter femminile e prima calciatrice moviolista per Mediaset: «Ora capisco meglio gli arbitri. Il calcio rosa in Italia?»
Baresi la Regina del calcio in tv
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Il nuovo volto della moviola in tv è quello di Regina Baresi. Figlia e nipote d’arte dei due Baresi che hanno fatto grandi rispettivamente l’Inter, papà Beppe e il Milan, zio Franco, negli anni ’80. Regina ha 25 anni, e gioca a calcio da 13. È capitana, attaccante e «rigorista» dell’Inter femminile. Per lei parlano i numeri del “bomber”: 138 presenze e 60 reti realizzate. Da lunedì è sbarcata su Mediaset Premium al programma La moviola è uguale per tutti.


Regina ci racconti un po’ di questa nuova sfida tv da prima calciatrice moviolista della tv.
«Una bellissima esperienza, ho avuto un’accoglienza calorosa da parte di tutta la nuova squadra, dall’arbitro Graziano Cesari a Simone Malagutti e tutti i ragazzi dello studio di Mediaset Premium. In trasmissione mi occupo di analizzare un aspetto che per me è assolutamente nuovo, quello della moviola. Giocando sul campo difficilmente mi metto nei panni dell’arbitro, e quindi è un’esperienza assolutamente affascinante. Cesari analizza da arbitro, io da calciatrice: avere un punto di vista da entrambe le parti è sicuramente una cosa molto interessante, oltre che utile».


Si nasce con la passione per il calcio o nel suo caso ha prevalso essere figlia e nipote d’arte?
«È stato papà Beppe a trasmettermi la passione per il gioco, ed era quasi inevitabile che mi appasionassi al calcio. Oggi appena può mio padre viene a vedermi al campo, osserva e mi da sempre qualche buon consiglio a fine partita. Fin da piccolissima in casa, a scuola, con gli amici, talvolta in oratorio, giocavo sempre a pallone. Anche se non ho ricordi diretti di mio papà e di mio zio Franco in campo - hanno smesso di giocare quando io ero molto piccola - per me sono stati due esempi da seguire».

Ma in famiglia sono contenti che lei gioca a pallone?
«All’inizio non erano molto d’accordo ma dopo aver provato quattro anni con il tennis e aver sperimentato un po’ tutti gli sport, sono riuscita a convincere mamma e papà che questa era la mia strada. E l’ho percorsa».

Una strada che non ha più cambiato. L’Inter maschile non va, voi nerazzurre invece che campionato state facendo?
«Sì, ho sempre giocato in questa società, anche se prima si chiamava in un altro modo. Quest’anno siamo una buona squadra, ci sono tante giovani che sono cresciute a livello di esperienza, siamo un buon gruppo e il nostro obiettivo è quello di riuscire a tornare in serie A. I presupposti per non perdersi per strada ci sono tutti, sta a noi giocarcela fino in fondo».

Che realtà è quella del calcio femminile in Italia?
«Rispetto all’estero siamo ancora molto indietro. A livello giovanile le bambine iscritte alle scuole calcio sono in sensibile aumento, ma nei campionati di Serie A e B la strada da fare è ancora lunga. In altri Paesi europei o in America il calcio femminile è una professione, in Italia no. Gli allenamenti all’estero sono giornalieri, in orari non serali, e le calciatrici possono dedicare tutto il tempo e tutte le energie al calcio. Noi ci alleniamo solo la sera dopo il lavoro, spesso dalle 20 alle 22. Inoltre in Italia i pregiudizi sono ancora molti e ne abbiamo avuto riprova anche di recente.... Le donne che giocano a pallone sono viste come dei “maschiacci”. Del resto il calcio è considerato ancora uno sport prettamente maschile e la “leggenda” è che rovini il fisico femminile. Balle...».

Regina, quando è stata la sua prima volta allo stadio?
«Ho delle foto in cui sono molto piccola sugli spalti di San Siro, luogo che ho sempre frequentato assieme ai miei genitori. Adesso, giocando la domenica pomeriggio, riesco ad andarci raramente. Vado ogni tanto alle partite importanti. Ma il ricordo più bello che ho allo stadio è di pochi anni fa, quando abbiamo vinto il “triplete” con Mourinho. La festa della Champion’s rimane un momento indimenticabile, spero non irripetibile».

Dal “triplete” di acqua ne è passata sotto i ponti nerazzurri. Cosa pensi di questa Inter che ha appena esonerato De Boer?
«È un periodo un po’ così, l’Inter non riesce a trovare la sua stabilità e un allenatore che abbia la capacità di riportare un equilibrio di squadra. Adesso vedremo se lavorando con tranquillità e senza pretendere subito la luna da qualsiasi allenatore arrivi, si riuscirà a fare bene e a ricreare un clima un po’ più tranquillo. Noi tifosi ci meritiamo una grande Inter».

Facciamo una previsione alla “moviola”: chi vincerà lo scudetto in serie A chi sarà la squadra tricolore del campionato femminile?
«Penso che in serie A maschile lo scudetto lo vincerà ancora la Juventus. Per il calcio femminile vedo bene il Brescia o la Fiorentina, sono le due realtà migliori».

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