lunedì 12 giugno 2023
Una donna e un uomo. Hanno 31 e 32 anni. Selezionati fra 22.500 candidati in sei fasi di severi test, rappresentano il prossimo futuro dell’Italia nel cosmo
Anthea Comellini e Andrea Patassa, i nuovi astronauti italiani

Anthea Comellini e Andrea Patassa, i nuovi astronauti italiani - Esa

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«Nello spazio, e in particolare con le missioni con equipaggio, non esistono conflitti, ma cooperazione. Lo dimostra il lavoro che procede regolare, e con fattiva collaborazione, sulla Stazione spaziale internazionale». Anthea Comellini e Andrea Patassa, 31 e 32 anni rispettivamente, lo confermano. E nel frattempo, stanno davvero per toccare il cielo, anzi, le stelle, con un dito. Hanno superato 22.500 aspiranti astronauti, candidati provenienti da tutta Europa. Sono passati attraverso sei fasi di test piuttosto duri, e sono stati selezionati dall'Agenzia spaziale europea, nell’ultimo team di astronauti europei presentati a Parigi lo scorso novembre. Anthea e Andrea sono due dei 17 astronauti (5 in carriera, 11 membri di riserva e un astronauta con disabilità). Sono gli astronauti europei del prossimo futuro. Sono stati selezionati tra gli 11 di riserva, e abbiamo avuto l’opportunità di intervistarli grazie a Esa e Thales Alenia space Francia, dove è ancora oggi impegnata Anthea.

Anthea Comellini sulle orme di un mito come Buzz Aldrin

Il direttore dell’Esa, Aschbacher, parla dei nuovi astronauti come quelli della «generazione della Luna», perché quando voleranno loro i viaggi Terra-Luna saranno iniziati a un ritmo più o meno regolare. Cosa ne pensa Anthea Comellini, selezionata per i voli spaziali, che raggiungiamo presso la Thales Alenia Space con sede a Cannes, dove lavora come ingegnere aerospaziale nel reparto di Ricerca e sviluppo per la guida e controllo dei satelliti.

«Sarebbe meraviglioso, ma al momento non ci penso troppo. Vi sono molti altri step da superare. Iniziare a integrarsi con gli astronauti, imparare ancora tante cose. Certo, sarebbe una cosa bellissima. Sono cresciuta nell’era dei voli dello Space Shuttle, che tanto mi hanno appassionato. E poi ovviamente della Stazione spaziale internazionale. Ma mi sono sempre documentata molto sulle missioni Gemini e soprattutto Apollo. Incredibili. Sarebbe fantastico vivere di persona ciò che hanno fatto quegli astronauti. E poi la Luna potrebbe essere la base intermedia per l’esplorazione dello spazio profondo, e quindi anche Marte», afferma Comellini.

Riguardo alla lunga selezione per giovani astronauti, Anthea racconta che «i test sono durati più di un anno. Durante la prima fase, siamo passati in circa 1300. Dovevamo superare test psicometrici. Test della memoria, velocità di percezione, coordinazione occhio-mano, per citarne alcuni. E siamo rimasti in circa 400, e poi tutti a Colonia, al Centro di addestramento astronauti dell’Esa, per ulteriori test sulla personalità e psicologici e siamo scesi a un centinaio».

«Dopo ulteriori e complessi test psicologici siamo rimasti in circa 50 per un colloquio classico di lavoro con personale dell’Esa. Obiettivo: valutare la motivazione. Da qui siamo stati scelti in meno di 30 e abbiamo avuto un colloquio finale col direttore generale. Infine siamo stati selezionati in 17».

È un metodo che l’Esa ha avviato per prepararsi al futuro. Le imprese spaziali saranno sempre più numerose. Il corpo di riserva serve, appunto, per essere “pronti” nel caso nuove opportunità di volo si manifestino, cosa che non è così improbabile soprattutto in questo clima di grande interesse nel fare ricerca in microgravità in orbita bassa, e con l’avvento di “attori” commerciali. Il concetto del riservista è quello di “tenersi pronti” verso opportunità di volo nuove.

Anthea probabilmente andrà nello spazio negli anni dal 2026 in poi. E magari verso la Luna. È esperta di rendezvous spaziali e non possiamo fare a meno di chiederle se conosce la storia di “Mister rendezvous”, essendo Anthea molto giovane: «Certo! È il mitico Buzz Aldrin, pilota del modulo lunare dell’Apollo 11. Conosco le missioni Apollo, poiché mi sono documentata molto sul programma davvero straordinario. Aldrin in effetti parlava continuamente di rendezvous e agganci nello spazio, già materia della sua tesi di laurea e poi specializzazione durante il suo inizio di carriera alla Nasa. Spero che il fatto di essere una “miss rendezvous” mi porti realmente fortuna, come capitato a Buzz».

Andrea Patassa «Il grande sogno»

Andrea Patassa è un aviatore di quasi 32 anni, e la prima fase del suo sogno che si avvera è legata al 2022. In una categoria che, in qualche modo, rappresenta una novità. Quella degli astronauti di riserva. Il che non significa che non siano astronauti a tutti gli effetti. «Facciamo parte di un team che dovrà essere sempre pronto a partire per lo spazio», ci conferma Andrea, che aggiunge: «In seguito potremo essere inseriti nei “titolari”. Quindi è previsto che ci addestreremo come tutti gli altri astronauti, poiché, come alcune volte è capitato in passato, se un titolare per una qualsiasi ragione non potrà partire, dovremo essere pronti. E nel frattempo, faremo molta esperienza a terra e supportando le missioni dalle basi spaziali».

Ma capita anche che «alcuni astronauti, pur restando in servizio attivo, non fanno più addestramento, perché diventano una sorta di ambasciatori dello spazio a livello internazionale. A quel punto c’è bisogno di altri astronauti che subentrino subito». In pratica, si tratta del percorso che seguono tutti i nuovi astronauti, di tutte le agenzie spaziali: «Personalmente, anche se non vedo l’ora di poter partire per lo spazio, non ho fretta. Siamo giovani, abbiamo un bel futuro davanti e l’esperienza ci aiuterà a essere ancora più pronti per le prossime sfide».

Andrea racconta di aver iniziato il percorso di selezione rispondendo al bando dell’Esa «e da quel momento è iniziata una lunga sequenza di e-mail, dove ho capito che avevo qualche possibilità». Molte le prove davvero difficili, «in particolare, per me, quelle cognitive. Sono dei test psicologici complessi ma allo stesso tempo divertenti, come dei giochi. Che servono per capire quanto sei rapido ed efficace nell’intervenire in alcune azioni e contesti».

La centrifuga?: «Non l’abbiamo fatta, ma in ogni caso non mi spaventa, perché l’ho già provata per diventare pilota. E in effetti è una bella prova, piuttosto estrema». Andrea racconta dell’incontro, durante le selezioni, con gli astronauti già in servizio attivo: «Ho conosciuto Luca Parmitano, che era nella commissione di selezione. E anche Alexander Gerst. Persone eccezionali, avevo la sensazione che fossero dei fratelli maggiori. Ero emozionato quando incontrai Luca, quasi non mi pareva vero, così come mi emoziona poter lavorare con lui in futuro».

Anche lui guarda con speranza alla Luna: «Ci penso, naturalmente, ma preferisco fare un passo alla volta. Ora sono astronauta di riserva. Prossimo passo, astronauta titolare. E poi anche una missione in orbita terrestre, sulla Stazione spaziale internazionale, sarebbe davvero il coronamento di un sogno».

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