martedì 15 marzo 2016
Galeone: «Provaci ancora Allegri»
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Per il popolo degli stadi, specie quello dell’Adriatico di Pescara, il 75enne Giovanni Galeone era e resterà per sempre il “Profeta”. Alla sua scuola si sono formati almeno una dozzina di allenatori in carriera, «Gasperini, Giampaolo, Camplone, Di Cara, Calori, Bergodi, Gautieri, Giunti…», ricorda affettuosamente snocciolando l’elenco lunghissimo, in cima al quale un posto a parte spetta al suo «figlioccio », prediletto: Max Allegri. Per il conte Max, con il “Profeta” sono stati sette anni di apprendistato da calciatore e una stagione da vice in panchina, all’Udinese. Al maestro, rispetto all’allievo è mancata l’occasione di guidare la grande squadra, anche se la storia di cuoio racconta di un Massimo Moratti pronto a mettere Galeone sotto contratto all’Inter. «Ma quella - taglia corto il “Profeta” - è una storia vecchia. Parliamo del presente e del futuro, parliamo di Max…». Il futuro allora è già “domani”. All’Allianz Arena la Juve del suo Max Allegri riparte dal 2-2 dell’andata contro i “marziani” del Bayern Monaco di Pep Guardiola. “Mission impossible”? «No perché? Io ho sognato lo 0-1, al 93’ e la Juve che vola ai quarti - sorride di gusto - . Certo il Bayern è spaventoso: in ogni reparto dispone di giocatori di una tecnica superiore alla media. Però si è visto che se superi il loro primo pressing li metti in difficoltà. Se poi hai uomini che tagliano in verticale, come Pogba e Cuadrado, gli puoi fare male. L’importante è che la Juve se la giochi in tranquillità, evitando di concedergli tempo e spazio, come ha fatto nei primi 45 minuti dell’andata». Letta così sembra una sfida apertissima. «Infatti lo sarà, perchè proprio sulla lettura della partita Allegri non ha molti rivali in circolazione e poi è un piccolo genio dei cambi in corso d’opera. L’ha dimostrato in campionato, ma anche in Coppa: Morata e Sturaro subentranti e decisivi nel 2-2 con il Bayern. Max dopo la finale di Champions dell’anno scorso è entrato a far parte dell’élite, è tra i primi cinque allenatori d’Europa, quindi del mondo». Arrigo Sacchi non la pensa proprio così, gli ha dato dell’“ orecchiante”... «Massimo rispetto per il passato al Milan di Arrigo Sacchi, però gli voglio ricordare che a Parma difendeva il settimo posto in serie B e che il 4-3-3 non l’hanno inventato né lui, né Zeman... Catuzzi e il sottoscritto quel modulo lo praticavamo molto prima di loro. Così come è ora di finirla con la barzelletta che Antonio Conte ha ideato la “difesa a tre” della Juventus e che Allegri l’ha semplicemente “copiata”. È un insulto a chi da due stagioni sa far giocare la Juve a tre o a quattro, a seconda delle partite e degli uomini che ha disposizione, con risultati anche migliori». In questa Juve Allegri ha comunque a disposizione tanti campioni. «Molti lo sono diventati grazie a lui. Alcuni senatori, come Evra e Barzagli, stanno vivendo una seconda giovinezza. Ma è con Paulo Dybala che Max ha fatto un capolavoro, e anche Zamparini invece di criticare farebbe bene a stare in silenzio e ammirare. A Palermo Paulo giocava da attaccante spalle alla porta, nella Juve è diventato un trequartista sopraffino. Dybala ha sempre un attaccante davanti, Mandzukic o Morata, a fare il lavoro sporco e lui può mettere in mostra le grandi doti tecniche e realizzative del gran trequartista che è diventato». Per affinità elettive si capisce che Allegri ha un debole per Pogba. È il francese l’allievo che porterà ovunque andrà in futuro? «Io mi innamoravo dei giocatori e li volevo sempre con me quando cambiavo squadra, ma da questo punto di vista Max è più freddo, e forse è meglio: l’emotività nel calcio può giocare brutti scherzi. Pogba è migliorato tantissimo, anche se per l’Europa gli avevo consigliato un giocatore che sarebbe tornato molto utile, ma la Juve non glielo ha preso». E chi sarebbe questo acquisto sfumato all’at- tento dg bianconero Beppe Marotta? «Perotti del Genoa. L’ha preso la Roma e ha fatto un affare. L’argentino è un tipo di giocatore, specie adesso che Pereira s’è fatto male, che poteva incidere moltissimo nello schieramento della Juve. Ripeto, tornava utile nelle gare di Champions, perché in campionato a Max per rivincere lo scudetto bastano e avanzano i giocatori che ha». Campionato dunque chiuso, o il Napoli di Maurizio Sarri può ancora sperare nell’aggancio alla Juve? «Il Napoli può contare su un calendario più facile, ma deve vincerle tutte. Anche se per arrivare alla quota scudetto di 86 punti potrebbe anche perdere le due trasferte più dure, contro Inter e Roma. Sarri comunque vada ha fatto un gran lavoro, ma per me non è una sorpresa, già quando era al Pescara consigliai di tenerlo perché è uno che le squadre in campo le sa mettere benissimo». All’Empoli al posto di Sarri sta facendo bene un altro suo allievo, Marco Giampaolo: che cos’ha meno di Allegri? «Giampaolo è uno attentissimo ai particolari e sa insegnare calcio come pochi, ma rispetto a Max è troppo rigido e per questo motivo ha dovuto ricominciare dalla Lega Pro (Cremonese). Ma è uno da Serie A al 100%. Se Marco saprà liberarsi di qualche pesantezza di troppo e dare libero sfogo a un pizzico di “manicomio” che io gli ho trasmesso, allora anche per lui arriverà la chiamata della grande squadra. Del resto la Juve in passato aveva già pensato a lui...». Gira che ti rigira parliamo sempre di Juve, ma se domani dovesse uscire dalla Champions rimarrebbe solo la Lazio in Europa (League). «La finale di Champions dell’anno scorso, Juventus-Barcellona, per le squadre italiane doveva essere l’inizio del rilancio europeo, invece il 2016 è stata una stagione di figuracce. Fiorentina e Napoli giocano bene, ma gli è mancata la personalità e quella le squadre spagnole, che nelle Coppe stanno vincendo in continuazione, ne hanno da vendere». In questo momento l’unico italiano vincente all’estero è Claudio Ranieri, capolista in Premier League con il suo Leicester. «Allucinante! Ranieri è riuscito a portare in Inghilterra la nostra mentalità difensiva: il Leicester è l’unica squadra della Premier che chiude spesso le partite sull’1-0. Ranieri ct? No, in Federazione penso che sceglieranno Roberto Donadoni che è cresciuto tanto in questi anni, è uno degli allenatori più bravi e da noi potrebbe funzionare in certi club come il Milan o magari in Inghilterra, come Ranieri». Gli inglesi aspettano Antonio Conte al Chelsea, ma prima il ct azzurro agli Europei può chiudere in bellezza con la Nazionale... «Non so, la sua è una Nazionale che non riesco a decifrare: non ha un centravanti di ruolo e non ha ancora sfruttato il giovane più forte che abbiamo, Berardi del Sassuolo. Verratti deve maturare ancora prima dell’investitura del “nuovo Pirlo”: diventerà un grande, ma solo se gli insegnano che il centrale piazzato davanti alla difesa non deve mai mettere il “sedere per terra”. Se impara questo, il futuro è tutto dalla sua». E il futuro del suo “figlioccio” Max Allegri quale sarà? «Ancelotti va al Bayern, Conte al Chelsea, Guardiola al City e Mourinho allo United. Quindi da piazzare manca solo lui, il quinto. Allegri lo vedo ancora un altro anno alla Juve, poi deve assolutamente confrontarsi con un’esperienza all’estero. Real e Barcellona sarebbero i club ideali, ma andrebbe bene anche un grande club in Inghilterra. Del resto è da quando allenava il Milan che Max studia l’inglese».
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