lunedì 21 dicembre 2015
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​La Croce di Lampedusa al British Museum. A rendere unico l’evento è la scelta della data in cui renderla visibile al pubblico, venerdì scorso, in una sorta di cerimonia di addio per l’ultimo giorno da direttore di Neil MacGregor. La notizia è  stata ripresa da tutti i grandi media britannici che hanno sottolineato la volontà di MacGregor di salutare dipendenti e visitatori con l’ultima acquisizione sotto la sua direzione, dal grande valore simbolico. La croce, esposta nella Room 2, alta 35 cm, è opera dell’artista-falegname Francesco Tuccio, che ad “Avvenire” ha confermato la donazione. Dal 9 aprile del 2009, quando non aprì la bottega per andare a salvare con i suoi compaesani i migranti vittime dell’ennesimo naufragio, realizza croci con il legno delle imbarcazioni che trasportano chi scappa da guerre, persecuzioni, fame. Ogni sua croce è una persona, morta con la speranza di una vita migliore: da quasi sette anni quelle che ormai comunemente chiamiamo «carrette del mare», nelle sue mani si trasformano nella materia prima per non dimenticare e per pregare. Così come fece papa Francesco celebrando la Messa a Lampedusa l’8 luglio 2013, nel suo primo viaggio papale fuori da Roma. Durante la celebrazione, stringeva una delle sue croci. Speciale è anche quella donata al British Museum, perché realizzata con il legno dell’imbarcazione del naufragio del 3 ottobre 2013, quando a morire, inghiottiti dalle acque, furono oltre 360 migranti. «La generosità del signor Tuccio – ha dichiarato MacGregor – è un toccante dono e permetterà a tutti i visitatori del museo di riflettere su questo significativo momento della storia dell’Europa, una grande migrazione che potrebbe cambiare il modo di concepire il nostro continente». Una croce realizzata da Tuccio per la Fondazione milanese “Casa dello spirito e delle arti” sta girando per le parrocchie italiane dall’aprile del 2014.
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