giovedì 2 febbraio 2023
Riconosciuto capofila della cosiddetta “scuola romana”, per più di trent'anni diresse la Scuola di specializzazione per il restauro dei monumenti
Giovanni Carbonara (1942-2023)

Giovanni Carbonara (1942-2023) - -

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«Il restauro è un atto critico», amava ripetere ai suoi allievi il professor Giovanni Carbonara, scomparso mercoledì a Roma all’età di 80 anni. Gli piaceva rispolverare quella citazione di Paul Philippot, insigne storico dell’arte francese. E insigne era pure Carbonara, suo malgrado, grazie a un’intera vita consacrata allo studio della teoria e della pratica del Restauro architettonico, disciplina della quale è stato professore emerito e riconosciuto capofila della cosiddetta “scuola romana”. Nato nella Capitale nel 1942, era cresciuto nell’operosa Italia del dopoguerra. Laurea in architettura nel 1967, qualche anno di gavetta nelle soprintendenze, prima di iscriversi alla Scuola di specializzazione per il restauro dei monumenti. Allievo e assistente di cattedra di Renato Bonelli, si era formato nel solco tracciato da Cesare Brandi e De Angelis Dossat. Poi era diventato docente, prima a Pescara e poi a Roma, all’università La Sapienza, professore ordinario dal 1980. E, per più di trent’anni, aveva diretto la suddetta Scuola di Specializzazione. Decenni in cui aveva diviso le giornate fra l’insegnamento nelle aule della storica facoltà di Valle Giulia e il lavoro sul campo, con un carnet che annovera innumerevoli pubblicazioni (sul suo Trattato di Restauro architettonico hanno studiato generazioni di professionisti), interventi e consulenze su buona parte dei monumenti, religiosi e civili, più delicati e preziosi del nostro Paese. Un elenco che spazia dalla facciata di Palazzo Montecitorio alla chiesa paleocristiana di Santo Stefano Rotondo a Roma; fino alle mura urbiche dell’Aquila, alle cattedrali di Matera e di Ferrara, al Grattacielo Pirelli a Milano.

Nel corso degli anni, era diventato membro della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti, consulente per il restauro della facciata della Basilica di San Pietro e medaglia d'oro dei benemeriti della Cultura e dell'Arte. Ma quegli onori non lo avevano cambiato. Insegnava, si confrontava e consigliava allievi e colleghi sempre col sorriso e con aplomb britannico, accompagnato da quell’impalpabile aura di sapienza e umiltà che hanno in pochi, rara perché priva di alterigia o boria. «Un maestro di vita, per tanti di noi – ricorda, commossa, la professoressa Daniela Esposito, direttrice dopo di lui della Scuola di specializzazione e oggi a capo del Dipartimento di Storia, disegno e restauro dell’architettura della Sapienza -. Una vita dedicata all’amore per la sua famiglia, per i suoi studenti e per la disciplina del restauro. La sua umanità, il suo pensiero e la sua gentilezza saranno modello e monito per noi e per le generazioni a venire». Il dubbio fecondo sommato al rigore dello studioso erano la sua bussola, la cifra del suo approccio alle preesistenze.

«Ci ha insegnato a credere nella forza dei principi, nel rispetto dell'alterità, prima ancora che nei criteri scientifici – dice l’architetto Beatrice Vivio, sua allieva e oggi funzionario del ministero della Cultura -. "Il restauro è progettazione", ripeteva, trasmettendo il proprio pensiero critico a studenti, progettisti e colleghi. "Noi siamo artigiani di bottega, Vivio", mi diceva, e tirava avanti, revisione dopo revisione, negli interminabili laboratori universitari del giovedì». Anche dopo esser andato in pensione, Carbonara non mancava ad appuntamenti di studi, seminari, presentazioni di volumi. Il restauro, era la sua convinzione, «si nutre del dubbio e della conseguente ricerca, richiede apertura mentale ed equilibrio, rigore concettuale e insieme spirito pratico». Un approccio che qualcuno aveva voluto contrapporre alla scuola conservativa del restauro “com’era dov’era”, delle opere ricomposte à l’identique. Ma Carbonara non viveva di contrapposizioni, amava il dialogo. Ora il Covid, che tanti lutti ha disseminato, se l’è portato via. «Ci sentiamo orfani – considera la professoressa Esposito -, ma ci conforta sapere che i suoi insegnamenti continueranno a vivere nell’opera dei tanti che ha formato, nell’università, nei ruoli pubblici e nelle professioni». Chi vorrà, potrà dargli un ultimo saluto terreno oggi nelle esequie, alle 11.30 presso la sua parrocchia, Santa Chiara, in piazza dei Giochi delfici, a Roma.

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