Salute e corpo: il breviario di Andreoli sulla società di oggi
Nel suo ultimo libro lo psichiatra ragiona sui mutamenti di paradigma in campi come la salute e la cura del corpo: raggiunto uno status quo si cercano nuove prospettive di benessere

Anticipiamo ampi stralci dell’introduzione al volume Ciascun uomo può cambiare scritto dallo psichiatra Vittorino Andreoli (in libreria dal 2 settembre per Solferino, pagine 688, euro 25,00).
Il termine «crisi», se associato a «società», assume un significato strutturale. Non solo perché nell’arco della storia non si è mai potuto raccontare di una società in un equilibrio perfetto, ma soprattutto perché una comunità deve tendere a un miglioramento continuo, considerare tutte le componenti, che costituiscono i bisogni del singolo uomo e dei gruppi sociali.
Esiste una dinamica tra «bisogni» e «desideri» che si caratterizza per la trasformazione dei desideri in bisogni. Là dove l’uomo usa l’immaginazione e la fantasia, tende a proiettarsi al di fuori dello status quo abituale. Lo arricchisce di un qualcosa che vorrebbe e che, proprio perché non ancora attuato, finisce per diventare un bisogno da raggiungere.
Pensando agli imperativi descritti da Charles Darwin (l’alimentazione, il territorio entro cui sentirsi difesi, i contatti tra generi per far proseguire la specie), necessari affinché il singolo e la società si adattino all’ambiente (al mondo), vanno intesi come bisogni della sopravvivenza.
Ma la società umana ha mostrato di lottare non solo per vivere, ma per migliorare la qualità dell’esistenza. E il termine «qualità» ha una dimensione indefinibile e senza limiti.
Vi è sempre un distacco tra condizione attuale e quella che, in un dato momento dell’esistenza, appare ideale e proprio per questo, diventa un possibile progetto da realizzare. Inevitabilmente una volta che lo si raggiunga e venga stabilizzato, assume la dimensione dello status quo e lascia lo spazio a nuove prospettive.
I termini «attuale» e «ideale» già erano stati indicati da Sigmund Freud per l’io, ma certamente valgono anche per i gruppi sociali e per una società intera. Se la dimensione attuale è conosciuta in quanto è vissuta, quella ideale è solo immaginata e desiderata. L’uomo ne ha una visione mentale che fa parte dei desideri, persino dei sogni: funzioni della mente che spingono a programmi per realizzarli ma, fino a che ciò non accade, costituiscono un qualcosa che manca. E per lo più, il termine «crisi» ha, come contenuto, una mancanza.
Ne deriva che una società senza crisi è, per paradosso, malata e riporta alla condizione di specie non umane, come gli insetti sociali, che rispondono a istinti e pulsioni. Le termiti o le formiche sono società attive, considerate perfette, e al contempo immobili in quanto tutto ciò che svolgono riporta agli imperativi darwiniani. Le società umane sono sempre in crisi e per questo si trovano nella condizione di continuare a vivere nella crisi.
Nel mondo classico Esiodo aveva introdotto l’età dell’oro, in cui gli uomini vivevano in pace tanto da non venire distinti dagli dèi immortali, se non per il fatto che erano destinati alla morte: una notte si addormentavano e non si svegliavano più, senza avvertire rifiuto o dolore. Le società del tempo presente si mostrano particolarmente in crisi, proprio per le prospettive di un benessere che, sempre più, si allontana dalle condizioni di vita attuale. I desideri sono esplosi e non si parla più di adattamento del singolo e dei gruppi all’ambiente geografico e sociale, le società sono in continua evoluzione e persino la natura muta, per un divenire geologico e ambientale, ma soprattutto perché vi contribuiscono l’uomo e le specie viventi. Ed è evidente che adattare due termini in continua variazione, configura uno dei temi cruciali, da risolvere persino sul piano concettuale, fino a rappresentare una vera «congettura» che non sembra avere soluzioni.
A indicare uno soltanto dei paradigmi dell’esistenza, il nodo più importante è dato dalla salute, definita come l’insieme del benessere fisico, psichico e sociale. Un paradigma che muta continuamente già sulla dimensione fisica, poiché presenta una longevità sempre più lunga, quindi un desiderio di resistere il più a lungo possibile. Il benessere psichico deve tener conto dei desideri e dei vissuti, individuali e mutevoli e non è certo definibile in termini di quantità. Altrettanto si può dire per il benessere sociale, che comprende una variabilità che lascia sempre fuori qualcosa. Si potrebbe anche parlare di malessere sociale come condizione dominante, proprio per quella imperfezione strutturale umana, a cui abbiamo accennato.
Le stesse considerazioni si applicano anche alla dimensione materiale, al corpo, di cui ogni parametro è suscettibile di miglioramento. E pertanto, richiede una sanità che offra a tutti le cure e gli interventi, che effettivamente contribuiscono al benessere somatico. Ci si rende conto così di quanto il tema della salute costituisca un punto critico per definizione, e che l’uomo, in ciascuna delle fasi della vita, può migliorare i parametri del proprio stato di salute.
Non sorprende, che la chirurgia estetica sia carica di richieste e che sia nata una medicina estetica, che prevede una serie di interventi clinici per poter raggiungere la bellezza. Un capitolo che apparteneva tradizionalmente a discipline come la filosofia (nel grande capitolo dell’Estetica), ed è entrato oggi nel settore della medicina.
Ne deriva che questo nuovo bisogno, trasformato nell’ambito economico, ha posto la salute in perpetua crisi, come un ambito che non deve più solo curare le malattie (per togliere il male), ma addirittura promuovere il bello (che è anche bene). E non si tratta di un richiamo concettuale o filosofico, ma richiede una disciplina che operi in maniera pratica, per seguire una configurazione somatica che diventa visibile e palpabile. Caratteristiche che mancano alle idee, ma non al corpo.
Che la bellezza abbia un riferimento per la salute è fuori discussione. Un corpo piacevole aumenta la stima di sé che incide sull’operatività e persino sulla affermazione sociale. La stima di sé attiva il sistema immunitario che è preposto alla difesa da agenti infettivi, ma anche a quella moltiplicazione disordinata e anomala di cellule, che è propria della patologia tumorale.
L’esempio più significativo è dato dalla depressione, che comporta un blocco delle attività abituali per un vissuto di rifiuto della propria dimensione umana, fisica, psichica e sociale. In questa grave psicopatologia, il sistema immunitario non protegge e conseguentemente si ha un aumento della frequenza di patologie.
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