Nell'omelia inedita di Benedetto XVI la pazienza di Dio e l’albero della Chiesa
Esce un volume a cura della Fondazione Ratzinger con i testi del Papa dal 2005 al 2017. Dalla Scrittura a Pascal

Pubblichiamo un'omelia di Benedetto XVI pronunciata nella cappella privata del monastero Mater Ecclesiae il 20 luglio 2014. Il volume «Dio è la vera realtà». Omelie inedite 2005-2017. Tempo ordinario (Libreria Editrice Vaticana, pagine 448, euro 25,00), viene presentato oggi, giorno di uscita del volume, a Roma (Sala San Pio X, via dell’Ospedale 1, ore 17.30. Dopo i saluti di padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, e di Lorenzo Fazzini, responsabile editoriale della Libreria Editrice Vaticana, interverranno monsignor Georg Gänswein, nunzio apostolico in Lituania, Estonia e Lettonia, già segretario particolare di Benedetto XVI, e don Fabio Rosini, docente di omiletica presso la Pontificia Università della Santa Croce. L’incontro sarà moderato da Silvia Guidi, giornalista de “L’Osservatore Romano”
Cari amici, il Signore continua oggi, come domenica scorsa, il suo insegnamento con parabole sul Regno di Dio, sulla visione cristiana del mondo e della nostra vita. Delle tre parabole di oggi vorrei meditare con voi solo alcuni elementi della prima e della seconda parabola, quella del buon seme e della zizzania e quella del granellino di senape. La prima parabola. Gesù dice che il campo è il cosmo, il cosmo è il campo di Dio. Questo implica che per il Signore il cosmo è importante, cioè l’universo è Creazione di Dio; tutto quanto è viene da Dio, è buono. La redenzione è possibile, perché la Creazione è divina e porta in sé la possibilità della salvezza. Noi dobbiamo essere grati della Creazione, la gioia della bellezza deve trovare spazio in noi, e solo così possiamo capire anche la bellezza della Redenzione. Platone aveva pensato che il Creatore fosse una specie di artigiano, un grande falegname, per così dire, che avrebbe fatto le cose del mondo da una materia preesistente, come un falegname, per quanto era possibile. La preesistenza della materia avrebbe imposto un limite al suo lavoro, come si vedrebbe anche nella realtà sensibile, che resiste alla forma data dal Creatore.
Niente di questo nella fede cristiana. Come dice la prima lettura, Dio creò dal nulla, cioè tutto viene da Dio, la stoffa del cosmo stesso è divina, viene da Dio e così tutta la realtà viene veramente dalla bontà di Dio. Abbiamo motivo di essere gioiosi, di ringraziare, di avere fiducia e speranza. Il male c’è, il Vangelo ci parla del nemico, nel mondo vediamo con evidenza che è veramente distruttivo. Vedere tutto il male che esiste ci potrebbe fare disperare, tanto che Pascal ha detto che è più facile disperare che sperare. Il Vangelo invece ci fa sperare, il male non è sul livello dell’essere, è solo sul livello della creatura. Non precede Dio, non è una resistenza contro Dio, è per così dire su un piano inferiore, cioè risulta solo dalla volontà della creatura. Penso che questa grande speranza debba essere sempre viva in noi: sapere che tutto è di Dio e il male è di un ordine inferiore e sta sotto il potere di Dio. Detto questo, ci si domanda: «Ma perché è così potente?». Il Signore risponde: «Pensa alla pazienza di Dio». Anche la prima lettura parla di questa pazienza: Dio è mite, il suo governo è mite, dice, e ripete due volte: «Dio è indulgente», dà possibilità di conversione, di cambiamento. La pazienza di Dio, che spesso non ci piace, è utile anche per noi stessi. Non dimentichiamo che anche noi stessi, per la nostra vita, abbiamo bisogno tante volte della sua pazienza per andare avanti, per trovare finalmente la retta via, per far maturare il grano buono. Certamente noi vorremmo precedere Dio, perché Dio «non fa niente» – diciamo così – e perciò noi dobbiamo fare la guerra in mezzo a tutte queste cose. Ma così non miglioriamo il mondo, e lo distruggiamo di più. La pazienza di Dio è la nostra speranza e dobbiamo imparare ad amare questa pazienza, e anche pregare perché Dio abbia pazienza. In realtà, vediamo che nella nostra storia Dio dà molto spazio al male, ma c’è il momento in cui il potere del male cade. Pensiamo alla storia del secolo scorso, ai totalitarismi che avevano un potere immenso, che erano espressione del nemico e sono caduti e cadranno anche in futuro. Tuttavia Dio, con amore per noi, con tanti motivi, vedendo il nostro cuore, ci rispetta, ci dà tempo. Preghiamolo instancabilmente di aiutarci a sopportare la sua pazienza, a essere grati per la sua pazienza, a imparare dalla sua pazienza e preghiamo anche che la sua pazienza non sia troppo grande per noi.
La seconda parabola è quella del grano di senape. Dice che il potere di Dio in questo tempo del mondo è quasi invisibile, come un seme, un grano di senape, che può essere calpestato, appare un niente. Pensiamo al tempo degli Apostoli: dodici persone che credono in Cristo in questo mondo così grande, di grandi culture, di grandi poteri militari, economici; sono un grano di senape, sono realmente pecore in mezzo ai lupi, non possono vincere. Dio ha un altro modo di esercitare il suo potere rispetto a noi, non con il potere economico, militare; il grano è simbolo della speranza, perché il grano porta in sé le potenzialità del futuro, porta in sé tutta una vita, porta in sé un albero, un nuovo mondo. In realtà, da questo grano, apparentemente senza possibilità di crescita, è cresciuto il grande albero della cultura cristiana, del mondo cristiano, l’impero cristiano, la grande cultura. È diventato veramente un albero e vediamo anche come gli uccelli del cielo vi abitano, gli uccelli che cantano: la grande cultura trova casa proprio in questo albero. Ci sono anche uccelli che non appartengono all’albero, ma amano posarsi qui e cantare. Pensiamo alla distinzione tra cristiani “culturali” e cristiani di fede, cioè ci sono persone che non condividono la fede, ma che amano vivere nel contesto della cultura cristiana, qui cantano e qui ricevono ospitalità. La grande tolleranza, la gioia della Chiesa è un albero per molti, talvolta anche per uccelli un po’ strani. Qui però nasce una domanda: «Sì, questo è vero, da questo grano è cresciuto un albero grandissimo, ma forse ora è arrivato il momento della morte dell’albero; vediamo come certi rami inaridiscono, cadono a terra; abbiamo l’impressione che il tempo per quest’albero sia passato, adesso non ha finito la sua vita?». Questa domanda oggi ci preoccupa, si potrebbe pensare che i tempi della vita cristiana di una volta siano finiti man mano che quest’albero muore. C’è da dire che nella Chiesa è sempre Venerdì Santo e Pasqua insieme; è sempre tempo della passione di Gesù, della sua morte, ma Egli è sempre anche il Risorto: le due cose coesistono insieme.
Così anche la Chiesa è sempre grano e albero, non è che una volta cresciuto l’albero sia passato il tempo della seminagione. È stato creato l’albero, ma la Parola di Dio è sempre un piccolo seme, senza potere, e tuttavia anche oggi portatore del futuro. Abbiamo visto come in effetti nella storia sono inariditi grandi alberi: pensiamo alle grandi Chiese nestoriane, pensiamo che la Chiesa in Africa era più grande di tutte le Chiese d’Europa, eppure le Chiese del Nordafrica sono morte. Sì, c’è la morte di grandi rami dell’albero, ma nello stesso tempo la Parola di Dio cresce sempre di nuovo e l’albero si rinnova. Così realmente è sempre tempo di speranza: anche oggi cresce l’albero di Dio, anche oggi è senza potere esteriore, ma proprio dove è senza potere è segno di speranza e forza del futuro.
Una delle parole chiave è excisa, florescit, che potremmo tradurre: «Potata, rinasce» [Excisa, florescit è l’antico motto araldico dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, di cui Joseph Ratzinger è stato arcivescovo dal 1977 al 1981, ndr]. Nella Chiesa, oggi, è tempo di forte potatura. Preghiamo anzitutto che sia tempo di rinascita anche tra noi, e proprio con questa grande potatura rinasca di nuovo la fede con l’originalità, la freschezza, l’umiltà, la bellezza dell’inizio, e sia sempre anche oggi tempo di seminagione. Preghiamo il Signore con le parole dell’orazione: «Signore, rendici ardenti di speranza, di fede e di carità e aiutaci a vivere sempre fedeli nella strada della tua volontà». Amen!
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