Nata da un ex sacerdote: verità che brucia ma matura frutti

A 13 anni la giornalista Agnese Pini scopre che il padre è stato prete. Ora la affida a un intenso libro di memorie che affronta temi importanti
August 28, 2025
Nella storia di una famiglia ci possono essere piccoli segreti, ma quello che scopre Agnese è molto grande. All’età di tredici anni, sfogliando un vecchio album di fotografie, capisce che suo padre da giovane era stato sacerdote. L’Agnese io narrante è Agnese Pini, classe 1985, oggi direttrice del “Quotidiano Nazionale”, che ha deciso di raccontare questa storia in un intenso, struggente, sincero, bellissimo memoir: La verità è un fuoco (Garzanti, pagine 334, euro 19,00). Quella scoperta inattesa, avvenuta nel difficile passaggio dall’infanzia all’adolescenza, inizialmente sconvolge la ragazza, che però decide di affrontare di petto il padre ponendogli ex abrupto quella scomodissima domanda: « Papà, è vero che eri prete?». La reazione dell’uomo – un misto di ansia, umiliazione, imbarazzo – porta l’autrice a riflettere su quanta sofferenza doveva essergli costato lasciare il sacerdozio e soprattutto proteggere i figli da quella verità: « Lui, ora, stava di fronte a me, il suo viso in frantumi, le guance arrossate, quegli occhi stretti e quelle labbra strette e senza più un sorriso, labbra che precedono il pianto». Ma l’aveva fatto per amore, un amore che avrebbe vissuto con piena coerenza per tutta la vita: quello per una giovane conosciuta alla Facoltà di Lettere di Pisa, dove entrambi erano studenti, lui però avendo già ricevuto il sacramento dell’ordine. Era stato il desiderio di vivere senza ambiguità quel sentimento insopprimibile a spingerlo a chiedere ai superiori la dispensa dal celibato.
Tutto questo Agnese verrà a conoscerlo anni dopo. Quando, essendo il padre ormai anziano, sente la necessità di scriverne la storia. La volontà di scrivere è però qualcosa di molto impegnativo in termini emotivi. È per questo che Agnese decide di ricorrere all’aiuto di uno psicanalista che possa affiancarla nell’elaborazione di quello che per lei era stato (e tale sarebbe rimasto per molti anni) un trauma. Il titolo del libro è tratto dalla frase scritta in un celebre quadro di Klimt, Nuda Veritas, una cui riproduzione è appesa nello studio del terapeuta: « La verità è un fuoco, e parlare di verità significa illuminare e bruciare». Apprendere che il padre, quasi in una vita precedente a quella a tutti nota (nel frattempo l’uomo era diventato docente di Lettere in un istituto tecnico, e perciò da quel momento in poi sarebbe stato semplicemente “il professor Pini”), fosse stato per alcuni anni parroco conduce Agnese a pensare che la sua non fosse una famiglia “normale”. Quella situazione in qualche modo irregolare, o quanto meno irrituale, si era scontrata con il suo desiderio di normalità. Ora però capisce che alla radice della decisione di suo padre di formare una famiglia ci dev’essere stata molta forza, determinazione, coraggio, sostenuti da un amore autentico.
La ricostruzione della vicenda personale del padre aveva avuto inizio già negli anni degli studi universitari, quando Agnese aveva deciso di passare alcuni mesi come volontaria a riordinare la biblioteca nel seminario in cui aveva studiato il padre, dopo esservi entrato nel 1956 al termine del ginnasio. Ciò le aveva dato l’occasione di incontrare alcuni sacerdoti che erano stati professori o compagni del padre. Gli atteggiamenti erano stati vari: sotto una comune patina di esteriore cordialità, aveva colto in alcuni un velo di imbarazzo o anche di disapprovazione per la scelta di suo padre di sposarsi. L’indagine dell’autrice prosegue negli anni successivi e si intensifica in vista della scrittura del libro: si reca nella parrocchia a cui, prete novello, il padre era stato assegnato, raccoglie informazioni, chiede e ottiene un colloquio con il vescovo. Scopre che negli stessi anni in cui il padre aveva abbandonato il ministero, altri undici sacerdoti della diocesi avevano compiuto la stessa scelta. E riflette: « Loro, per la Chiesa, sono i preti che non ce l’hanno fatta». Per aggiungere subito dopo: « È strano, pensai, che il non farcela abbia a che spartire con l’amore». In lei, però, fa strada a poco a poco una precisa convinzione, che matura alla fine di questo suo percorso di conoscenza: « Mio padre è un prete. Lo è in ogni passo che ha fatto e lo è in ogni parola che ha detto. Lo è, soprattutto, nelle parole che non ha detto. Lo è e lo è stato ogni volta che non ha tradito fatica, ripensamento, paura, dolore, affanno. Lo è in ogni sguardo e in ogni gesto per me, per noi. Per sé stesso».

© RIPRODUZIONE RISERVATA