La promessa degli scout: «Mai con il Duce»
Cento anni fa gruppi laici e cattolici del movimento fondato da Baden Powell tennero un campo per dire “no” al fascismo. Dopo lo scioglimento, i gruppi mantennero i contatti in vista della Resistenza

Un campo scout per dire “no” al regime di Mussolini e per rinnovare ancora una volta l’attaccamento ai valori dell’amicizia, della lealtà, dell’altruismo e della fratellanza universale istituiti da sir Robert Baden Powell, fondatore dello scoutismo nel 1907. Fu il richiamo che dal 3 al 14 agosto 1925 fece radunare più di 180 ragazzi, giovani e adulti del Cngei, sull’Alpe di Cainallo, una località ai piedi del versante settentrionale della Grigna, vicino Lecco, per un campo di formazione di capi scout e inviare un messaggio di dissenso al fascismo. Una scelta coraggiosa nell’Italia che aveva assistito alla Marcia su Roma del 1922, all’assassinio di Giacomo Matteotti nel 1924 e alle quotidiane azioni degli squadristi. La promessa scout, laica e cattolica, però, andava mantenuta così come gli impegni presi: farsi trovare “sempre pronti”, adoperarsi “nel mondo e per gli altri” e “compiere il proprio dovere verso Dio e il Paese”. Nel ventennio più buio dell’Italia i ragazzi del Corpo nazionale giovani esploratori ed esploratrici italiani (Cngei) e i giovani dell’Asci (dal 1974 unita con l’Agi nell’Agesci, l’Associazione guide e scout cattolici italiani) non si tirarono indietro. Quell’impegno scout non sarebbe mai scivolato via nel cassetto insieme all’uniforme per via delle costrizioni a confluire all’Opb, l’Opera nazionale balilla. «Tra i partecipanti al campo di Cainallo c’erano personaggi come Luigi Pirotta che sarà perseguitato dal fascismo per essere stato uno tra i promotori dell’organizzazione scout clandestina: il Lupercale – spiega Salvatore Zappardino, caporedattore della rivista “Alere Flammam”, edita da Nuove Edizioni Bohémien -. Si trattava di una forma di resistenza dopo lo scioglimento dello scautismo in Italia imposto dal fascismo. Volpe Azzurra, questo il totem di Luigi Pirotta, una volta sciolto il Cngei dal 1927, tentò di riunire gli scout per poter continuare la loro attività in tutto segreto. All’interno del Lupercale erano presenti molti, se non tutti, i ragazzi che avevano preso al campo dell’Alpe di Cainallo proprio per restare pronti al momento della ripresa delle attività alla luce del sole come avvenne nel 1944 poco dopo la liberazione di Roma».
Quel campo concluso cento anni fa, alla vigilia della festa dell’Assunta, ebbe un significato più profondo che emerge dalle ricerche compiute da un gruppo di storici e appassionati come Renato Ongania, Alberto Pensa, Valerio Ricciardelli, Giorgio Meo, Francesca Savini, Carlo Zagami, Giancarlo Monetti, Giuseppe dell'Oglio, Salvatore Grasso, Dario Padovani e Enzo Iaccheo. Dai documenti inediti, dalle foto e dalle testimonianze pubblicate sul numero di maggio 2025 di “Alere Flammam”, diretta da Maria Cristina Torrisi, c’è qualcosa di più. «Come rileva il professore Ongania, successivamente al Campo dell’Alpe di Cainallo, nello stesso luogo tra il 1926 e il 1928, furono organizzati dei campi dell’Onb, quasi come a voler cancellare la memoria di quel campo. Infatti, si passò da una iniziale sovrapposizione ad una successiva sostituzione educativa del fascismo nei confronti dello scoutismo – prosegue il nipote di Gino Zappardino, scout cattolico dell’Asci, partigiano delle fiamme gialle e medaglia d’argento al valor militare -. L’obiettivo dell’eliminazione dalla memoria collettiva di quel campo faceva parte di una strategia globale che vide durante il ventennio fascista il tentativo di rimuovere il ricordo positivo dello scoutismo nei confronti della opinione pubblica. Una sovrapposizione che venne attuata anche con atti sistematici di violenza, con la successiva appropriazione dello scoutismo e infine con la sostituzione totale», aggiunge Zappardino. Dalle ricerche compiute presso il Centro Studi Cngei “Eletta e Franco Olivo” di Trieste, il Centro Studi e documentazione sullo scautismo Agesci Sicilia e l’Aicos, l’Associazione italiana collezionisti scout, affiora pure il tentativo di manipolare lo stesso Baden-Powell pur di forzare il movimento scout italiano dentro l’Opera nazionale balilla.
Ciò non avverrà mai neppure con le “leggi fascistissime” del 1926 e lo scioglimento di tutti i reparti scout. L'Asci chiuse i battenti il 22 aprile 1928 e le “fiamme”, ossia le insegne dei reparti a Milano, vennero deposte. Proprio quel giorno, però, Andrea Ciacio, un lupetto del gruppo Milano 2, fece la sua promessa scout nella cripta della chiesa di San Sepolcro, la stessa nella cui piazza antistante Mussolini aveva fondato i fasci italiani di combattimento nel 1919. Una sfida che, seppur in quella che nel Cngei fu definita “la giungla silente”, non fece fermare gli scout. Anzi, sarebbero durati “un giorno in più del fascismo” anche a nome di don Giovanni Minzoni, sacerdote ucciso da due squadristi ad Argenta nell’agosto 1923. Una “resistenza” che vedrà Giulio Cesare Uccellini, detto Kelly, in prima linea con le Aquile Randagie in Val Codera e dal 1929 anche Vittorio e don Andrea Ghetti. Le Aquile Randagie e l’Oscar, acronimo di Organizzazione scout collocamento assistenza ricercati, termine poi sostituito con “soccorso”, aiutarono centinaia di prigionieri di guerra, ricercati politici, renitenti alla leva e profughi ebrei. «Una delle attività della Oscar era anche quella di stampare documenti falsi con l’aiuto di timbrifici e amici che lavorano in questura – spiega il colonnello in ausiliaria della Guardia di Finanza e storico militare Gerardo Severino -. Il rischio era altissimo, ma molti finanzieri non mancarono di aiutare le cellule Oscar specie al nord, al confine con la Svizzera e non senza rischi».
Alle Aquile Randagie è stato dedicato anche un film, nel 2019, diretto da Gianni Aureli e diversi sono i libri dedicati alle azioni clandestine degli scout. Tra questi Oscar. Storia di una resistenza disarmata 1943-1945 di Carla Bianchi Iacono e Stefano Bodini da una ricerca di Vittorio Cagnoni (Tipi Scout, 2024) grazie al sostegno dell’Ente Educativo “MonsignorGhetti - Baden – Ets”. All’interno è presente un contributo sul coinvolgimento della Guardia di Finanza quale membro dell’Oscar scritto da Severino e da Salvatore Zappardino, peraltro nipote di Gino Zappardino, membro del movimento scout e del Caltagirone I° Reparto Asci “Pierino dal Piano”, tra il 1924 e il 1926, proprio negli anni della sfida al fascismo. Una promessa scout che porterà per sempre nella sua carriera scolastica e universitaria e, successivamente, indossando l’uniforme della Guardia di Finanza. Gino Zappardino si distinse durante il secondo conflitto mondiale e durante la guerra di liberazione. Dopo l’8 settembre 1943 entrò a far parte della formazione partigiana Banda Fiamme Gialle di Roma e rimase gravemente ferito durante un combattimento contro i paracadutisti tedeschi che ripiegavano a seguito della battaglia di Montecassino proprio il 4 Giugno 1944, giorno in cui gli Alleati entrarono a Roma. Pluridecorato, oggi la sua fotografia in uniforme da scout cattolico a soli 9 anni è esposta unitamente alla scheda biografica allo Scouting Museum di Palermo. Per non dimenticare che chi è scout una volta lo sarà per sempre.
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