Amara e Cristicchi: «La poesia è sociale»
I due cantautori in dialogo sui temi della fraternità e della pace. Su come riscoprire il senso di comunità grazie alla bellezza, che porta a cooperare e a sperare nella rassegna “Poeti Sociali”

Il tema della fraternità sarà al centro del dialogo tra due cantautori e poeti della musica come Simone Cristicchi e Amara (vero nome Erika Mineo) nella rassegna “Poeti Sociali”, in programma a Verona il 4 ottobre 2025 all’Auditorium della Gran Guardia. L’edizione di quest’anno, dal titolo “Fraternità è il nome della pace”, intreccia cura degli altri e custodia della terra, responsabilità e stupore, passione per la pace e possibilità di ricominciare. Una proposta della Fondazione Toniolo della Diocesi di Verona che vedrà i due artisti portare la loro testimonianza personale e artistica nel giorno della memoria di san Francesco d’Assisi. Cristicchi canterà anche brani come Quando sarai piccola, Abbi cura di me e Lo chiederemo agli alberi, tratti dall’album Dalle tenebre alla luce. I due artisti, che hanno fatto del loro modo di scrivere un percorso all’interno dell’uomo, raccontano ad Avvenire cosa significa per loro unire la poesia delle parole all’impegno sociale. « Il nostro a Verona sarà un dialogo – racconta Cristicchi – in cui io racconterò il mio percorso fra musica e teatro, mentre Erika parlerà della sua esperienza da cantautrice. Faremo anche qualche brano insieme ». Alla domanda sul significato di “sociale”, il cantautore spiega: «Vuol dire sentirsi parte di una comunità, uscire dall’individualismo. Siamo connessi non solo con chi ci è vicino. La musica ti permette di raggiungere una platea ampia e noi artisti abbiamo una responsabilità: il microfono è un amplificatore di messaggi. È la lezione di Battiato, De André, Guccini: la canzone non è solo intrattenimento, ma anche impegno». Cristicchi ricorda che questa urgenza lo accompagna da sempre: « A 16 anni scrissi una canzone sulla storia di un senzatetto, L’uomo che vendeva bottoni. Da allora ho sempre cercato di raccontare la marginalità, l’esclusione, la follia di chi vive ai margini». Anche il suo primo successo, Vorrei cantare come Biagio Antonacci, sotto la veste ironica denunciava la difficoltà dei giovani cantautori: « Dietro il sarcasmo c’era una critica alle case discografiche e un dramma reale: non riuscire a farsi sentire». E lui invece è riuscito a farsi sentire, portando la sua “poesia sociale” fino alla vittoria a Sanremo con Ti regalerò una rosa, sul tema della malattia mentale: « Nei nascondigli della società ci sono storie che possono essere amplificate dall’arte. Raccontare crea immedesimazione e quindi empatia. Con il teatro ho narrato il terremoto del Friuli del ’76: attraverso le piccole storie si entra nei panni dell’altro». Lo stesso è accaduto all’ultimo Festival con Quando sarai piccola, dedicata alla madre malata: « È arrivato uno tsunami di emozioni. Ti accorgi che la tua esperienza è condivisa da tanti». Ma quanto è necessaria oggi una “poesia sociale”? «Sempre – risponde –. Ma oggi l’umanità è ferita e confusa dagli eventi. La guerra, i genocidi ci destabilizzano. Serve più che mai ascoltare l’interiorità, trovare silenzi. I social possono essere diabolici, ma anche preziosi se usati bene: aiutano a sentirsi parte di una comunità». Questa sete di verità si è vista anche nel concerto dedicato a Battiato da Cristicchi e Amara: « Doveva essere una piccola serie, è durato quattro anni. Battiato ha lasciato orfani migliaia di persone e i suoi temi erano spiritualità e mistica. Oggi, immersi nella materia, abbiamo più che mai bisogno di spirito. Questa è la speranza». Una speranza che per Cristicchi e Amara è concreta. « Lo vediamo: oggi l’umanità è più pronta di dieci anni fa. Con Franciscus, riportato all’attualità, ho trovato i teatri pieni: i suoi insegnamenti sono attualissimi, una bussola per orientarci». Anche per Amara la “poesia sociale” è un modo naturale di vivere e scrivere: « La scrittura ha tante sfumature. A volte confessi l’intimo, altre intercetti i dolori, le domande comuni». Un atteggiamento che nasce dal sentirsi sola ma non esserlo mai: «Quando scrivo penso al “noi”. Ma oggi si è perso il senso di comunità: ognuno corre nella propria maratona e non vede che chi corre accanto a lui ha bisogno d’acqua». Per lei fraternità significa «contatto armonico, costruzione, sentire che l’altro fa parte di una comunità comune. Oggi invece siamo obbligati alla realizzazione personale a tutti i costi. Ci cloniamo tutti, perdiamo l’individualità autentica. Se riconosci la tua unicità e ne sei felice, riconosci anche quella dell’altro. Nasce così la curiosità verso ogni testimonianza». Cristicchi e Amara portano questa visione con stili diversi ma complementari. «Simone è un ricercatore – dice lei – : approfondisce tutto fino alla radice. Io invece lavoro d’istinto: attraverso stati d’animo, non la logica. Vado a morire dentro di me e resuscito da me stessa. I dubbi diventano canzoni, la mia soluzione». Oltre alla musica, Amara ha pubblicato il libro La certezza di essere viva (Baldini+Castoldi): « Ho bisogno di fermarmi a ricercare aspetti di me e di noi. La scoperta interiore è il senso della vita. Con il progetto Amara live, concerto/concetto, è rinata la voglia di scrivere: nei miei taccuini dieci anni di appunti e di vita sono diventati un libro, ed ora possono diventare canzoni». Molti brani hanno trovato la voce di altri, come Che sia benedetta portata al successo da Fiorella Mannoia: « Io scrivo per me stessa, ma la bellezza è sentire che un altro artista si ritrova nelle mie canzoni. È cooperazione, pensare al collettivo: questo è poesia sociale».
Poeti in rassegna
Sabato 4 ottobre si terrà un dialogo tra Simone Cristicchi e Amara nell’ambito della rassegna “Poeti sociali” di Verona, che prevede nel programma circa 50 eventi per un totale di oltre 100 ospiti. Tra gli eventi artistici da segnalare: venerdì 3 ottobre alle 21 si terrà il concerto della Piccola Orchestra dei Popoli, ideata dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, che suonerà con strumenti realizzati a partire dal legno delle barche dei migranti del Mediterraneo e costruiti dai detenuti della liuteria del Carcere Opera di Milano. Domenica 5 ottobre, invece, alle 21.30 andrà in scena Il Canto delle creature. Suoni, parole e canti a custodia del Creato, con Ambrogio Sparagna, la Compagnia Nuovo Canto Popolare e la partecipazione del poeta Davide Rondoni. Gli eventi si terranno entrambi a Palazzo della Gran Guardia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






