mercoledì 6 febbraio 2019
Il tenore, lanciato sul palco dell’Ariston un quarto di secolo fa, ha cantato con l’erede Matteo. «Ma nessun passaggio di consegne È presto per entrambi»
Andrea Bocelli con il figlio Matteo, entrambi nel segno di Sanremo

Andrea Bocelli con il figlio Matteo, entrambi nel segno di Sanremo

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Nel nome del padre. È un tema assai caro a Sanremo 2019 con Paola Turci che dedica proprio alla figura paterna L’ultimo ostacolo. E in questo solco si inserisce anche un altro figlio, Matteo, che con Fall on me duetta con un ambasciatore nel mondo del belcanto italico come suo padre, Andrea Bocelli. Per Baglioni nel suo festival autarchico Bocelli senior rappresenta «il vero ospite internazionale». Un successo planetario da 90 milioni di dischi venduti, in venticinque anni di un percorso stellare iniziato proprio qui. Festival di Sanremo 1994, con Il mare calmo della sera( scritta da Zucchero) Bocelli vinse le nuove proposte.

«Quando ripenso a quel Sanremo rivedo i miei genitori in platea. Mio padre, che ora non c’è più, stava in fondo al teatro Ariston, in piedi, con le spalle appoggiato al muro che soffriva per il figlio... Io con Matteo sono più fortunato, torno a Sanremo per condividere un bel momento anche da genitore». Matteo non nasconde l’emozione del “debuttante”, «anche se cantare con il mio babbo lo trovo un fatto del tutto naturale, lo faccio da quando ero piccolo. Questo cognome mi pesa? Mi offre la possibilità di un trampolino di lancio più alto rispetto agli altri, ma se guardo al presente sono un semplice studente del Conservatorio di Lucca che studia canto. Certo, se uno si chiama Bocelli e non dimostra di avere talento difficilmente potrà fare questo lavoro. E quindi come dice il mio babbo: “Matteo, se non riuscirai come cantante lirico, ci sono sempre i trattori in azienda”».

Se la ride Bocelli padre che dopo Sanremo (che considera «come il vino, a volte al Festival ci sono annate con canzoni che si affermano nel mondo, a volte invece escono brani che non si bevono come certe certe bottiglie») volerà a New York: due concerti al Metropolitan, sold out da mesi. E poi ritorno, dopo tredici anni, al Teatro San Carlo di Napoli. «Al San Carlo hanno pensato bene di invitare i ragazzi delle scuole per ascoltare le prove, e questo mi fa felice perché da sempre vado ripetendo che la musica classica è un patrimonio che dobbiamo trasmettere alle nuove generazioni».

Quella passione in casa Bocelli è stata trasmessa ai figli: Amos (studia Ingegneria aeronautica e progetta navicelle spaziali) che a Sanremo lo aveva accompagnato al pianoforte e Matteo che ha deciso di intraprendere la carriera del padre. Intanto con Fall on me mette la sua voce in Sì, il nuovo album di babbo Andrea. «Questo brano ci è arrivato da dei ragazzi americani più vicini al mondo di Matteo che al mio, ma l’ho trovato molto interessante. Così l’abbiamo registrato. Il titolo dell’album? Viviamo in un mondo pieno di “no” e, quando non sono giustificati, questi aprono delle ferite che a volte non si rimarginano. Allora trovo che un sia poetico, ed è la risposta positiva alla richiesta di un abbraccio, a volte anche di un perdono ».

E Andrea Bocelli, da cattolico e credente, ha sperimentato nella vita il valore del perdono che nasce anche dalla sua profonda autorevolezza paterna. «È un padre da sempre molto attento ai nostri studi che hanno la priorità», sottolinea Matteo che è stato «un adolescente un po’ troppo vivace – interviene Bocelli senior –. C’è stato un periodo in cui ogni giorno tornava da scuola con una nota. Allora gli dissi: alla prossima che prendi sarò costretto a punirti. La nota arrivò e gli tolsi tutto: telefonino, playstation, computer… Risultato: non prese più note, ma gli spiegai che quella non era stata una punizione, ma la spiegazione di ciò che ti capiterà nella vita quando non rispetterai le regole».

Matteo, faccia da attore e umiltà da allievo apprendista di suo padre, le regole, anche quelle del mestiere, le sta imparando in fretta. Bocelli dal palco di Sanremo, da dove esclude che un giorno sarà il direttore artistico, dice che «è come se mi chiedessero di fare il chirurgo». “Benedice” la svolta dei tenorini de Il Volo «che non vanno criticati… anche perché mi sembra che ora si siano dati più al pop che alla lirica». Finale: tra padre e figlio all’Ariston non ci sarà il classico passaggio di testimone. «È presto per farmi da parte no? – sorride Andrea –. Qui è solo uno scambio simbolico, un augurio paterno molto sentito a Matteo, per una carriera seria e si spera anche fortunata».

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