Il coraggio di chiudere

May 2, 2025
Era l’agosto del 1929 quando davanti a tremila persone Krishnamurti sciolse l’Ordine della Stella d’Oriente di cui era a capo. «Molti saranno felici e altri saranno rattristati» disse rivolto all’immensa platea. Sulla decisione che aveva preso non voleva reazioni, per quanto scelta difficile da realizzare, era irrevocabile. Svincolarsi da quella responsabilità era chiudere una lunga fase, liberarsi di un grande peso. Individuato come enfant prodige, qualcuno destinato a incarichi spirituali altissimi, sino ad allora Krishnamurti era stato idolatrato, oberato di eccessive aspettative. Catapultato in un’avventura più grande di lui, e non sua. A quindici anni, dall’India trasportato in Europa e là considerato come futuro capo spirituale dello stesso Ordine che avrebbe poi sciolto. Prima, un astrologo vicino al padre aveva presagito per lui un futuro “grande e meraviglioso”. Il ragazzo era gracile, cagionevole di salute, con animo sognatore; a scuola era sempre distratto. Lo stesso, tutto concorreva a volerlo prodigioso, capo prima del tempo, senza soluzione di continuità sempre più leader. Accadde, ma in tutt’altro modo. Il discorso tenuto per celebrare e spiegare il proprio commiato significò congedo dalle aspettative del mondo, e l’inizio del suo tragitto individuale, di persona. © riproduzione riservata

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