«Wow!» È di moda l’enfasi conformista
venerdì 3 marzo 2023
Attenti alle mode. Osservare l’effetto che hanno sugli individui e sulla vita sociale aiuta a capire in che misura si può ubbidire in massa a ordini che nessuno ha dato, solo per suggestione e imitazione. Le mode fanno sentire “come tutti gli altri”, fanno fare qualcosa senza neppure averci pensato. Quando si segue una moda non lo si fa perché piace, ma piace perché è la moda. Specchiarsi in un comportamento, in un senso di appartenenza, in una mania diffusa, in un fanatismo collettivo, rassicura gli individui e non li fa sentire soli. Elimina o attenua l’ansia del confronto con gli altri in quanto altri. La moda diffonde un falso senso di comunità e di uguaglianza, senza nessun impegno né sentimento altruistico. Fa credere di essere in sintonia e condivisione con una enorme quantità di altri, ma senza capirli né conoscerli. Osservare le mode ci apre gli occhi sul potere del conformismo. Anche i consumi di massa sono prodotti del conformismo, e il conformismo è un prodotto dei consumi. La cosa più impressionante è la facilità e la velocità con la quale una qualunque moda si diffonde. Si tratta di un contagio che fa pensare a quella “servitù volontaria” su cui rifletté nell’opera omonima Etienne de La Boétie, il grande amico di Montaigne morto poco più che trentenne nel 1563. Nelle democrazie liberali in cui regna il mercato, una tirannica servitù volontaria è quella che offre a prezzi bassi la convinzione di essere liberi proprio nel momento in cui si smette di esserlo. In questo la moda è suadente, ha qualcosa di sottilmente sofistico e diabolico. Ci addestra a ubbidire senza neppure averlo deciso. La sua formula magica è “Sii te stesso, fai come tutti”. Ci fa credere che in gioco ci siano cose da poco, mentre è in gioco l’esercizio della volontà e della scelta consapevole. Un taglio di capelli, un tatuaggio, un anellino al naso, un tipo di pantaloni, l’uso insensato di una parola: come gli enfatici “raccontare” invece di “dire”, “regalare” invece di “dare”, “piuttosto” invece che “oppure”; “narrazione” invece che “idea”... E infine “Wow!”, come nei filmetti americani: questa sillaba a bocca spalancata si comincia ormai a usare perfino come aggettivo: una vacanza wow, un pranzo wow, uno spazzolino da denti wow, e via di seguito all’infinito. © riproduzione riservata
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