Wilhelmina, la suora nera che fa ancora convertire
giovedì 14 marzo 2024
Non sarà la sua protagonista a raccontare questa storia. A parlare di Wilhelmina Lancaster saranno le persone che l’hanno frequentata per decenni a Gower, paesino di 1.500 anime in mezzo ai campi del Missouri, e quelle che l’hanno conosciuta solo dopo la sua morte, cinque anni fa, e dopo che il suo corpo è stato riesumato lo scorso maggio, inspiegabilmente intatto. Da allora il convento delle benedettine di Maria Regina degli apostoli è diventato meta di pellegrinaggio per migliaia di fedeli che ogni mese vogliono conoscere la storia di suor Wilhelmina e vedere il suo volto sorridente nel sarcofago di vetro che contiene i suoi resti accanto al modesto dormitorio del convento. Non è la prima volta che la religiosa americana fa parlare di sé. Afro-americana, nipote di schiavi, Wilhelmina ha conosciuto sulla sua pelle il razzismo profondo degli anni Trenta negli Stati Uniti, decenni prima che il Paese muovesse passi legali verso l’abbandono di una segregazione che perdura ancora. L’unica congregazione alla quale la 17enne Mary Lancaster potè unirsi nel 1941, infatti, fu quello delle Suore Oblate della Provvidenza, il primo ordine di suore nere del Paese, nato «con l’obiettivo di educare ed evangelizzare gli afroamericani». Wilhelmina vi rimase per mezzo secolo, insegnando nelle scuole cattoliche delle città dell’est degli Stati Uniti e sopportando la sua condizione di cittadina di serie B. «Le suore nere soffrirono tremendamente negli anni Cinquanta e Sessanta - spiega Padre Lawrence Carney, cappellano dell’abbazia delle Benedettine alle porte di Gower -. La Chiesa cattolica negli Stati Uniti purtroppo non è stata immune dal razzismo che ha permeato la cultura americana. Le sorelle nere sono state trattate incredibilmente male. Eppure sono rimaste, hanno mantenuto la fede». Suor Wilhelmina ha fatto di più. A 70 anni ha fondato il suo proprio ordine, ortodosso ma inclusivo, che ha aperto le porte a tutte le vocazioni. Dal 1994 le benedettine di Maria Regina degli apostoli sono cresciute enormemente e oggi contano 52 suore, di cui una nera. Ad attirare giovani da tutt’America è stato in parte il suo coro, un’altra idea di suor Wilhelmina, che intonava salmi e inni ininterrottamente mentre portava avanti le sue faccende quotidiane. «Quando ho visitato il convento, prima di decidere se entrarvi come aspirante, è stata la voce di suor Wilhelmina che cantava mentre stirava un abito con estrema attenzione che mi ha convinta - spiega suor Scolastica, la nuova madre superiora dell’ordine -. Mi sono detta che, se il risultato di una vita fra queste mura era tanta gioia e tanta bontà, non potevo che dire di sì». Le suore hanno registrato due album di canto gregoriano che per tre anni sono rimasti in cima alla classifica degli album religiosi più venduti negli Stati Uniti. La superiora aggiunge che da quando il corpo è stato riesumato, per essere trasferito in un’ala della chiesa appena completata, «il numero delle vocazioni è aumentato ancora», tanto che per assorbirle le suore stanno costruendo un'altra abbazia più a sud, al confine con l’Arkansas. «Suor Wilhelmina continua in morte la sua opera di evangelizzazione e apostolato dopo i suoi 95 anni in vita», conclude sister Scolastica. Molti le danno ragione. «Sono commossa fino alle lacrime. È così bella», dice all’uscita della chiesa Hannah Custer, arrivata dall’Ohio dopo dieci ore d’auto, compreso l’ultimo tratto su una strada sterrata circondata da campi di erba medica. La diocesi locale incoraggia questa devozione ma invita alla cautela. «Comprensibilmente, la condizione dei resti di Suor Wilhelmina Lancaster ha suscitato interesse e sollevato importanti domande. Allo stesso tempo, è essenziale consentire un’indagine approfondita», afferma il vescovo di Kansas City–Saint Joseph, Charles Borromeo. Custer porta in mano la biografia illustrata di Wilhelmina, pubblicata nel 2020, dove si legge che la religiosa era anche appassionata di poesia e aveva uno spiccato senso dell'umorismo. «Il suo era uno spirito da bambina: diretto, candido, allegro — dice padre Lawrence —. Sono felice che molti possano scoprirlo anche ora, dopo la sua morte». © riproduzione riservata
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