giovedì 29 novembre 2007
Non è la libertà che manca, mancano gli uomini liberi.
Incisivo e sferzante, Leo Longanesi, noto giornalista e scrittore, nato nel Ravennate nel 1905 e morto a Milano cinquant'anni fa, colpiva con questa frase gli Italiani appena usciti dal regime fascista ma poco inclini a gustare la vera libertà. Anche adesso, con uno scialo di libertà esteriore, ci vediamo sottilmente irretiti da nuove schiavitù nei cui confronti siamo ben lontani dal reagire perché, nell'interno della nostra anima e della stessa esistenza, quei vincoli ci calzano a pennello. Essere liberi interiormente è un esercizio severo, suppone riflessione, volontà, coraggio. Vuol dire rischiare persino di andare controcorrente, forse anche in mezzo al sarcasmo o alle beffe.
Già il grande Goethe faceva notare nelle sue Massime e riflessioni che «nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo dentro di sé». C'è, quindi, confusione quando si blatera di libertà e poi si è disonesti, ingiusti con gli altri, egoisti, volgari e prepotenti. La libertà è, infatti, un atteggiamento interiore, una scelta di vita con una serie di valori e di contenuti, è cercare un senso a sé e alla società e non un frenetico agitarsi. Più che fine a se stessa, la libertà è una qualità morale che si conquista e perfeziona ogni giorno. I veri uomini liberi non sono i libertini né i libertari parolai.
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