martedì 5 luglio 2011
La vita: uno squarcio di luce che la morte, come una chiusura lampo, fulmineamente richiude.

Non è per turbare la festa dell'estate, delle vacanze in corso o imminenti, ma è importante ogni tanto riflettere sulla vita e sul suo significato profondo. Un pensatore che talora abbiamo ospitato in questa nostra rubrica, il moralista francese del Seicento, La Bruyère, nei suoi Caratteri osservava: «Per l'uomo ci sono solo tre avvenimenti: nascere, vivere, morire. Non si accorge di nascere, soffre a morire e si dimentica di vivere». È facile dimenticarsi di vivere perché la vita è fulminea, nonostante l'apparente lentezza del suo scorrere e la distesa degli anni. È quello che ci ricorda un originale scrittore siciliano, Gesualdo Bufalino (1920-1996), nei suoi Pensieri a perdere. Brillante è l'immagine della «chiusura lampo»: con una mossa rapida la si apre e la si chiude.
Ad aprirla, nella metafora della vita, è la nascita che ci depone nella luce del sole. A chiuderla con uno scatto repentino è la morte. In quel lungo istante che è l'esistenza si cela tutta la nostra storia. Non c'è, quindi, tempo per divagare e disperdersi in cose secondarie: anche se i giorni, i mesi e gli anni sembrano tanti e lenti a scorrere, in realtà sono veloci e repentini e alla fine ci si ritrova a mani vuote. Forse ci sono rimasti in mente dal liceo i versi di Petrarca: «La vita fugge e non s'arresta un'ora / e la morte vien dietro a gran giornate». Raccogliamo, allora, più che possiamo l'irradiarsi di quella luce: «Chi fa la verità – diceva Gesù – viene verso la luce e così appare chiaramente che le sue opere sono fatte in Dio… Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce…» (Giovanni 3,21; 11,9).
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